A Przemysl al confine tra Polonia e Ucraina oltre ai profughi Matteo Salvini ha trovato un sindaco anti-Putin che lo ha cacciato mostrandogli la maglietta con l'immagine del despota russo che il boss leghista amava indossare quando andava a Mosca.
Prima Draghi che non telefona a Zelensky, ora Salvini sbeffeggiato per le sue sgradite simpatie, mettono in imbarazzo l'Italia intera nel mezzo della più grave crisi mondiale degli ultimi 70 anni
da ilfattoquotidiano.it
Aveva detto che voleva andare in Ucraina con Caritas e Croce Rossa, ma entrambe le organizzazioni avevano smentito qualsiasi contatto. Poi ha voluto organizzare una trasferta in Polonia perché “aiutare queste donne, bimbe, madri e nonne è un dovere per ciascuno di noi”. La missione del segretario della Lega Matteo Salvini, tuttavia, al momento non è andata benissimo. Una volta arrivato alla stazione di Przemysl, la cittadina a una decina di chilometri dal confine con l’Ucraina punto d’approdo per migliaia di profughi, il leader del Carroccio è stato contestato non solo da un gruppetto di italiani ma anche dal sindaco della città Wojciech Bakun. Il primo cittadino ha prima ringraziato l’Italia e poi ha mostrato una maglietta con il volto di Putin, la stessa che Salvini indossò in una foto scattata nella Piazza Rossa, a Mosca. Poi si è rivolto a Salvini e gli ha detto: “Io non la ricevo (in Comune, ndr), venga con me al confine a condannarlo”. Quando ha capito l’antifona l’ex ministro ha tentato di rispondere al sindaco nel suo inglese (“Sorry, we are here for taking help refugees, children…”) e poi si è allontanato inseguito dalle contestazioni: “Buffone, vergognati“. Salvini non ha raccolto la provocazione dicendo di essere lì per portare “aiuti e la pace“. “Non ci interessa la polemica della sinistra italiana o polacca, siamo qui per aiutare chi scappa dalla guerra” ha aggiunto. Il sindaco Bakun, peraltro, è un esponente di Kukiz’15, un piccolo movimento di destra nazionalista e populista, fondato da un cantante punk rock, Paweł Kukiz.
Che Matteo Salvini nel suo putiniano cinismo abbia pensato di sfruttare la tragedia dei profughi ucraini per farsi un pò di propaganda, non dovrebbe stupire più di tanto.
Quello che stupisce e lascia interdetti è il fatto che nessuno lo abbia messo in guardia dei rischi a cui andava incontro.
E stupisce che anche il presidente del consiglio Draghi, messo al corrente di una iniziativa che coinvolgeva comunque l'immagine dell'Italia sul piano internazionale in un momento così delicato, non abbia sentito il dovere di dissuaderlo dall'impresa.
Salvini è il capo della Lega, partito che condivide con PD e M5S il peso maggiore della maggioranza "bulgara" di governo. Le sue iniziative al confine del fronte di guerra tra Russia e Ucraina coinvolgono sia l'Esecutivo sia le forze che lo appoggiano.
In Polonia o in Ucraina hanno altro a cui pensare che stare a fare i distinguo tra Matteo Salvini, Mario Draghi, Enrico Letta o Luigi Di Maio.
Per l'opinione pubblica internazionale Salvini è un rappresentante del governo italiano, è un filo-russo che va a farsi una macabra propaganda sulla pelle del popolo ucraino. Punto.
Per questo motivo viene cacciato via a furor di popolo.
In quindici giorni di invasione dell'Ucraina si tratta del secondo episodio negativo per l'immagine dell'Italia dopo quello che ha coinvolto direttamente Mario Draghi per la mancata telefonata a Zelensky. "l'ho cercato a telefono ma non era disponibile" la infausta frase del banchiere a cui Zelensky ha ironicamente risposto che "prossima volta farò in modo di fermare la guerra quando Draghi mi telefona".
Chissà perché l'Italia è ai margini della diplomazia internazionale in questi giorni così drammatici e importanti?
Abbiamo il "governo dei migliori" ma all'estero non lo sanno e nessuno ci vuole !