Matteo Falcinelli giovane italiano di 25 anni temporaneamente in Florida Miami per un Master universitario è stato vittima di un terribile caso di violenza da parte della polizia americana, tristemente nota per l'omicidio di George Floyd e di altre centinaia di esecuzioni sommarie provocate ogni anno. E il suo caso ci ricorda anche l'omicidio del povero Stefano Cucchi.
Una vicenda, quella di Matteo Falcinelli, che per sua "fortuna" si è conclusa "solo" con ferite fisiche e con una profonda ferita nell'animo che lo ha spinto a cercare più volte il suicidio.
"Non ho fatto nulla di male, perché mi hanno fatto questo?" si chiede dopo quasi tre mesi Matteo.
A quest'ora i video che su Quotidiano Nazionale documentano la terribile vicenda del giovane Matteo Falcinelli torturato a Miami dalla polizia hanno già fatto il giro dell'Italia, provocando sdegno, angoscia e una domanda comune, la stessa che si è posta mille volte Matteo.
Perché la polizia americana ha brutalizzato un giovane bianco, senza che avesse fatto alcun gesto di violenza o minaccia?
E prima ancora, perché la polizia ha cercato di arrestarlo, dal momento che invece era palese che Matteo Falcinelli era stato vittima di raggiro e furto dei cellulari?
Le prime risposte si possono trovare nelle ricostruzioni fornite dalla madre di Matteo, Vlasta Studenicova anche sulla base dei video e delle testimonianze raccolte.
"A Matteo, ragazzo solare, intraprendente e pieno di vita hanno tolto il sorriso e distrutto i sogni portandolo addirittura a cercare di togliersi la vita. E’ stato torturato: basta guardare i video per rendersene conto.
Le azioni della polizia hanno rievocato in me le torture che la Gestapo attuava durante la Seconda guerra mondiale ai prigionieri e io andrò fino in fondo per ottenere giustizia”
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Come sta adesso suo figlio?
“Male, molto male. Gli hanno distrutto la vita. E’ seguito da psicologi e psichiatri. Inizialmente è stato ricoverato in un ospedale a causa delle gravi ferite che aveva riportato. In seguito è stato trasferito in un ospedale psichiatrico perché a rischio del suicidio – a causa delle brutali torture che gli sono state inflitte ha tentato di togliersi la vita più volte. Ancora adesso la notte sogna l’arrivo della polizia che lo tortura e si sveglia urlando. Lo devo sorvegliare giorno e notte”.
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Che idea si è fatta?
“Dopo aver visionato le videocamere indossate dagli ufficiali di polizia forniteci soltanto pochi giorni fa, ho un forte sospetto... Vedremo”.
Matteo non è stato condannato…
“No, il giudice ha fatto cadere tutti i capi di accusa contro Matteo offrendo a mio figlio il programma che si chiama PTI (Pre Trial Intervention)”.
Cioè?
“Tanto per spiegare meglio, il 26 marzo alla prima udienza la procura non ha depositato “l’information” che sarebbe la formalizzazione dei capi d’accusa e non l’ha fatto nemmeno alla successiva del 28 marzo. Solamente in seguito sono stati formalizzati i presunti capi d’accusa: due per contatto con gli agenti, uno per violazione della proprietà privata del bar (Trespassing) e l’ultimo per resistenza senza violenza.
L’accusa di trespassing è stata immediatamente ritirata dai gestori del bar. Per gli altri tre capi d’accusa la giudice ha ordinato alla pubblica accusa di riparlare con i poliziotti ma erano irrintracciabili.
E la giudice ha deciso autonomamente di offrire a Matteo un programma detto PTI (Pre Trial Intervention). Non è un patteggiamento, nè un’ammissione di colpevolezza. E’ semplicemente la decisione dello Stato di non procedere in alcun modo e di far cadere tutte le accuse nei confronti di Matteo a fronte del completamento di un programma educativo.
Di solito, come mi ha spiegato il nostro avvocato americano, a seconda della tipologia del soggetto, gli viene offerto un percorso che può variare da sedute psicologiche per soggetti con problemi mentali, oppure in caso di ubriachezza partecipare a incontri per evitare in futuro l’abuso di alcol o cose simili. Nel caso di mio figlio, che ha accettato il programma su consiglio del nostro avvocato, non gli è stata imposta nessuna particolare condizione, ovvero non ha nessun corso da frequentare.
Semplicemente ha dovuto pagare 450 dollari, che sarebbe il costo amministrativo e mettersi in contatto per un periodo con il suo case manager telefonicamente o per email.
Mi sembra tutto molto strano, anche la tempistica con cui il tutto si è svolto”.
i video
“Mostrano fatti completamente diversi da quelli descritti dagli agenti di polizia. Loro sostengono nel report che Matteo voleva rientrare nel bar per riprendere i 500 dollari che avrebbe speso. Sostengono di essere stati spintonati e che mio figlio aveva creato disordini nel locale, motivo per il quale sarebbe stato buttato fuori”.
“Le telecamere inquadrano Matteo a distanza di circa due-tre metri dai poliziotti mentre cerca di riavere i suoi due telefoni che sarebbero rimasti all’interno del locale. Non c’è nemmeno una parola, né da parte di Matteo, né da parte degli agenti di polizia, in riferimento ai presunti 500 dollari. I cellulari per uno studente all’estero sono la vita: i soldi, la possibilità di chiamare un taxi, di rientrare al college e di accedere al portale universitario”.
Ma finisce arrestato...
“Chiede i loro nomi e nel momento in cui con il dito cerca di indicare il loro distintivo per verificare se quello fosse il Dipartimento della polizia, involontariamente probabilmente tocca il distintivo di uno dei poliziotti, cosa che fa scattare l’aggressione. Quando Matteo è a terra uno degli agenti gli mette il ginocchio sul collo, cosa che gli impedisce di respirare. Ed è in quel frangente che si avvicina in silenzio l’addetto alla sicurezza del bar e consegna, senza dire alcuna parola, ad uno degli agenti di polizia ambedue i cellulari di Matteo”.
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Prima in quattro lo sbattono violentemente a terra con la faccia in giù, gli stringono le manette ancora più fortemente, gli legano brutalmente le caviglie con le cinghie, collegando poi le stesse alle mani e tirano le cinghie sempre più forte per circa quattro volte. Matteo emette terribili urla di tortura e vi assicuro che quelle urla non sono semplicemente urla di un dolore inflitto ad una persona, ma sono urla di un’atroce tortura. Matteo poteva morire: l’hanno lasciato in quel modo per più di 13 minuti”.
Dalle parole, fatti e testimonianze emerge la verità sul comportamento della polizia-gangster di Miami.
Matteo Falcinelli è stato vittima di una aggressione stile gangster che certamente si era già svolta altre decine di volte in precedenza contro ignare vittime.
I poliziotti erano appostati fuori dal locale. Il locale godeva della loro "protezione" dietro pagamento di pizzi e favori.
I gestori del bar-squillo hanno chiesto il loro intervento dopo aver sottratto a Matteo i cellulari, gli agenti dovevano intimidire il giovane per farlo allontanare dal locale. Gli agenti poi sarebbero passati ad incassare il pizzo dai gestori, ma la reazione di Matteo Falcinelli è stata quella di chi difende i propri diritti perché innocente e anzi vittima.
Gli agenti-gangster hanno reagito brutalizzando Matteo e torturandolo. Gli hanno voluto dare "una lezione" in stile mafioso perché non aveva voluto subire il ricatto.
"Ti avevamo avvertito", hanno detto gli agenti mafiosi a Matteo dopo averlo "incaprettato" mentre urlava "please, please, please"
E forse anche perché è stato scambiato per un "immigrato" anche se di pelle bianca, pur sempre un "immigrato italiano" a cui dare una lezione.
La tortura di cui è stato vittima Matteo Falcinelli è un caso gravissimo che conferma la triste fama della polizia americana, corrotta, violenta, dedita a traffici illegali in una spirale di violenza e criminalità che serve a giustificare altri comportamenti violenti e criminali, le esecuzioni sommarie in particolare contro immigrati e afroamericani.
Come cittadini italiani che per anni si sono battuti per la verità sulla morte di Stefano Cucchi e altre vittime della polizia italiana siamo giustamente colpiti dalla violenza subita da Matteo Falcinelli da parte della polizia americana.
Immaginiamo quello che possono provare ogni giorno migliaia di diseredati negli Stati Uniti, proviamo a immaginare quello che in questi giorni stanno subendo dalla polizia gli studenti universitari che protestano nei campus per i crimini di Israele contro i palestinesi di Gaza.
Proviamo a immaginare a cosa e a chi serve la violenza della polizia-gangster nelle moderne società mega-metropolitane, dove masse sempre più grandi di diseredati "minacciano" l'opulenza di pochi.
Spero che il drammatico caso di Matteo Falcinelli non venga messo a tacere dal governo e dai partiti politici italiani, o sminuito per servilismo e convenienza nei confronti degli Stati Uniti, come purtroppo è accaduto per l'omicidio di Giulio Regeni e il regime di al_Sisi.
Matteo Falcinelli merita sia fatta giustizia ed emerga la piena verità sulle violenze da lui subite.
i.fan.
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Date Created: 05/05/2024 07:56:00