Il Gelsomino marzolino - Jasminum Polyanthum - è un anarchico che fiorisce se e quando vuole lui.
I Gelsomini |
Quest'anno (2022) è esploso ad Aprile ma lo scorso anno era apparso a marzo, senza alcuna previsione, con i grappoli fioriferi appesi ad una ringhiera o ai fusti di altre piante che ne celavano la vista. E' cresciuto durante l'autunno e incurante della gelata di gennaio si è preparato senza farsi notare.
Durante il resto dell'anno scompare alla vista, perchè a differenza del gelsomino officinale che si impone in modo vistoso e ingombrante in altri angoli del giardino, il polyanthum striscia sul terreno, si getta verso l'alto quando trova un sostegno e si prepara alla fioritura quando le altre piante cadono nel riposo invernale. Non ricordo in quale anno sia comparso nel giardino, ma ricordo di averlo scoperto alla fine di un gennaio, con i boccioli rosa mai vista prima, nato da un seme portato da qualche uccello o da un ramo preso chissà dove. Con il tempo ho imparato a riconoscere le differenti sfumature di profumo del marzolino rispetto al gelsomino officinale: il primo è dolce e intenso, l'altro è soffuso e suadente. Il marzolino si gode al mattino, sull'uscio di casa, mentre l'officinale è il profumo della serate estive passate in giardino a godersi il fresco fino a tardi. Il gelsomino officinale è il profumo del ricordo di Marrakech, dei suoni e delle voci di piazza Jemaa el Fna. Un solo fiore emana una quantità di profumo incredibile, che si esalta nella staticità dell'aria. La fioritura dell'officinale si prolunga da giugno fino alla fine di ottobre, mentre quella del polyanthum dura appena tre settimane, ma ha il grande merito di inaugurare la mia personale "via dei profumi" che circonda il giardino, assieme alla violacciocca di Nizza e ai classici garofani rossi e in attesa della esplosione delle rose di maggio. La riproduzione del gelsomino, sia quello officinale che il marzolino, è molto semplice per talea o ancora meglio per pollone strisciante. il vero quesito è dove sistemarlo, fermo restando che deve essere in piena terra e sole, ma sapendo che lo spazio per questo rampicante avvolgente non è mai troppo. Una talea di officinale posta vicino ad un arancio alto quattro metri, nel giro di pochi anni ha ricoperto la chioma dell'albero, soffocandolo e appesantendolo fino a quando un nubifragio li ha fatti crollare insieme, avvinghiati. Al loro posto ora sta cercando di crescere un fico dai frutti neri dolcissimi. |