A tre mesi dalle elezioni per il nuovo sindaco di Roma il candidato più accreditato per la vittoria finale è er' monnezza, forte di una presenza diffusa sul territorio e in particolare nei quartieri popolari tradizionali. Raggi, Gualtieri e Michetti contro l'immondizia hanno già perso.
Era meglio quando si stava peggio, sentenziano i vecchi rancorosi nostalgici.
A Roma era meglio quando covid-19 costringeva tutti a stare chiusi dentro casa e a produrre molta meno immondizia.
Con la riapertura di bar, negozi, ristoranti e con la ripresa dei consumi individuali è ritornata anche l'immondizia, cioè l'anello finale di quello che viene comprato, consumato, scartato, sballato, sostituito, "rfiutato".
Roma è invasa dai cumuli disgustosi di rifiuti che l'azienda comunale AMA (Virginia Raggi) non raccoglie perchè non sa dove trasportarli.
I centri di trattamento TMB sono chiusi per sabotaggio o incuria, l'export di monnezza verso le regioni del Nord si è esaurito, le discariche non ci sono e la Regione Lazio (Nicola Zingaretti) fa di tutto affinché non ci siano almeno fino a settembre, quando si vota per eleggere un sindaco che dichiari (mentendo) di risolvere il problema "monnezza".
Perchè è evidente che la migliore campagna elettorale si farà lungo i marciapiedi della Capitale invasa dai rifiuti nauseabondi ed è scontato che quando si tratta di speculare sulla rabbia e sull'immondizia la destra diventa imbattibile.
La sindaca Raggi ha fallito, senza attenuanti, nemmeno quelle, plausibili, che a Roma sia stato messo in atto un sabotaggio per far esplodere la bomba rifiuti proprio alla vigilia del voto.
Non ci sarebbe da meravigliarsi ma la Raggi aveva tutto il tempo per prevedere e prevenire le manovre sia del PD che di Meloni-Salvini per far precipitare la situazione in vista delle elezioni.
Quel tempo ormai è scaduto, e non esistono attenuanti per lo scandaloso degrado di cui i cittadini di Roma sono rabbiosamente vittime e testimoni.
Nicola Zingaretti vuole commissariare la Raggi per incapacità. Ha ragione, ma nessuno gli impedisce di farlo, se si mette d'accordo con Mario Draghi, e le leggi consentono sia alla Regione che al governo centrale di lavarsi le mani del problema "monnezza" o quantomeno di non sporcarsele troppo.
Perchè la monnezza dei romani è un problema del sindaco di Roma, rientra nei suoi poteri sia quando ci si costruiscono sopra grandi affari e corruttele sia quando ci si affoga dentro. per incapacità o non curanza.
A ciascuno la sua "monezza"!
Circolano su internet le proposte di associazioni e movimenti per organizzare clamorose proteste simboliche come quella di invitare ogni cittadino a scaricare il proprio sacchetto di rifiuti in una delle piazze o nei luoghi che simboleggiano il Potere a Roma.
Ad esempio il Campidoglio ma anche piazza Montecitorio, o Palazzo Chigi o la Pisana.
Migliaia di sacchetti silenziosamente depositati nei luoghi di passeggio e passaggio del Potere.
In modo che anche loro siano partecipi dei fasti mefitici della Capitale.
Cosa c'entra il governo con la monnezza di Roma?
Fino a qualche decennio fa il problema dei rifiuti poteva essere confinato e gestito nell'ambito locale.
Ma l'aumento sfrenato dei consumi, perseguito e incentivato a tutti i livelli e il ritmo più veloce di sostituzione dei beni durevoli, hanno trasformato il problema dello smaltimento dei rifiuti in tutti i paesi del mondo e soprattutto nelle aree metropolitane.
Gli inceneritori non li vuole più nessuno, nemmeno la Cina, la plastica ricopre terre e mari, il riciclo è marginale, il risparmio è vituperato.
Come si fa a sostenere che i rifiuti sono un "problema locale"?
E' necessario occuparsi dei rifiuti prodotti soprattutto nelle metropoli e nelle zone industriali nell'ambito di strategie trasversali e globali. Strategie a cui dovrebbero partecipare, per responsabilità e condivisione, gli enti locali ma anche i governi centrali.
Ma invece si preferisce trattare i rifiuti allo stesso modo di sempre, tra mafie e disinteresse.