Inizia in Qatar sulle note di un inno maschilista - Shoomilah, Shoomilah - il più costoso, corrotto, scandaloso e inutile mondiale di calcio della storia.
Duecentoventimiliardi di dollari sono stati spesi per allestire nel deserto un business simbolo del marketing mondiale.
Neanche le briciole di questa montagna di denaro sono finite nelle tasche delle migliaia di migranti che hanno lavorato o sono morti come schiavi alla costruzione degli stadi e delle infrastrutture che ospiteranno calciatori e turisti (ma solo se non si dichiarano gay o transessuali).
I morti sul lavoro accertati sono più di 6000, un'ecatombe di migranti partiti dall'Afghanistan, dal Pakistan, dalla Malesia malpagati e costretti a lavorare in condizioni rischiose e disumane. Sfruttati e poi cacciati per non disturbare il panorama per i turisti dei mondiali di calcio.
Senza dimenticare che in Iran, sulla costa del Golfo Persico a pochi chilometri da Doha, le ragazze e i ragazzi che protestano vengono massacrati dalla polizia di Khamenei, che in Ucraina Putin tortura e violenta l'intera popolazione, e che i mondiali di calcio costano più di quanto le grandi economie investono per contrastare i cambiamenti climatici.
Shoomilah ("aspira a lui") è un'antica frase araba, usata per consigliare alle giovani donne in età da matrimonio di scegliere il miglior guerriero come corteggiatore.
Meglio non guardare Qatar 2022.
A rendere ancora più nauseante il Mondiale di calcio organizzato in Qatar ci ha pensato il presidente della FIFA, l'italo-svizzero Gianni Infantino, con dichiarazioni farneticanti e ipocrite.
dal Fattoquotidiano.it
Di fronte alle aspre critiche nei confronti del Qatar per le condizioni dei diritti umani, la morte dei lavoratori migranti e il trattamento riservato alle persone Lgbtq, il presidente della Fifa Gianni Infantino prende posizione alla vigilia della prima partita dei Mondiali 2022:
“Oggi ho sentimenti forti. Oggi mi sento qatarino, mi sento arabo, mi sento africano, mi sento gay, mi sento disabile, mi sento un lavoratore migrante”.
La sua affermazione è stata immediatamente criticata sui social media, con molti che hanno sottolineato che se fosse davvero gay, non sarebbe in grado di dirlo apertamente in Qatar, dove l’omosessualità è illegale secondo la legge islamica della Sharia.
In vista della Coppa del Mondo, l’ex nazionale del Qatar Khalid Salman, uno dei numerosi ambasciatori del torneo che inizierà domenica, ha definito l’essere gay “un danno mentale” in un documentario delle emittenti pubbliche tedesche ZDF.
in Qatar 2022 è vietato parlare della repressione in Iran