Si avvicina il 5 novembre, giorno in cui negli Stati Uniti d'America si vota per eleggere il 47° Presidente che prenderà servizio nel gennaio 2025.
Le previsioni guidate dai sondaggi indicano una vittoria di Donald Trump. Una "roba da matti", capace di rovinarci l'umore per i prossimi 4 anni.
Proprio per questo, pur di scacciare l'incubo del ritorno del biscazziere golpista alla Casa Bianca, ci si attacca ad ogni segno di speranza.
L'ultima chance si chiama Allan Lichtman, un professore di Storia dell'American University diventato celebre per aver inventato un sistema di previsione del voto presidenziale che ha funzionato 9 volte su 10 da quando è stato utilizzato. E l'unica volta che non ha azzeccato è stata la vittoria controversa di Bush su Al Gore proclamata dopo un riconteggio dei voti in Florida viziato da brogli.
Il suo metodo per prevedere la corsa con tanta accuratezza è noto come “Le chiavi della Casa Bianca”, un sistema da lui ideato con l’accademico russo Vladimir Keilis-Borok nel 1981.
Allan Lichtman prevede che il 5 novembre vincerà Kamala Harris, perché questo gli dicono le sue 13 chiavi previsionali, nonostante i sondaggi sostengano una vittoria di Trump, e lo ha ribadito anche in una recente intervista.
Nonostante i sondaggi dimostrino che la sfida tra Donald Trump e Kamala Harris è più serrata che mai, Lichtman rimane fermo sulla sua previsione secondo cui la candidata democratica vincerà la Casa Bianca a novembre.
"La mia previsione non è cambiata", ha detto Lichtman.
"Ho spesso fatto previsioni corrette, nonostante i sondaggi, e si basano su 160 anni di precedenti".
Lichtman ha tuttavia ammesso che esiste sempre la possibilità che si sbagli.
"Le chiavi sono molto robuste", ha detto. "Ma è sempre possibile che qualcosa di così catastrofico e senza precedenti possa cambiare il modello della storia".
L'accademico ha difeso con forza il suo metodo , che prende in considerazione 13 fattori, dalla posizione del partito del presidente nella Camera dei rappresentanti alla salute dell'economia nazionale, eventuali precedenti di scandali, disordini sociali o disastri in politica estera durante il loro mandato, e il carisma comparativo dei due candidati per decretare il vincitore, applicando le designazioni "vero" o "falso" a ciascuna categoria.
"Le mie previsioni hanno resistito alla prova del tempo, i miei indicatori sono sempre stati giusti", ha affermato. "Le chiavi sono molto oggettive e quantitative".
Otto anni fa il "metodo Lichtman" predisse la vittoria di Donald Trump, nonostante il grande vantaggio di Hillary Clinton nei sondaggi.
Ma questa volta potrebbe essere diverso.
Il professor Lichtman sostiene che otto delle 13 chiavi forniscono attualmente risposte “vere”, il che suggerisce la vittoria di Kamala Harris e altri quattro anni alla Casa Bianca per i democratici.
Ma ... “La politica estera è complicata e queste chiavi potrebbero girare”, ha detto Lichtman.
"L'amministrazione Biden è profondamente coinvolta nella guerra a Gaza , che è un disastro umanitario senza una fine in vista. Ma anche se entrambe le chiavi di politica estera risultassero "false", ciò significherebbe che ci sono solo cinque chiavi negative, il che non sarebbe sufficiente a Donald Trump per riconquistare la Casa Bianca".
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Sono le elezioni più "assurde" dell'era moderna, caratterizzate da un ex presidente Donald Trump che si ricandida dopo un buco di 4 anni (è accaduto solo una volta nella storia USA) e da un presidente in carica Joe Biden che non si ricandida per "problemi fisici" di vecchiaia, anche se fino all'ultimo ha cercato di rimanere in corsa.
Si vota nel mezzo di 2 guerre devastanti e una, quella causata dall'invasione della Russia in Ucraina, potenzialmente in grado di scatenare un conflitto nucleare Russia-USA.
Le tragedie di Gaza e Ucraina si sommano alla devastazione causata dall'uragano Helene, testimone della crisi climatica sempre più inarrestabile.
E il quadro a tinte fosche è incastonato nella cornice delle polemiche suscitate dall'enorme e incontrollato afflusso di immigrati, soprattutto dal Messico, e dalla invivibilità delle grandi aree urbane afflitte dalla criminalità piccola e grande.
A leggere i media americani si fa fatica a capire quali siano gli argomenti che rendano gli americani felici e ottimisti per il futuro. La disoccupazione è bassa ma l'inflazione è alta, e c'è sempre il rischio che le bolle speculative di Wall Street esplodano all'improvviso cancellando un benessere costruito sui debiti, sia pubblici che privati.
E' come se la sconfitta di Donald Trump nel 2020 abbia lasciato in sospeso gli americani durante i 4 anni di Joe Biden. Per chi aveva votato il biscazziere si è trattato solo di trovare il modo di aspettare la rivincita. Un'attesa che ha contagiato e bloccato anche chi gli si opponeva, ma con argomenti sempre più deboli e contraddittori, fino all'incoronazione controversa e surreale di Kamala Harris dopo l'abbandono forzato di Biden.
Ormai i giochi sono fatti e sembrano indicare un orribile successo di Donald Trump.
Paradossalmente Donald Trump sembra impermeabile a tutte le accuse che gli vengono mosse non solo dai democratici ma anche da una parte del partito repubblicano o addirittura da chi ci ha lavorato insieme.
L'ex capo dello staff della Casa Bianca, John Kelly, si è espresso apertamente sul suo ex capo, Donald Trump , affermando che il candidato alla presidenza del 2024 incarna perfettamente i tratti del fascismo.
Kelly, ex generale del corpo dei Marines, è stato segretario di Trump per il Department of Homeland Security prima di diventare il capo di stato maggiore più longevo di Trump. Dopo essere stato, a quanto si dice, preoccupato per i commenti di Trump che suggerivano che l'esercito potrebbe essere necessario per affrontare il " nemico interno " Kelly ha accusato Trump di non avere alcuna comprensione della Costituzione o dello stato di diritto.
"Beh, guardando la definizione di fascismo ", ha detto Kelly al Times mentre esaminava una definizione online della parola, "si tratta di un'ideologia politica e di un movimento di estrema destra autoritario e ultranazionalista caratterizzato da un leader dittatoriale, autocrazia centralizzata, militarismo, repressione forzata dell'opposizione, fede in una gerarchia sociale naturale".
"Quindi, certamente, secondo la mia esperienza, questi sono i tipi di cose che lui pensa funzionerebbero meglio in termini di gestione dell'America", ha detto Kelly. "Quindi rientra sicuramente nella definizione generale di fascista".
Kelly ha anche confermato le notizie secondo cui Trump avrebbe parlato positivamente del dittatore nazista Adolf Hitler.
"Ha commentato più di una volta dicendo: 'Sai, anche Hitler ha fatto delle cose buone'", ha detto Kelly al Times.
Più lo attaccano, più Donald Trump sembra invincibile.
Molti votano Trump o si astengono pur di non votare per i dem.
Il partito democratico personifica nell'immaginario di vasti strati di popolazione un opprimente apparato che impone regole stataliste e contrarie alla libertà individuale, tasse per i cedi medi a favore di immigrati, criminali e sfaccendati, burocrazia e corruzione, il buco nero del DEEP STATE.
L'esagerazione della propaganda di destra e del fanatismo religioso colgono elementi reali della società americana, sulla falsariga di quanto accade nel resto del mondo da oltre un decennio.
Il ceto politico democratico e progressista è diventato apparato, establishment autoreferenziale, preoccupato solo di riprodurre se stesso nelle stanze del potere, a tutti i livelli.
I democratici, che un tempo interpretavano le speranze della società oppressa e anche di una parte dei ceti medi evoluti, ora suscitano antipatia, avversione, dileggio.
Kamala Harris è il ritratto di questi sentimenti e della profonda divisione politica.
All'elemento di novità e speranza dato dall'essere la prima possibile presidente donna e di colore, unisce il gelido impaccio della burocrate estranea al popolo, che parla di società avendola vista sempre dalle lenti deformate dell'apparato di partito.
La sua vicepresidenza nei 4 anni di Joe Biden è stato un esempio lampante di assenza, silenzio, opportunismo.
Kamala Harris è ancora oggi vista come una scelta forzata e frettolosa, nel pieno dell'inarrestabile crisi di consensi aperta dalle pietose condizioni di Biden all'inizio dell'estate.
Le posizioni filoisraeliane della Harris, con i media internazionali che da un anno mostrano l'orrore dei crimini di Netanyahu contro i palestinesi a Gaza, stanno distruggendo l'immagine del partito democratico presso le fasce giovanili e gli strati deboli della popolazione americana, allontanandoli dal voto.
Anche per questo il modello di Lichtman delle 13 chiavi fatica ad interpretare l'eccezionalità del momento storico, pieno di eventi mai verificatisi prima e mai tutti insieme come in questa tornata di elezioni presidenziali.