Yahya Sinwar è morto ma Netanyahu non ferma il massacro dei palestinesi

Yahya Sinwar, l'architetto dell'orrore, la mente organizzatrice della strage del 7 ottobre 2023 in cui vennero uccisi 1200 israeliani da parte delle milizie di Hamas e 250 furono catturati e tenuti in ostaggio, è diventato "martire" secondo la definizione musulmana di chi viene ucciso in battaglia.

Il capo militare di Hamas, che dopo l'uccisione di Haniyeh era diventato anche il capo politico di quel che resta del movimento integralista palestinese, sarebbe morto in uno scontro a fuoco "casuale" in una zona imprecisata di Rafah mentre era assieme a due suoi miliziani.

Le circostanze dell'uccisione di Sinwar sono ancora molto oscure e lasciano immaginare che il capo di Hamas fosse ormai privo di protezioni particolari, costretto ad uscire dai rifugi e dai tunnel in cerca di cibo, acqua e contatti, dopo che l'esercito israeliano per 12 lunghissimi mesi aveva distrutto qualsiasi possibilità di resistenza.

Diversi elementi inoltre lasciano pensare che la morte di Sinwar sia datata a molto tempo prima del ritrovamento del suo corpo, ovvero che la sua uccisione sia stata tenuta nascosta per molte settimane per dare tempo a Israele e Netanyahu di portare avanti altri obbiettivi, come l'attacco in Libano e la risposta all'Iran.

Perchè Sinwar sarebbe uscito allo scoperto privandosi della protezione umana degli ostaggi di cui si era fatto scudo finora?

L'uccisione di Sinwar dovrebbe coincidere con la fine della guerra di occupazione da parte di Israele contro i palestinesi di Gaza.

Non c'è più alcun motivo da parte di Israele per continuare a bombardare e affamare 2 milioni di palestinesi nella Striscia.

Hamas non esiste più, i suoi capi dentro e fuori Gaza sono stati tutti uccisi, i tunnel in cui si rifugiavano i miliziani sono stati tutti distrutti, i cinquantamila morti palestinesi e gli oltre centomila invalidi dovrebbero "accontentare" la sete di vendetta dei fanatici israeliani per la strage del 7 ottobre.

I familiari degli ostaggi rimasti ancora nelle mani di qualche miliziano reclamano un accordo subito per riportare a casa i vivi e i morti, circa un centinaio di coloro di cui non si conosce ancora la sorte.

Gli ostaggi potrebbero essere tutti morti, perché se Sinwar è stato costretto ad uccidere quelli che gli facevano da scudi umani, anche gli altri potrebbero aver fatto altrettanto prima di essere uccisi.

I canali di comunicazione, che fino all'inizio dell'estate erano stati messi in piedi da Egitto, Qatar e USA, sono scomparsi.

Con chi bisogna trattare per ottenere la liberazione degli ostaggi? 

Si avanza l'ipotesi che Netanyahu abbia tenuta nascosta la morte di Sinwar per oltre un mese, per poter continuare ad agire con il pretesto di scovare il capo di Hamas e gli ostaggi ancora nelle sue mani. Il ritrovamento del corpo del capo di Hamas sarebbe stato il risultato delle pressioni americane e di Joe Biden per cercare di salvare la faccia prima del voto del 5 novembre.

Ora il pretesto di "eliminare Sinwar" non c'è più, e quindi tutto dovrebbe andare nella direzione della fine dell'occupazione, dei massacri, degli stenti e delle sofferenze inaudite sulle spalle dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.

Tutti chiedono la fine dei massacri e l'inizio di un'azione diplomatica per restituire una parvenza di dignità ai palestinesi.

Ma Netanyahu, accompagnato da un coro quasi unanime di altri leader israeliani come Benny Gantz, pensa che il "lavoro non sia ancora finito". Chiuso il capitolo di Gaza (lo era già da molto tempo ma la morte di Sinwar lo ha reso ufficiale) resta ancora aperto quello di Hezbollah in Libano e soprattutto quello dell'Iran, il capofila dell'Asse del Male.

Netanyahu non ha alcuna intenzione di fermarsi, la liberazione degli ostaggi non era e non è una priorità.