Perché il Movimento Pro-Palestina dei Campus Americani é Importante


i.fan. - 26 Aprile 2024 - aggiornato il 26/04/2024 12:30:12

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Si moltiplicano le tende nelle Università USA

L'occupazione dei campus universitari negli USA e in Europa non è folklore antisemita ma un'azione politica consapevole e utile.

Gli studenti delle università americane che manifestano contro il genocidio di Israele a Gaza sono un fattore di forte pressione nei confronti della Casa Bianca che a sua volta preme sul governo Netanyahu



Naomi Klein: "abbiamo bisogno di un esodo dal Sionismo"

La scrittrice e attivista di origine ebraica Naomi Klein scrive su The Guardian un saggio contro il sionismo di Israele che farà discutere: "In questa Pasqua Ebraica non abbiamo bisogno né vogliamo il falso idolo del sionismo. Vogliamo liberarci dal progetto che commette un genocidio in nostro nome"
Il sionismo è un falso idolo che prende le nostre storie bibliche più profonde di giustizia ed emancipazione dalla schiavitù – la storia della stessa Pasqua ebraica – e le trasforma in armi brutali di furto di terre coloniali, tabelle di marcia per la pulizia etnica e il genocidio".

Cresce nei campus in Europa e negli Stati Uniti la protesta dei giovani contro il genocidio a Gaza.

Qualcosa sta cambiando nell'atteggiamento delle forze politiche israeliane, sia quelle che appoggiano Netanyahu sia nelle opposizioni.

Sette mesi di guerra e massacri a Gaza non hanno portato la vittoria sperata a Tel Aviv e anzi hanno alienato quasi del tutto la solidarietà che si era manifestata attorno ad Israele dopo l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre.


Gli oltre 2 milioni di palestinesi di Gaza sono distrutti, ridotti alla fame e umiliati ma sono i testimoni viventi in tutto il mondo dei crimini israeliani.

La strategia di Netanyahu puntava all'espulsione dei palestinesi da Gaza, alla definitiva cacciata da Rafah e alla cattura del capo di Hamas Yahya Sinwar. A contorno ci sarebbe dovuta essere la liberazione degli ostaggi manu militari.


Israele scopre invece di essere sull'orlo della sconfitta su quasi tutti i fronti. Hamas è decimata ma continua ad essere, malgrado tutto, l'interlocutore nelle trattive per la liberazione degli ostaggi rimasti in vita, quaranta o forse sessanta, nessuno lo sa.


Il crudele Sinwar è nascosto chissà dove e dirige ancora le operazioni nella Striscia di Gaza.

Ma il segno vero della sconfitta di Israele è rappresentato dalle manifestazioni pro-Palestina che giorno dopo giorno stanno orientando l'opinione pubblica mondiale verso una insperata consapevolezza della tragedia palestinese.


Le immagini e le testimonianze sui crimini compiuti dall'esercito israeliano hanno suscitato una grande ondata di sdegno e protesta, non più etichettabile con il connotato dell'antisemitismo - ameno di non volersi coprire di tragico ridicolo.

Persino in larga parte del mondo ebraico fuori da Israele si sta facendo strada la consapevolezza della gravità degli atti compiuti dal governo Netanyahu. E' sotto accusa il sionismo ovvero l'idea stessa di uno Stato di Israele che ruba terra e vita alla popolazione palestinese, come testimoniano gli interventi di numerosi intellettuali ebrei.

La scrittrice e attivista di origine ebraica Naomi Klein scrive su The Guardian un saggio contro il sionismo di Israele che farà discutere: "In questa Pasqua Ebraica non abbiamo bisogno né vogliamo il falso idolo del sionismo. Vogliamo liberarci dal progetto che commette un genocidio in nostro nome"
Il sionismo è un falso idolo che prende le nostre storie bibliche più profonde di giustizia ed emancipazione dalla schiavitù – la storia della stessa Pasqua ebraica – e le trasforma in armi brutali di furto di terre coloniali, tabelle di marcia per la pulizia etnica e il genocidio".

Nelle università americane i giovani sono tornati a protestare e a piantare tende di solidarietà per il popolo palestinese.

Una cosa mai vista e che non è nemmeno paragonabile ai movimenti che protestavano contro la guerra in Vietnam.

In quel caso c'era un interesse diretto e legittimo a non andare a morire per una causa estranea all'America e ai suoi giovani. Oggi gli studenti dei campus non rischiano la vita ma sentono comunque forte il legame di solidarietà con i palestinesi privati di terra e vita, soffrono e si arrabbiano nel vedere le immagini di distruzione sistematica attuata dagli israeliani con un cinismo che gareggia con le memorie dell'Olocausto.

La protesta dei giovani studenti americani - ma anche di tanti anziani democratici - è un fattore di grande novità nello scenario internazionale.

Non era scontato nè previsto.

La pressione dell'opinione pubblica americana, in una anno importante con l'elezione del Presidente a novembre, è un motivo di preoccupazione per l'amministrazione di Joe Biden e allo stesso tempo di ulteriore accelerazione delle dinamiche che la Casa Bianca ha cercato di mettere in moto nei mesi scorsi.

La protesta che si estende alle principali università degli Stati Uniti non è un fenomeno folcloristico e passeggero, come la destra trumpiana vorrebbe far credere.

Pur con mille contraddizioni e sbavature, la protesta riguarda una domanda elementare a cui Israele non vuole rispondere: perché una strage di innocenti di tale proporzione? perché negare il diritto alla terra e alla libertà per il popolo palestinese ? perché non realizzare una scelta di convivenza anzichè alimentare il terrorismo di Hamas? Perchè a Israele è concesso un "diritto" di genocidio verso i palestinesi?

Chi pone queste domande si sente rispondere "sei un antisemita", ma il trucco non funziona più e gli stessi israeliani cominciano ad accorgersene.

Dopo sette mesi di atroci distruzioni a Gaza in Israele si avverte l'isolamento internazionale proprio da quei paesi che dovrebbero essere a loro più vicini, l'Europa e l'America.


Netanyahu è accecato dalla propria arroganza, pensava di essere il più furbo e cinico a confronto con i boss di Hamas, del Qatar, con il sultano di Turchia e il boia di Teheran.

Ora Netanyahu deve fare i conti con gli ingenui estremisti studenti universitari figli della borghesia occidentale o degli immigrati nei suburbi metropolitani. Milioni di potenziali filopalestinesi, milioni di rabbiosi emarginati o annoiati e stanchi di essere rimbecilliti dalla propaganda filosionista.

Il martirio dei palestinesi diventa l'emblema di una nuova vicinanza e solidarietà tra strati sociali diversi e distanti.


Certo, ci sono anche gli imbecilli e i filoterroristi che inneggiano ad Hamas. Sono il sottoprodotto di reazioni incontrollabili ma non predominanti.


Quello che conta davvero è la spinta appassionata e consapevole di milioni di persone che chiedono ai cinici potenti di smetterla di seviziare un popolo innocente.

La mobilitazione, per quanto tardiva, è partita. Le tende nei campus universitari si montano e si smantellano ma ormai non si potrà ignorarle.

E' ora che palestinesi ed ebrei ricomincino a parlare dei loro destini, nè con Hamas nè con Netanyahu.


i.fan. twitter: menoopiu


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Date Created: 26/04/2024 10:10:18


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