MYANMAR CINA E MILK TEA ALLIANCE


- 05/04/2021 - aggiornato il 05/09/2021 18:03:13

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Dopo il colpo di Stato militare, la Cina viene indicata dal popolo del Myanmar come il vero manovratore dei golpisti. Il regime di Xi Jinping si rifiuta di condannare i militari e il massacro della popolazione, mentre invia truppe al confine, accusa Taiwan e le organizzazioni della Milk Tea Alliance



La paranoia del regime cinese non ha limiti. L'imperatore Xi Jinping vede complotti e nemici dappertutto e quasi sempre a guidarli sono i "perfidi rinnegati" di Taiwan.

Anche sotto le spoglie di "Milk Tea Alliance", una sigla che sembra alludere alla colazione del mattino della tradizione asiatica, ma secondo l'intelligence del PCC nasconderebbe un'organizzazione eversiva anticinese messa in piedi dagli odiati cittadini isolani con la complicità delle "potenze occidentali".

L'attività principale della Milk Tea Alliance consiste nel diffamare la Cina popolare in ogni luogo - Thailandia, Hong Kong - e in ogni occasione - ultima delle quali in Myanmar, dopo il brutale colpo di Stato militare.

Secondo Global Times, megafono di Xi Jinping, La "mano nera" dell'autorità separatista del DPP di Taiwan dietro le voci contro la terraferma in mezzo agli sconvolgimenti del Myanmar

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§§§


Sono passati due mesi dal colpo di stato con cui il generale Min Aung Hlaing ha deposto Aung San Suu Kyi, leader della transizione democratica (incompiuta) in Myanmar.

Il bilancio ufficiale delle proteste di massa che hanno attraversato tutta la Birmania è di quasi 600 morti - tra cui decine di bambini e adolescenti - migliaia di arresti di leader democratici, giornalisti, manifestanti, tutte le fonti di informazione indipendenti chiuse, internet e i social media bloccati.


La durissima repressione però non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, cioè riportare "ordine e business" nel paese.

La popolazione ha dimostrato di non temere le violenze dell'esercito e della polizia, e la situazione sta evolvendo verso una guerra interna dagli esiti imprevedibili.

Decine di gruppi etnici, che avevano contribuito ad abbattere la precedente dittatura conservando un alto grado di autonomia e strutture di tipo militare, si stanno schierando contro i golpisti a fianco delle popolazioni urbane colpite dalla repressione.

Finora lo scontro è stato impari, con i manifestanti armati di sassi, molotov e rudimentali armi da fuoco autocostruite mentre i militari hanno potuto fare uso delle tecnologie acquistate da ogni parte del mondo.

Ma lo scacchiere nel sudest asiatico è complesso e non sempre prevedibile.


La partita decisiva per la Birmania si gioca a livello internazionale.

La Cina ha bloccato in sede ONU qualsiasi pronunciamento o iniziativa di condanna contro i militari, attirando le ire della popolazione birmana e delle comunità internazionali.

Manifestazioni di protesta si sono svolte sotto l'ambasciata cinese a Yangon mentre nei giorni scorsi erano state prese di mira le aziende cinesi dislocate nel Myanmar.


Anche gli Stati Uniti di Joe Biden, che pure avevano condannato l'azione militare contro Aung Sun Suu Kyii, vengono criticati per l'inerzia e l'indecisione sull'inasprimento delle sanzioni nei confronti dei vertici militari golpisti.

Nasce il sospetto che la pedina Myanmar possa essere sacrificata sul tavolo dei nuovi negoziati USA-Cina.


Xi Jinping considera la Birmania una propaggine importante dei propri interessi economici e commerciali, un cuneo infilato nell'area del sud est asiatico ad alta intensità di sviluppo e ricca di materie prime, una pedina utile per accentuare pressioni e soffocamenti sui paesi limitrofi, soprattutto per isolare la diplomazia commerciale di Taiwan.

Come al solito la viscida propaganda di Xi Jinping si avvale di un ampia gamma di opzioni.

Il colpo di Stato in Myanmar viene definito dalla stampa cinese "un rimpasto di governo", una questione interna ad un altro paese in cui gli altri (Taiwan e amici) non devono immischiarsi.

Ma se le parole non bastano si ricorre agli avvertimenti in stile mafioso, schierando un pò di esercito cinese ai confini con il Myanmar, nell'area geografica interessata al passaggio di un gasdotto importante per i suoi approvvigionamenti.

L'evoluzione delle proteste popolari in Birmania preoccupa il regime di Pechino al punto da nascondere alla propria opinione pubblica l'uccisione di Kyal Sin, una ragazza di nazionalità cinese , uccisa durante gli scontri tra manifestanti e polizia nella città di Mandalay.

Kyal Sin era stata soprannominata “Angel” ed era diventata il simbolo della resistenza in Myanmar dopo il golpe. Il 5 marzo è stata raggiunta da un colpo di fucile alla testa, sparato dalla polizia contro i manifestanti.

La notizia è stata censurata all'interno del territorio cinese, perchè la morte di una ragazza di 19 anni avrebbe potuto suscitare incontrollabili reazioni emotive tra i giovani, come la rivolta di Hong Kong ha dimostrato.


Proprio quei giovani che in diversi paesi del sud-est asiatico si stanno facendo ingannare dalla propaganda anticinese di Taiwan, camuffata da #MilkTeaAlliance, che Pechino non sa come fermare, a meno di non invadere l'isola.


Un pensierino che da tempo circola nella mente dell'imperatore Xi Jinping, al quale il milk tea non è mai piaciuto.

twitter: menoopiu


Key1: keywords: Myanmar, Milk Tea Alliance, Cina, Regime Xi Jinping, Taiwan, Aung San Suu Kyi,

Date Created: 05/04/2021 07:04:32


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