La Procura Generale di Milano ha espresso parere contrario alla concessione degli arresti domiciliari all'ingegnere - trafficante iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, per l'elevato rischio di fuga associato ai domiciliari. Pur non essendo vincolante, il parere della procura è un segnale inviato dalla magistratura alla corte d'Appello che dovrà esprimersi in materia.
La richiesta di arresti domiciliari è un passaggio fondamentale per risolvere il caso del sequestro di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta illegalmente dal 19 dicembre scorsa in Iran come atto di ritorsione del regime nei confronti dell'arresto in Italia di Mohammad Abedini Najafabadi in esecuzione del mandato di estradizione emesso dal Dipartimento di Giustizia degli USA.
Sono passate due settimane dal sequestro illegale della giornalista Cecilia Sala.
Durante i primi sette giorni il governo italiano, per espressa volontà di Giorgia Meloni e Antonio Tajani ha imposto il silenzio stampa sulla vicenda, illudendosi di poterla risolvere in 48 ore.
Poi il governo Meloni ha dovuto ammettere che Cecilia Sala era imprigionata nel famigerato carcere di Evin dopo essere stata prelevata all'aeroporto di Teheran senza alcuna specifica accusa.
Dopo altri 2 giorni Meloni- Tajani hanno dovuto ammettere che il sequestro della cittadina italiana poteva configurarsi come un atto di ritorsione per l'arresto del cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi avvenuto il 16 dicembre all'aeroporto di Linate a Milano su mandato di cattura del dipartimento di giustizia americano.
Abedini è uno strano ingegnere con residenza in Svizzera dove è titolare di un'azienda di elettronica che commercia componenti tecnologici con altre aziende gestite da un altro cittadino iraniano negli USA, anche lui in arresto.
Il personaggio è descritto minuziosamente nel report di Ronald Neal, Special Agent del FBI che è alla base dell'arresto sia di Abedini che di Mahdi Sadeghi, iraniano arrestato negli USA per aver violato le sanzioni commerciali verso l'Iran.
Ciò che meraviglia è che il governo italiano, dopo l'arresto di Abedini, non abbia fatto nulla per avvisare i propri cittadini in Iran del potenziale pericolo di ritorsione.
Cecilia Sala il 16 dicembre si trovava già a Teheran per svolgere il suo lavoro di reporter con l'autorizzazione dell'Iran, ma nessuno l'ha avvisata dell'arresto di Abedini e nessuno degli agenti dell'Aise dislocati presso l'ambasciata italiana l'ha protetta nelle operazioni di rimpatrio.
Erano così ingenui da fidarsi della lealtà del regime?
non avevano mai sentito parlare della "diplomazia degli ostaggi"?
o sono troppo affaccendati nei traffici con il regime degli ayatollah?
Eppure i servizi di Intelligence italiani (e quindi anche il governo di Giorgia Meloni) sapevano quale fosse l'importanza di Abedini per il sistema militare iraniano e per la componente del IRGC, la banda dei Guardiani della Rivoluzione che rappresenta l'impalcatura delle strategie interne ed internazionali di Teheran.
Abedini non é un qualsiasi trafficante come tanti altri, ma un esponente di primo piano di un settore dell'industria bellica iraniana di fondamentale importanza, quello dei droni ad uso militare che sono diventati tristemente famosi con la guerra scatenata da Putin contro l'Ucraina.
I droni Shaded sono una delle armi decisive sia nel conflitto russo-ucraino sia nelle operazioni in Medio Oriente.
Non a caso Abedini è stato individuato dal FBI dopo un attacco di droni alla base militare americana Torre 22 in Giordania, nel quale hanno perso la vita 3 soldati dell'esercito USA.
L'inchiesta successiva a quell'episodio ha rivelato che i componenti elettronici che guidavano i droni di fabbricazione iraniana erano stati commercializzati da un'azienda che faceva capo a Abedini, la Illumove SA con sede a Losanna, Bâtiment EPFL Innovation Park, Bâtiment Cv1015, praticamente dentro il Politecnico svizzero.
La tecnologia sottostante era di provenienza illecita, perché fornita da Mahdi Sadeghi, un soggetto iraniano a capo di un paio di aziende con sede negli USA in barba alle sanzioni nei confronti dell'Iran.
Quanto basta per capire che Abedini è un pezzo grosso dell'organizzazione spionistico-militare iraniana dei Pasdaran.
Il suo arresto in Italia è avvenuto in circostanze strane.
Abedini il 16 dicembre sarebbe dovuto arrivare a Roma da Istanbul per gestire un affare. Qualcuno lo ha avvisato che l'affare era sfumato e che in Italia c'erano dei rischi. Abedini ha deciso di rientrare in Svizzera via Linate, ma ormai i servizi americani erano sulle sue tracce e hanno avvisato la questura di Milano che ha proceduto all'arresto.
Pochi giorni prima l'agente speciale Ronald Neal del FBI aveva consegnato la sua relazione tecnica in cui dimostrava che il Sepehr Navigation System usato dal drone che aveva ucciso 3 marines nella Tower-22 era identico a quello prodotto dalla SDRA Lab di Abedini.
Quindi l'ingegnere iraniano non aveva solo trafficato ma aveva in qualche modo collaborato nell'omicidio di tre militari degli USA, un'accusa di ben altra gravità per le autorità di Washington.
La reazione iraniana all'arresto di Abedini è stata immediata e i Pasdaran non si sono nemmeno preoccupati di costruire accuse false pur di sbrigarsi a sequestrare Cecilia Sala.
La quale quindi è caduta nel gioco intrecciato dei servizi di intelligence americani-israeliani da una parte e russo-iraniani dall'altra.
Un gioco talmente grande da escludere i "piccoli" dell'intelligence italiana.
Gli americani che pedinavano gli spostamenti di Abedini hanno consegnato la richiesta di arresto poche ore prima che l'iraniano arrivasse a Milano. Il magistrato che ha convalidato la richiesta americana non ha avuto il tempo di verificare se anche l'intelligence italiana fosse coinvolta nell'operazione. Ad arresto avvenuto i servizi italiani sono andati in fibrillazione e nessuno si è preoccupato di valutarne l'impatto sulla sicurezza degli italiani in Iran.
Preso alla sprovvista, il governo italiano non ha capito cosa fare subito, limitandosi a mettere tutto in sordina.
La stessa linea di condotta utilizzata quando l'ipotesi del sequestro di Cecilia Sala è diventata certezza.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è un maestro di cautela in qualsiasi situazione, figuriamoci questa capitatagli tra capo e collo.
Cautela, cautela, ovvero non sappiamo cosa fare.
Con il passare dei giorni l'ipotesi che il sequestro di Cecilia Sala fosse una ritorsione per l'arresto del Abedini è diventata certezza.
L'Iran ha chiesto la scarcerazione del suo agente, e a quel punto anche l'Italia ha cercato di fare altrettanto, costretta anche dalle pressioni americane a mostrare i muscoli con l'Iran.
L'eterno gufo nero Luttwak intervistato da Formiche.net esplicita la linea di Washington
... Se Roma vuole ottenere la liberazione di questa giornalista senza fare concessioni, deve minacciare una ritorsione. Se invece il governo italiano non è disposto ad usare nessuna delle sue capacità militari e/o diplomatiche, schierando la marina o ritirando l’ambasciatore da Teheran (ma non chiudendo l’ambasciata) saranno gli iraniani a guidare il gioco. E l’assenza di una reazione italiana sarebbe un invito a essere presa a sberle da tutti, in primis dall’Iran. Dipende se il governo italiano vuole farsi rispettare o no.
Quindi per lei l’idea dello scambio sarebbe soltanto deleteria?
Ripeto: se l’Italia ha arrestato qualcuno su mandato americano, e lo libera perché loro hanno preso una giornalista italiana che era lì, è un invito a tutti a prendere l’Italia a calci e a sberle, perché l’Italia non reagisce. Non viene difesa la sovranità dell’Italia. E gli iraniani vincono. Qui si vedrà di che tipo è il governo italiano. Se è un governo arrendevole e debole, che vuole farsi vedere sulla scena internazionale come carino e gentile, ma che poi non difende gli interessi italiani, allora opteranno per lo scambio. Ma in questo caso si mettono contro il sistema legale internazionale di cui la stessa Italia fa parte.
...
Le pressioni americane hanno sortito l'effetto.
Il governo Meloni ha iniziato a fare la voce arrabbiata nei confronti dell'Iran, con la richiesta, finalmente!, della liberazione immediata di Cecilia Sala, la convocazione dell'ambasciatore iraniano a Roma e la diffusione di notizie sulle pessime condizioni di detenzione della giornalista.
L'Iran ovviamente nega, ma comincia a capire che il governo Meloni non potrà fare da zerbino in questa vicenda come invece fece in quella di Alessia Piperno, la travel blogger anche lei sequestrata arbitrariamente nell'autunno del 2022 e rilasciata dopo un'opaca trattativa.
Questa volta la trattativa dovrebbe essere alla luce del sole e non con i sotterfugi circolati sui media in questi giorni del tipo: il Guardasigilli Carlo Nordio potrebbe ricorrere a valutazioni tecniche sulla configurabilità delle accuse mosse a Abedini in base alle norme statunitensi, che non troverebbero riscontro nelle leggi italiane; un’ipotesi risolutiva per l’Iran ma potenzialmente dirompente sul piano dei rapporti tra Italia e Usa. Che però aiuterebbe Cecilia Sala a lasciare la prigione di Evin.
Nel caso di Cecilia Sala la trattativa è semplice ed inequivocabile: si tratta di fare uno scambio uno contro una.
Rilasciare Abedini, impedendone il trasferimento negli Stati Uniti e ottenere la liberazione della giornalista italiana.
E' uno scambio che si può e si deve fare. Lo hanno fatto gli americani con i russi e gli israeliani con i palestinesi, in un contesto niente affatto "amichevole" o arrendista da una parte e dall'altra, con elementi accusati di gravi delitti.
Paradossalmente, lo scambio Abedini - Sala metterebbe in chiaro una volta per tutte il carattere terroristico del regime iraniano, con cui non si può trafficare nascondendo la dura repressione dei diritti civili e politici in quel paese come invece ha fatto l'Italia finora.
La liberazione di Cecilia Sala nel quadro di uno scambio di "prigionieri" dovrebbe comportare la fine dell'atteggiamento ambiguo dei governi italiani con il dispotico regime di Teheran, la fine dei rapporti economici che arricchiscono gli apparati repressivi della repubblica islamica e l'inizio di una nuova e diversa fase diplomatica.
#FreeCecilia
3 domande in cerca di risposte:
1 - quanto è importante Abedini per l'Iran?
2 - l'Iran potrebbe accettare altra "merce di scambio" per liberare Cecilia Sala?
3 - gli Stati Uniti potrebbero accettare la liberazione di Abedini per liberare Sala nel quadro di uno scambio di "prigionieri"?
i.fan.
Key1: Cecilia Sala keywords: Cecilia Sala, Abedini, Iran, USA, governo Meloni, Pasdaran,
Date Created: 02/01/2025 21:29:42