Nell'agosto del 2016 il Sole24Ore scriveva: Mps, entro un mese il piano McKinsey.
Si riferiva al piano di salvataggio del Montepaschi, la banca che Mario Draghi in Banca d'Italia nel 2008 aveva autorizzato a spendere decine di miliardi di euro che non aveva per comprare una banca che non valeva nulla.
Che fine ha fatto quel piano di salvataggio?
Due mesi fa, nel pieno della crisi del Conte Bis le agenzie di stampa scrivono: Mps-UniCredit, verso maxi regalo di Stato. Urgenza fusione, report effetto pandemia McKinsey dimostra che Monte stand-alone non ce la farebbe.
Con grande faccia di bronzo McKinsey proclama fallito il suo piano di salvataggio e ne propone un altro, sempre a spese dei contribuenti.
In questi giorni salta fuori un contratto fantasma affidato ai sensi dell’art. 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti ‘sotto soglia’ tra il Ministero del Tesoro, guidato dal fedelissimo di Draghi Daniele Franco, ex Bankit, e la McKinsey per attività di "reporting" del Recovery Plan.
Ovvero come cucinare e servire su un piatto d'argento i quintali di carta, che nessuno mai leggerà, prodotti da decine di tecnici, che avendo il logo McKinsey saranno riconosciuti "buoni" e sufficienti dalle decine di tecnici ex McKinsey piazzati nelle decine di istituzioni pubbliche europee, politiche, finanziarie, bancarie.
da il Fattoquotidiano del 2013:
McKinsey, la scuola di Passera, Profumo e Scaroni che ha influenzato il capitalismo mondiale
Nel libro 'The Firm' il giornalista americano Duff McDonald traccia la storia del colosso di New York che ha dominato gli ultimi 100 anni di economia e finanza. Dalla spinta sul marketing negli anni '50 fino a quella sulla globalizzazione negli anni '90 e al crac di Enron.
In Italia l'azienda è stata la palestra di molti dirigenti oggi ai più alti livelli
“McKinsey e’ stata semplicemente la protagonista più influente delle più importanti trasformazioni del capitalismo degli ultimi cento anni. Qualsiasi problema le società dovessero affrontare McKinsey era pronta con una soluzione”, sintetizza in una conversazione con ilfattoquotidiano.it McDonald. Dal ruolo centrale avuto nel perorare la virtù dell’efficienza all’interno delle aziende negli anni ’20, all’idea del gigantismo aziendale negli anni ’40 (il periodo del passaggio dalle piccole medie imprese ai colossi tramite il diffondersi di operazioni di fusioni e acquisizioni), all’attenzione al marketing negli anni ‘50, alle ristrutturazioni aziendali come strumento per la creazione di valore negli anni ‘70, all’abbraccio dell’Information Technology (IT) negli ‘80, alla spinta globalizzatrice degli anni ‘90, McKinsey e’ sempre stata lì: nel bene e nel male.
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Draghi e il caso McKinsey, Castaldo (M5S): «Questa faccenda contiene due aspetti di una gravità assoluta»
«Anzitutto, trovo molto triste che il Presidente del Consiglio Draghi, alla luce di tutte le straordinarie eccellenze che il nostro Paese possiede, si sia dovuto rivolgere a un’azienda americana per ricevere una consulenza sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Non c’era nemmeno un’azienda, o magari una rete di aziende italiane disponibili da consultare?»
«In secondo luogo, trovo altrettanto grave che si sia gridato allo scandalo, al “vulnus per la democrazia”, quando Giuseppe Conte (che i 209 miliardi li aveva ottenuti) lavorava al suo Recovery Plan con Ministri e una task force dedicata (di esperti italiani). Oggi, invece, va tutto bene.
Al di là di tutte queste parole, però, resta un fatto. Il Presidente Draghi deve chiarire davanti al Parlamento i motivi che lo hanno spinto a rivolgersi a Mckinsey, quali informazioni ha condiviso con loro, e che tipo di rapporto c’è tra il governo italiano e la società americana."
Gli amici di McKinsey hanno ribattuto alle accuse di scandalo con due argomentazioni:
1) Così fan tutti. Anche il precedente governo, e ancora prima, hanno affidato a McKinsey progetti di consulenza, soprattutto quelli su materie bancarie - vedasi MPS;
2) La consulenza affidata dal Tesoro a McKinsey riguarda solo aspetti marginali del Recovery Plan, di reporting, qualche slide di presentazione e niente più. Per questo l'importo del contratto è così basso.
Cosa ci guadagna McKinsey?
Il business di McKinsey ha due facce. Quella ufficiale della consulenza d'alto bordo, disegnare strategie per aziende, istituzioni pubbliche, governi, addirittura per l'intero pianeta.
Ma la faccia più importante e oscura è quella di costruire reti di potere, snodi attraverso i quali passano gli affari e il denaro, cupole dove vengono prese le decisioni che contano.
Quella di McKinsey è una strategia che guarda sempre al domani. L'importante è esserci.
Consigliare oggi per guadagnare domani. Avere un rapporto di consulenza con un'azienda o un governo non significa svolgere un compitino assegnato, nei tempi e nei modi pattuiti.
Per una roba di questo genere esistono decine e decine di professionisti e arraffoni.
La consulenza vera deve garantire che qualsiasi cosa venga scritta nei documenti o contratti ufficiali venga poi seguita da risultati concreti, primo tra tutti che il "progetto" presentato, magari in competizione con altri progetti, sia approvato dagli organi superiori, sia conforme ai protocolli richiesti.
Non perchè sia ben scritto e meritevole, ma solo perchè porta la firma McKinsey anzichè quella di PincoPallo.
La consulenza è una questione di relazioni di potere. Più ne hai e più consulenza farai.
Fin qui sarebbe "normale" business al mondo d'oggi, dove un "consulente" che quando parla inglese fa ridere i polli viene chiamato ad intervistare in inglese lo sceicco che ha ordinato l'omicidio di Khashoggi.
Lo scandalo del contratto tra il governo italiano a guida Mario Draghi e la McKinsey sta in tutto quello che è a contorno, ovvero nell'aver consegnato alla piovra americana le chiavi degli uffici più importanti dei prossimi dieci anni.
scrive Fubini sul Corriere della Sera:
"Recovery plan, migliaia di assunzioni di tecnici per preparare il piano"
Nei corridoi del ministero dell’Economia ha suscitato un certo stupore l’attenzione sul contratto da 25 mila euro alla società di consulenza.
I suoi esperti sono chiamati solo a ricontrollare il piano per Next Generation EU in base agli standard di riferimento dei progetti degli altri Paesi e confezionare il prodotto finale con la grafica e parti di testo accattivanti, prima dell’invio a Bruxelles. Ma tutti nei ministeri coinvolti capiscono che la partita vera è altrove. Non solo nella squadra formata per il Recovery dei 50 tecnici del ministero dell’Economia, destinata tra l’altro a crescere. Né in quelle di una quindicina di addetti l’una in ciascuno dei principali ministeri.
Il problema di fondo riguarda le strutture dello Stato per poter investire maniera produttiva 209 miliardi di euro in cinque anni e mezzo, perché ogni euro del Recovery non speso nel 2026 rischia di andare perso. Gli apparati di oggi non hanno le competenze necessarie e le procedure per reclutare nuovi profili sono inadeguate, anche perché troppo lente. Stanno entrando ora nuovi dirigenti che hanno vinto concorsi pubblici banditi dieci anni fa, mentre il governo ha bisogno di assumere migliaia ingegneri, ingegneri gestionali, informatici, geologi e altri professionisti entro sei mesi (al più tardi).
La fase esecutiva del Recovery incombe e c’è l’intera struttura tecnica dello Stato da ricostruire, senza compromessi sulla qualità dei profili. Di qui il disegno di innovazione nel reclutamento dello Stato, confermato al “Corriere” da una mezza dozzina di persone al corrente degli sviluppi."
Ecco il grande affare di McKinsey. Entrare nel meccanismo che disegnerà la classe dirigente dell'Italia dei prossimi anni, piazzare i suoi uomini nei posti giusti dove potranno essere utili e continuare a tessere la ragnatela di potere, relazioni, affari, consulenze.
Come hanno fatto dagli anni '90 in poi. I nomi di Alessandro Profumo, Corrado Passera, Scaroni sono solo la punta dell'iceberg delle relazioni di potere costruite con il marchio McKinsey.
E' scandaloso che tutto questo sia realizzato con un meccanismo oscuro e manipolatorio.
Come Daniele Franco, ex Banca d'Italia e attuale ministro del Tesoro di Draghi sa bene, un contratto di consulenza di appena 25.000 euro serve solo per sfuggire ai controlli burocratici. E' un metodo ricorrente nelle banche per occultare agli organi di controllo interno i favori agli amici degli amministratori.
Una volta aperta la porta con la modica cifra di 25.000 euro, potrà entrare di tutto, altri contratti, altri uomini di potere, altre relazioni di affari.
E' il metodo McKinsey, che Mario Draghi conosce per averlo visto all'opera in tanti anni di carriera.
Il contratto di "consulenza" tra McKinsey e governo Draghi sul Recovery Plan è uno scandalo, la "pistola fumante" dell'omicidio di Conte Bis.
Non penso affatto che McKinsey abbia "organizzato" la caduta di Giuseppe Conte e l'ascesa di Mario Draghi.
Penso che Conte avrebbe anche lui assoldato McKinsey per farsi scrivere il recovery plan da portare a Bruxelles, e forse l'avrebbe pagata anche di più.
Non c'era bisogno di smontare un governo e farne un altro, per far entrare McKinsey, che comunque sarebbe entrata.
Il contratto di consulenza è l'ulteriore prova che competenze e meriti tecnici non sono necessari ai ministri e agli apparati dei nostri governi, di qualunque segno siano, governo Draghi incluso.
Per i Recovery Plan ci pensano McKinsey e soci.
i.fan. twitter: menoopiu
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Date Created: 08/03/2021 08:21:55