Pasqua è passata.
Doveva essere il punto di svolta tra l'Italia di prima, chiusa o comunque limitata e quella del poi, che riapre le saracinesche, circola senza limitazioni, torna a strusciarsi lungo i Navigli, nelle vie dello shopping, nei voli low cost.
Così non è stato, perché a pochi giorni dalla Liberazione i numeri del contagio e dei morti di Covid-19 continuano ad essere gli stessi di prima, terrificanti.
400 decessi giornalieri e terapie intensive stracolme, ma l'aspetto più grave è che non se ne vede la fine perché il piano di vaccinazione che doveva portarci ad avere una quota considerevole di popolazione, soprattutto anziana, messa in sicurezza va a rilento.
Invece dei cinquecentomila vaccinati al giorno promessi da Figliuolo, se ne fanno nemmeno la metà. Quindi la riapertura è rimandata, forse al 25 aprile, giorno della vera Liberazione, AstraZeneca e Pfizer permettendo.
Perché come se non bastasse il caos di AstraZeneca e dei casi di trombosi continua, anzi si aggrava.
Doveva essere il vaccino dei giovani e adulti, massimo fino a 55 anni, ora invece viene sconsigliato e bloccato al di sotto di quella soglia di età.
I più vecchi sono diffidenti e non lo vogliono. Risultato: poche dosi e pochi disposti a farsi vaccinare.
La speranza del ministro Speranza e del generale Figliuolo adesso è riposta in Johnson & Johnson, ma le sorprese con Covid-19 sono sempre in agguato.
C'è una parte d'Italia che in realtà non se la passa male, perché ha ancora la possibilità di lavorare, di resistere.
C'è un'altra parte che soffre, se la passa malissimo e non ha più tempo e risorse per aspettare la fine dell'emergenza.
Innanzitutto i giovani, dai bambini agli adolescenti e, assieme a loro, le mamme consapevoli. E' una sofferenza che non si misura con le perdite di fatturato ma con l'invisibile metro della confusione esistenziale.
Poi ci sono quelli che non riescono a racimolare nemmeno le briciole di quello che un tempo era lo scopo della loro vita, il guadagno da lavoro.
Commercianti, ristoratori, parrucchieri, albergatori, ambulanti ... "Io Apro"
Sono quelli che hanno iniziato a farsi sentire direttamente sotto i palazzi del Potere, a Roma, Milano o Napoli, radunati dagli urlatori di professione e di estrema destra.
E puntano ad avere il monopolio dell'attenzione, dello scontento e della protesta. Per il momento sembrano dare manforte al loro leader politico principale, Matteo Salvini, nella richiesta di estromissione del "rosso" ministro della salute Roberto Speranza, bersaglio indifeso delle proteste di piazza.
Ma con il passare dei giorni e l'alternarsi inspiegabile dei colori, il fronte dei masterchef e dei loro commercialisti potrebbe spostarsi su posizioni ancora più estreme, a destra della Meloni e verso Casapound.
A poco serve ricordargli che anche la Francia e la Germania sono ancora in lockdown e che il numero dei morti non è un'opinione.
Sono stati illusi che con Draghi, Figliuolo e Salvini la Patria avrebbe riaperto, il covid sconfitto, what ever it takes.
Per il momento devono accontentarsi di Sgarbi e manifestare senza mascherine in piazza Montecitorio. Ma guai a sottovalutarne le ragioni.