Dopo la pandemia di COVID-19 durata 3 anni e decine di milioni di morti, senza contare gli effetti del long Covid, era legittimo aspettarsi che i governanti del mondo avessero capito la dura lezione su come si previene e si affrontano le minacce alla salute nell'era della globalizzazione.
Ci eravamo illusi, come dimostra l'insorgenza dell'epidemia di MPOX, il vaiolo delle scimmie endemico da anni in alcune zone dell'Africa, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Prima di Ferragosto arriva la notizia che la OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità - quella che ritardò di oltre un mese la decisione di proclamare il rischio mondiale del Covid - ha deciso di dichiarare l'emergenza sanitaria internazionale per il contagio del vaiolo delle scimmie / MPOX.
Dopo 3 giorni arriva il primo caso di contagio mpox del ceppo clade1 in Europa, rilevato in Svezia a Stoccolma.
Poi altre segnalazioni e scoppia sui media e nell'opinione pubblica la paura del "vaiolo delle scimmie che viene dall'Africa".
Qualche leghista utilizza l'occasione per propagare le solite schifezze razziste: "come ci si difende dal vaiolo che viene dall'Africa? chiudendo le frontiere ... alle 'scimmie' ", e i vannaccisti chiedono la "segregazione sanitaria" per tutti gli immigrati presenti in Italia.
Ma la nuova emergenza virale Mpox è un atto d'accusa proprio nei confronti dei governi dei paesi occidentali, primi tra tutti quelli come l'Italia che avevano elaborato la sofisticata quanto demagogica strategia contro l'immigrazione clandestina del "aiutiamoli a casa loro, e nel frattempo li respingiamo".
Perché si scopre che il Congo aspetta da anni che qualcuno lo aiuti a circoscrivere e debellare l'mpox con un costo ridotto e ampiamente alla portata delle nazioni più ricche. Nessuno ha aiutato il Congo, "perché tanto il problema non ci riguarda", in Europa le scimmie non ci sono e quindi neanche il vaiolo.
Non solo niente scorte di vaccino in Congo, ma addirittura neanche i farmaci di base che potrebbero servire ad alleviare i sintomi e salvare qualche vita.
Leggo su un media congolese che gli abitanti dei villaggi in cui l'epidemia è più diffusa devono pagarsi le medicine di tasca propria:
Vaiolo delle scimmie a Mbandaka: i pazienti pagano i farmaci
A Mbandaka, nella provincia dell'Equateur, le famiglie dei malati di vaiolo delle scimmie devono affrontare elevate spese giornaliere per i medicinali, che a volte raggiungono i 30.000, 50.000 o addirittura 70.000 franchi congolesi al giorno. Questa situazione è stata rivelata giovedì 15 agosto su Radio Okapi da alcuni parenti di pazienti.
“ Noi, la famiglia, dobbiamo comprare noi stessi le medicine e portarle per curarlo. Ogni giorno spendiamo più di 30.000 (1 euro=3000 fc), 50.000, anche 70.000 franchi congolesi. Non ne possiamo più! Ma le cure, l’acqua e l’alloggio sono effettivamente gratuiti ”, ha testimoniato il genitore di un paziente.
Questi pazienti sono ricoverati presso il centro di riferimento per il trattamento della malattia del vaiolo delle scimmie, dove deplorano anche la mancanza di cure nutrizionali. Nonostante ciò, le visite in questo centro, situato di fronte al Wangata General Reference Hospital, sono gratuite. Questo centro è stato aperto poco dopo lo scoppio dell'epidemia, che ha già raggiunto 667 persone, con un tasso di mortalità del 6%.
Il centro dispone di un team di 19 operatori, di cui 3 medici, 8 infermieri e 8 igienisti. Le strutture, che comprendono uffici con magazzini, padiglioni con box e servizi igienici per i pazienti, sono in buone condizioni, con accesso alla luce e all'acqua.
Il dottor Guerschome Bolisomi, assistente clinico del centro, spiega il processo di accoglienza dei pazienti: “Quando un paziente affetto da vaiolo delle scimmie arriva qui, prima lo consultiamo e facciamo una diagnosi sospetta. Successivamente, gli esami di laboratorio confermano o smentiscono la presenza del vaiolo delle scimmie. »
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The Lancet:
Escalation dell'epidemia di mpox nella Repubblica Democratica del Congo
ricerca di Alix Boisson-Walsh Pubblicato:Luglio 09
Un'epidemia di mpox a causa di una nuova pericolosa sotto clade nella Repubblica Democratica del Congo sta causando preoccupazione a livello internazionale, ma nel paese non è disponibile alcun vaccino. Lo riferisce Alix Boisson-Walsh.
La Repubblica Democratica del Congo (RD Congo) è alle prese con un'epidemia significativa di mpox, una malattia virale che ha visto una recrudescenza negli ultimi anni. Questa epidemia ha sollevato allarmi a livello nazionale e internazionale a causa della sua rapida diffusione, con casi segnalati triplicati all'inizio di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2023, e della trasmissione di una variante del clade I con sintomi più gravi. La Repubblica Democratica del Congo, già gravata da molteplici sfide per la salute pubblica, si trova di fronte a un compito considerevole nel controllo di questa epidemia, che rappresenta un rischio sostanziale di diffusione nei paesi vicini e oltre.
L'Mpox è una malattia virale zoonotica che presenta sintomi simili al vaiolo, anche se generalmente meno gravi. La malattia mpox è divisa in due cladi: il clade I, endemico dell'Africa centrale, e il clade II, endemico dell'Africa occidentale. Il Clade II, che causa sintomi più lievi, ha portato all'epidemia globale a partire dal 2022. I sintomi dell'mpox iniziano tipicamente con febbre, mal di testa, dolori muscolari e linfoadenopatia, seguiti da un'eruzione cutanea che progredisce in pustole e croste.
L'mpox si diffonde dagli animali all'uomo attraverso morsi o graffi e altri contatti con animali infetti e tra gli esseri umani attraverso goccioline respiratorie, fluidi corporei o oggetti contaminati.
Le autorità sanitarie della Repubblica Democratica del Congo hanno segnalato per la prima volta l'ultimo focolaio di clade IB a Kamituga, una città mineraria densamente popolata nel Sud Kivu, nell'ottobre 2023.
Secondo quanto riferito, l'epidemia è iniziata nelle prostitute e si è diffusa rapidamente a causa dell'elevata trasmissibilità della variante e della natura internazionale della città mineraria. Il dottor Placide Mbala, capo del dipartimento di epidemiologia e salute globale e direttore del Centro di ricerca clinica presso l'Istituto nazionale di ricerca biomedica (INRB) nella Repubblica Democratica del Congo, ha spiegato: "Il movimento transfrontaliero per le imprese minerarie e commerciali sta diffondendo l'epidemia dalla RDC ai paesi vicini come Burundi, Tanzania e Ruanda. Inoltre, le prostitute, sia congolesi che quelle che viaggiano da altri luoghi, se infette, contribuiscono alla diffusione della malattia in quanto possono portare l'mpox nelle loro case dopo aver visitato la città mineraria per lavoro".
Il dottor Marcel Yotebieng, professore presso il Dipartimento di Medicina dell'Albert Einstein College of Medicine (Bronx, NY, USA), ha dichiarato: "La scoperta di una sotto clade del clade I di mpox, quasi simultanea con la prima osservazione della trasmissione sessuale del clade I, è motivo di allarme. Se la nuova sotto clade è più adatta alla trasmissione sessuale, le implicazioni per la salute pubblica potrebbero essere enormi, in particolare per le donne in età riproduttiva". Il modello di trasmissione atipico e virulento di questa variante complica gli sforzi per controllare l'epidemia. Nel 2024, al 23 giugno, nella Repubblica Democratica del Congo sono stati segnalati un totale di 9400 casi e 399 decessi (un tasso di mortalità del 4,2%).
Questa nuova epidemia è particolarmente preoccupante perché il suo alto tasso di trasmissione sta ora colpendo in modo sproporzionato i bambini. Il clade I è più grave e ha un tasso di mortalità più elevato rispetto al precedente focolaio di clade IIB di 2 anni fa. L'elevata incidenza tra i bambini è dovuta principalmente alla trasmissione all'interno delle famiglie e al contatto con piccoli mammiferi.
The Lancet:
L'ondata di mpox africani mostra la mancanza di accesso ai vaccini
ricerca di Paul Adepoju Pubblicato:Luglio 06
Gli esperti affermano che i focolai in Sudafrica e nella Repubblica Democratica del Congo illustrano la necessità di un accesso più equo ai vaccini contro l'mpox. Paul Adepoju riferisce.
Focolai di mpox molto diversi tra loro sono in aumento in Sudafrica e nella Repubblica Democratica del Congo. Mentre il Sudafrica combatte un alto tasso di mortalità tra un gruppo specifico, la Repubblica Democratica del Congo deve affrontare un'epidemia diffusa che colpisce principalmente i bambini. Gli esperti affermano che entrambi i focolai evidenziano la necessità di una maggiore sorveglianza e di un accesso equo ai vaccini e ai trattamenti.
In Sudafrica sono stati ufficialmente confermati 16 casi di mpox, tra cui tre decessi, che colpiscono principalmente uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM). Nel frattempo, la Repubblica Democratica del Congo è alle prese con un'epidemia più estesa, con oltre 7851 casi e 384 decessi segnalati solo nel 2024, per lo più tra i bambini di età inferiore ai 15 anni. Una nuova variante del virus rilevata nella provincia del Sud Kivu solleva preoccupazioni anche per l'aumento della trasmissibilità e della gravità, ponendo ulteriori sfide agli sforzi di contenimento nella Repubblica Democratica del Congo.
"L'epidemia sudafricana è guidata dagli stessi fattori dell'epidemia globale del 2022, che colpisce principalmente gli MSM attraverso i rapporti sessuali e il contatto pelle a pelle", ha dichiarato a The Lancet Tulio de Oliveira, direttore del Centro per la risposta alle epidemie e l'innovazione in Sudafrica. L'analisi genomica condotta nel suo laboratorio mostra che il ceppo che circola in Sudafrica è lo stesso che circolava a livello globale, che è noto per colpire in modo sproporzionato gli individui immunocompromessi, in particolare quelli con HIV non trattati. Mentre le autorità sudafricane stanno sensibilizzando e formando gli operatori sanitari sulla diagnosi di mpox, la maggior parte dei casi diagnosticati presenta ancora sintomi gravi, indicando, ha detto de Oliveira, che i casi più lievi potrebbero non essere rilevati.
Sebbene il tecovirimat venga utilizzato per il trattamento nei casi più gravi, l'accesso ai vaccini rimane una sfida importante in Sudafrica. "Paesi come il Canada hanno fornito due dosi di vaccino agli MSM, ma il Sudafrica sta ancora negoziando l'accesso", ha detto de Oliveira. Ha sottolineato l'urgenza di garantire vaccini per le popolazioni chiave e gli operatori sanitari per prevenire un'ulteriore trasmissione.
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RDC: il Ministro della Salute Roger Kamba fa il punto sul sistema di risposta strutturata contro il vaiolo delle scimmie (Mpox) e rassicura che la situazione è sotto controllo ma
“Il Paese ha bisogno di circa 3,5 milioni di dosi di vaccini perché stimiamo che se vacciniamo poco più di 2,5 milioni di persone nel nostro Paese, potremmo fermare la malattia”, ha dichiarato il ministro Samuel Roger KAMBA MULAMBA.
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