La Cina ritira la proposta di legge che avrebbe consentito l'estradizione da Hong Kong a Pechino di chi critica o si oppone al regime di Xi Jinping.
Dopo quattro mesi di proteste, manifestazioni oceaniche, violenze della polizia che hanno sortito l'effetto di rinsaldare il variegato fronte di opposizione e la determinazione degli hongkongers, la marionetta Carrie Lam annuncia che la legge di estradizione non sara' ne' discussa ne' votata, cioe' viene ritirata. Era una delle cinque richieste del fronte di protesta, il passo inziale da cui partire per provare di ritornare alla "normalita'". Le altre quattro richieste, tra cui le dimissioni della stessa Carrie Lam, sono ancora lungi dall'essere accolte. Una inchiesta imparziale sulle violenze della polizia, la liberazione delle centinaia di arrestati, l'introduzione del voto a suffragio universale e la fine del divieto di elezione nel parlamento locale per i candidati "non graditi" a Pechino sono i punti principali a cui il movimento di protesta non intende rinunciare. Il ritiro della legge di estradizione e' in pratica la concessione piu' facile tra quelle che il regime poteva concedere, anche se e' stata quella che ha scoperchiato la pentola in ebollizione ad Hong Kong e ha fatto crescere i consensi per i manifestanti. I quali ora hanno il compito di individuare la risposta piu' efficace alla mossa di Pechino: interrompere le proteste accontentandosi di una vittoria parziale anche se di grande impatto politico, oppure continuare, e in quali forme, le iniziative di protesta per ottenere che anche le altre rivendicazioni siano raggiunte ? e in questa ipotesi potrebbe correre il rischio di una stretta repressiva giustificata dall'emergenza "terroristica" e dalla crisi economica accentuata da quattro mesi di paralisi, o quanto meno una frattura nel movimento di opinione che finora aveva sostenuto la protesta. Difficile prevedere modi e tempi di uscita dalla crisi profonda che si e' innescata nella ex colonia britannica, ma e' certo che per Xi Jinping si tratta di una sconfitta enorme che evidenzia un errore di strategia e di incapacita' di previsione che per la prima volta espone il capo idolatrato dell'impero cinese anche alle critiche interne. Ci volevano quattro mesi per capire che gli hongkongers erano determinati ed arrabbiati? e adesso che hanno vinto la prima battaglia potrebbero rinforzare la determinazione e l'arrabbiatura? C'e' da scommettere che ben presto arriveranno anche le dimissioni della ineffabile Carrie Lam dal ruolo di sergente di Xi Jinping.