Papa Francesco, alla ricerca di un ruolo visibile nei complicati tentativi diplomatici per risolvere la drammatica guerra in Ucraina, è stato umiliato e sbeffeggiato dal regime di Putin.
Il cardinale Matteo Zuppi, a cui Bergoglio aveva affidato la delicata missione, prima a Kyiv e poi a Mosca, è arrivato nella capitale russa il giorno dopo che un missile di Putin aveva fatto strage in un ristorante di Kramatorsk - 11 morti e oltre 50 feriti.
L'ennesimo crimine di guerra, come è stato definito da tutte le istituzioni internazionali, non ha però causato alcuna variazione nel programma della "missione di pace" del cardinale Zuppi.
Il missile assassino di Kramatorsk era nient'altro che il messaggio esplicito e criminale inviato dal dittatore russo a tutto il mondo, diplomazie incluse, dopo la strana rivolta di Prighozin.
Il buonsenso e la ragione diplomatica avrebbero dovuto consigliare al nunzio di Papa Francesco di rinviare i colloqui ad altra data, per rispetto verso le vittime di Kramatorsk che i russi hanno deliberatamente colpito per "vendicarsi" della crisi aperta dalla rivolta di Prigozhin.
Un rinvio dei colloqui sarebbe stato un gesto importante di fermezza per dimostrare anche la forza reale dell'iniziativa vaticana.
Che invece è sfociata in un fallimento umiliante per il Papa e la chiesa cattolica.
Il cardinale Zuppi a Mosca ha incontrato personaggi irrilevanti dell'establishment putiniano, un tale "consigliere Ushakov", e giovedì mattina ha stretto la mano a Lvova-Belova, commissaria putiniana per i diritti dell'infanzia, incriminata dalla Corte dell'Aja di deportazione illegale dei bambini ucraini in Russia.
Il clou della missione vaticana a Mosca sarà l'incontro con l'omofobo teorico dell'annientamento degli ucraini il signor Kyrill capo della chiesa ortodossa di Russia.
Zuppi poteva risparmiarsi un trattamento così umiliante quanto inconcludente.
Qualcuno dica a Bergoglio che la ricerca della pace è una missione molto diversa da quella messa in scena da Zuppi a Mosca.