ZELENSKY A CAPITOL HILL, PRIMA DELLA BATTAGLIA D'INVERNO
21 Dic 2022 - Con una decisione rischiosa e coraggiosa, il Presidente ucraino Zelensky vola da Kyiv a Washington per parlare al popolo americano dall'aula di Capitol Hill, dove si discute il pacchetto di aiuti all'Ucraina in armamenti prima della decisiva battaglia d'inverno.
Zelensky parlerà direttamente al cuore degli americani, mostrerà le atrocità e i crimini dei soldati di Putin, chiederà a Joe Biden e agli USA di difendere la democrazia in Ucraina e in Europa.
Non fatevi ingannare dalla foto "natalizia" di Lukashenko con Putin. L'albero alle loro spalle non ha luci e palline ma missili e bombe.
Non è stata una sorpresa.
Il viaggio di Vladimir Putin a Minsk era stato deciso e preparato più di un mese fa, con la "strana morte improvvisa" del ministro degli esteri bielorusso Vladimir Makei, considerato un elemento non "addomesticabile" facilmente dalle lusinghe della Russia.
Anche i ciechi hanno visto nella morte (uccisione) di Makei un chiaro avvertimento per Alexander Lukashenko, boss dell'Ucraina, messo da Putin a fare da cane da guardia ad una nazione che considera parte integrante del suo impero, ma che finora aveva dovuto mantenere una parvenza di indipendenza.
L'incontro Putin - Lukashenko è servito a sugellare la resa definitiva della Bielorussia, che di fatto diventa una provincia dello Zar, una base militare del criminale russo da cui lanciare l'imminente, prossimo attacco contro l'Ucraina e in particolare la capitale Kyiv.
Sul territorio bielorusso sono già presenti alcune decine di migliaia di soldati russi, quelli della "mobilitazione" speciale, mandati in finto addestramento a sud di Minsk, verso il confine ucraino. Serviranno per l'attacco da terra direttamente verso la capitale Kyiv, che i russi non riuscirono a conquistare nel marzo scorso grazie all'eroica difesa ucraina .
All'epoca non potevano ufficialmente contare sull'appoggio della Bielorussia, a causa delle titubanze di Lukashenko per non giustificare anche l'entrata in guerra di Polonia e Paesi Baltici, ovvero la NATO.
Dopo 300 giorni di guerra feroce, sanguinosa e criminale Putin ha deciso di rimuovere l'ultimo velo che lo separa dalla escalation definitiva: l'entrata in guerra della Bielorussia, ovvero il suo utilizzo come base militare per aggredire Kyiv da Nord, mentre altri 200 mila "mobilitati russi sono pronti a sferrare un attacco da est (Donbass).
Una manovra a tenaglia con cui piegare definitivamente la resistenza ucraina.
Se Putin perde la "battaglia d'inverno" rischia di essere cacciato a primavera
Nei piani di Vladimir Putin questa dovrà essere la battaglia finale per arrivare a Piazza Maidan e a Odessa, prima di dichiararsi soddisfatto e dettare le condizioni di resa a Volodymir Zelensky (se non lo avrà già ucciso).
Nell'incontro del 19 dicembre, Lukashenko ha firmato gli accordi per cedere alla richiesta di Putin. La Bielorussia avrà altri prestiti da Mosca, avrà il gas russo a prezzo speciale di favore, potrà esportare più merci, e riceverà in "regalo" sul suo territorio un impianto nucleare e un paio di raffinerie di petrolio russo.
In cambio il dittatore bielorusso offre l'utilizzo delle sue basi militari e delle sue truppe, e consentirà il lancio verso Kyiv dei missili Iskander ad alta precisione dal territorio bielorusso in modo da non consentire ai sistemi ucraini di intercettarli in tempo utile.
In attesa dell'attacco finale, Putin continua a lanciare missili e droni iraniani contro le infrastrutture energetiche per colpire la popolazione lasciandola al gelo dell'inverno, senza riscaldamento e senza acqua.
Per Zelensky e l'Ucraina arriveranno giorni durissimi, ancora più duri dei 300 terribili e orribili già passati. I missili Patriot americani per la difesa della capitale rischiano di arrivare troppo tardi o di non essere sufficienti.
Per Putin si tratta di un passaggio fondamentale della guerra scatenata il 24 febbraio scorso: deve cercare di chiudere vittoriosamente l'aggressione che va avanti da quasi un anno rivelando i crimini e le debolezze del regime, mentre cresce il malcontento interno e si aggrava la crisi economica.
Se perde la "battaglia d'inverno", rischia di essere cacciato a primavera.
Ora più che mai è necessario dare sostegno e armi al popolo ucraino per difendersi dall'assalto finale di Putin.