WEMBLEY FINALE UEFA 2020, VINCE COVID-19

Domenica 11 luglio 2021, stadio londinese di Wembley, finale degli europei di calcio (quelli dello scorso anno).

Sessantamila persone sugli spalti per urlare a squarciagola per l'Inghilterra o l'Italia.

Ci sarà anche Boris Johnson, lo scienziatone bullo che ha dichiarato che Covid-19 non esiste più, è solo una fastidiosa influenza, la variante Delta è innocua.

E anche Sergio Mattarella, più prudente e composto, ma con la voglia di esserci all'appuntamento con la storia del calcio (e di covid-19).

Perciò care tifoserie di Wembley, urlate.

Urlate senza mascherina e distanziamenti, come ai bei tempi, abbracciatevi o scazzottatevi, non solo nello stadio dei leoni ma anche nelle piazze di tutta Europa, davanti ai maxi-schermi di piazza del Popolo a Roma o a Piccadilly Circus di Londra. Senza escludere Berlino, Parigi o Madrid, le piazze sconfitte sul campo di calcio ma ancora in corsa nella sfida contro Covid Delta.

Domenica 11 luglio la notte europea sarà percorsa da milioni di persone festose (per chi ha vinto) o tristi (per chi ha perso) ma accomunate da un unico grande desiderio: farla finita con questa ossessione di Covid che ci perseguita da 18 mesi.

Inghilterra o Italia, vince chi infila una palla in più dietro il portiere avversario. Covid 19 ne infilerà a migliaia, alle spalle di vaccinati e non, senza distinzione di sesso, età o fede calcistica.

Dopo Wembley, finita UEFA 2020, ricominceremo a preoccuparci per il prossimo autunno, tra scienziati pessimisti e ritorno a scuola, terza e quarta dose di vaccino, mascherine, distanze, altri lockdown, rischi calcolati, e niente baci e abbracci, morti o attaccati ad un respiratore.

Tanto faremo il pieno di ossigeno domenica notte, prima durante e dopo il verdetto di Wembley.

Evviva, siamo di nuovo un gregge in cerca di immunità.

La variante Delta di Covid-19 ha già vinto.

Speriamo almeno che a Wembley vinca anche l'Italia di Roberto Mancini.