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Romi, Emily, Doron, Gaza, il ritorno

Romi, Emily, Doron, Gaza, il ritorno tra gioia lutti orrore misteri


i.fan. - 19 Gennaio 2025 - aggiornato il 19/01/2025 21:05:03 ID: 4513


Le immagini del rilascio di Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher le tre giovani ostaggi di Hamas aprono uno squarcio surreale sul destino di Gaza. E' l'inizio del ritorno, sia per gli ostaggi israeliani che per i diseredati palestinesi. E' un ritorno tra gioia lutti orrori e misteri e incertezze


Oggi inizia il tempo del ritorno per chi è sopravvissuto all'inferno di Gaza per 15 lunghissimi mesi.

 

Iniziano a tornare a casa Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher le tre giovani donne sequestrate da Hamas nel terribile attacco terroristico del 7 ottobre 2023.

 

VIDEO



Arrivano a bordo di un mezzo della Croce Rossa scortato da miliziani di Hamas in mimetica da combattimento che spuntano da ogni angolo dalle macerie dei quartieri di Gaza ridotti in briciole da bombe, missili e carri armati.

 

E la prima domanda strana ma reale che tutti si fanno è : ma da dove vengono questi individui vestiti di tutto punto, con fucili e furgoni ben lucidati, come se fossero sbucati da un set cinematografico e non dall'inferno di sangue, brandelli, stracci, mutilati e scheletrici per fame e freddo e paura che domina tutta Gaza?.

 

Dov'erano nascosti? come hanno fatto i 400mila soldati dell'IDF a non trovarli, pur avendo ucciso 50mila civili palestinesi e disseminato la piccola Striscia di Gaza di droni con telecamere intelligenti, capaci di scovare persino una mosca.

 

Mentre decine di migliaia di palestinesi malvestiti e malnutriti si avviano in lunghe file a piedi tra le macerie fangose di Gaza City o di Khan Younis, una sorta di lungo corteo tra il funebre e la processione dei sepolcri, a gruppi di famiglie per rintracciare l'angolo di strada dove un tempo c'era la loro casa, il cortile, il negozio, la vita di tutti i giorni sepolta sotto i bombardamenti, Hamas rispunta con il macabro "vestito della festa", la tuta e il passamontagna, il kalashnikov imbracciato, qualcuno ha un orologio al polso.

 

Festeggiano vittoriosi tra la folla di diseredati, che anch'essa è festante ma forse non per lo stesso motivo.
L'accordo per il cessate il fuoco e il rilascio di ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi, per Hamas è il segno della vittoria, la dimostrazione che l'orribile strage del 7 ottobre, Al Aqsa Flood, era l'inizio della vittoria, intramezzata da 15 mesi del fiume di sangue palestinese impastato nella polvere e nel fango.

 


Inizia il tempo del ritorno anche per centinaia di prigionieri palestinesi, condannati a rimanere in carcere per gran parte della loro vita e che porteranno in alto i ringraziamenti per la libertà ritrovata grazie ad Hamas, senza badare alla contabilità del prezzo di questa libertà apparente.

Cinquantamila morti, centomila invalidi, 2 milioni di civili senza una casa, un lavoro, una prospettiva. Nei panni dei prigionieri palestinesi è difficile provare gioia di fronte ad una tragedia immane. 

I prigionieri palestinesi liberati nello scambio con gli ostaggi israeliani non potranno tornare alle loro case in Cisgiordania, non potranno riabbracciare i familiari a Gaza, e hanno come unica destinazione l'esilio in qualche paese arabo.

 

 


Centinaia di persone si radunano lungo le strade dell'ospedale di Tel Hashomer mentre i tre ostaggi rilasciati vengono trasportati dall'elicottero delle IDF all'interno dell'edificio.

La folla applaude e canta mentre passano i furgoni che trasportano Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher.

Avishag Gadot, 20 anni, era lì con un gruppo di donne in servizio militare.

"Aspetto di vederle tornare a casa", dice.

"C'è tanta eccitazione ma anche tristezza per coloro che non sono ancora tornati e per i soldati che sono morti".

I pazienti del piano superiore aprivano la finestra per guardare giù.

Quando le ambulanze hanno raggiunto la piazza all'ingresso dell'ospedale, c'è stato un grande applauso. E le giovani donne hanno iniziato a cantare: Am Israel Chai – il popolo di Israele vive.

 

 


I crimini di Hamas hanno giustificato quelli di Israele, secondo le strategie criminali di Sinwar e Netanyahu.

 

Il boss israeliano, costretto all'accordo dal suo boss americano, a cui premeva festeggiare il reingresso alla Casa Bianca, ingoia le immagini dei sopravvissuti di Gaza che imbracciano il fucile.

Netanyahu ha già sottolineato che questa festa non sarà duratura, perchè tra un paio di mesi, con l'OK dell'amico Trum, ricomincerà ad uccidere donne e bambini palestinesi, per dare la caccia ai terroristi di Hamas.

 

Anche in Israele si festeggia, con il sorriso e le lacrime di tre giovani donne Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher che possono riabbracciare i loro familiari e tutti coloro che le hanno attese senza perdere la speranza. Molti degli ostaggi non potranno purtroppo godere della stessa gioia, ma qulla di oggi è l'inizio della festa del ritorno per le famiglie degli ostaggi e questo per un attimo allevia lo strazio di chi sa che non rivedrà vivo il proprio familiare.

 

Per una parte di Israele, forse minoritaria ma oggi prevalente, il ritorno degli ostaggi è una vittoria per tutti gli ebrei del mondo, l'inizio del tentativo di uscire fuori dal tunnel della guerra e dell'odio, di ritrovare una dolorosa normalità, per cercare di far dimenticare all'opinione pubblica mondiale l'odio accumulato contro la politica di Tel Aviv.


Per un'altra parte di Israele, quella che invoca la soluzione finale contro i palestinesi, non c'è nulla da festeggiare, ma solo minacce per tutti, soprattutto per i palestinesi.

 


Secondo il gruppo per i diritti umani Yesh Din, questa sera si sono verificati quattro attacchi da parte di coloni contro i palestinesi.

In un attacco precedentemente segnalato a Sinjil, due case e quattro veicoli sono stati dati alle fiamme.

A Ein Sinya, i coloni hanno dato fuoco a una casa.

A Turmusaya, decine di coloni hanno lanciato pietre contro i civili e danneggiato le proprietà.

Sulla Route 60, la principale autostrada nord-sud della Cisgiordania, i coloni stanno lanciando pietre contro i veicoli palestinesi in transito, afferma il gruppo.

"Questo è il messaggio che il governo israeliano e il ministro della Difesa Katz inviano quando cercano di 'rafforzare e incoraggiare' gli insediamenti: violenza dei coloni contro palestinesi innocenti senza una risposta da parte delle forze di sicurezza", afferma Yesh Din in una dichiarazione.


Netanyahu ha strizzato l'occhio a questa parte violenta e crudele del popolo ebraico, simboleggiata da Smotrich e Ben Gvir, gli ha fatto capire che l'amico Trump non li deluderà e che torneranno di nuovo i giorni della guerra contro i palestinesi.

 

A meno di un miracolo molto improbabile, questi giorni di gioia per il ritorno cederanno di nuovo il posto ad altri terribili giorni di lutti, terrore, scontri e odi senza fine.

 

 

 

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L'accordo su cessate il fuoco a Gaza e rilascio degli ostaggi sembra un punto a favore di Hamas, perché Trump vuole entrare alla Casa Bianca come un boss pacificatore tra clan rivali. Ma subito dopo restituirà il favore a Netanyahu e tornerà l'inferno per i palestinesi?

16 Gennaio 2025 - Leggi Accordo Gaza Israele Hamas Donald Trump Netanyahu Palestina Gaza

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Key1: Gaza cessate il fuoco keywords: Romi Gonen, Emily Damari, Doron Steinbrecher, Gaza, Guerra di Gaza, ostaggi, Hamas, Israele, Netanyahu, Palestina,

Date Created: 19/01/2025 19:13:24


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