Nel Medioevo l'imperatore aveva pieno dominio sulla scala sociale sottostante. I vassalli ubbidivano a qualsiasi richiesta e altrettanto pretendevano da chi gli era sottoposto. Fino ai servi della gleba. Talvolta l'imperatore entrava in conflitto con qualche vassallo al quale veniva riservata una lezione esemplare, che fosse di monito anche agli altri.
Il sistema bancario è molto simile a quello feudale. L'imperatore è incarnato dal capo dei banchieri, il banchiere centrale, mentre i banchieri vassalli sono gli amministratori o proprietari delle singole banche.
Per intenderci schematicamente, nel caso italiano l'imperatore è il boss della Banca d'Italia Ignazio Visco, i vassalli sono i potenti amministratori delegati di Intesa Sanpaolo, Unicredit e via tutti gli altri in ordine di importanza.
La forza e il dominio dell'imperatore bancario si esercitano di solito in modo silenzioso e opaco. Aggregazioni, alternanze, gestione dei confini, degli assetti di potere e delle diatribe, interpretazione delle regole sfuggono agli occhi e alla comprensione del comune cittadino. Mentre i rappresentanti politici si compiacciono dei favori scambiati.
A meno che non accada qualcosa di grosso, di non occultabile, una crisi improvvisa che imbarazza i governanti e richiede una gestione diversa e difficile. Ma qualunque cosa accada, una cosa è certa e ben chiara: come nel medioevo, la salvezza dell'imperatore viene prima di tutto e casomai sono i vassalli a dover pagare il prezzo anche dei suoi errori.
La responsabilità di una crisi bancaria, scaricata su migliaia di risparmiatori ignari e miliardi di euro di danni pagati dai contribuenti, non sarà mai attribuita all'imperatore ma sempre (o quasi) al vassallo di turno, che fino a quel momento riteneva di essere protetto e poi improvvisamente cade in disgrazia.
Una descrizione di questo fenomeno di gestione medioevale del potere bancario la fornisce Giovanni Schiavon nell'audizione davanti alla Commissione Parlamentare di inchiesta sulle banche.
Giovanni Schiavon era un piccolo feudatario di Veneto Banca, di cui è stato vicepresidente per alcuni mesi, ma soprattutto ex Presidente del Tribunale di Treviso.
La storia che racconta è molto simile a quella più recente di una banca i cui vassalli sono stati "scaricati" cioè sacrificati da chi per anni li aveva usati anche per sistemazioni nei confini dell'impero.
Alludo alla Banca Popolare di Bari e ai suoi ex proprietari-vassalli della potente famiglia Jacobini, ora ridotta in disgrazia e indagata per le malefatte compiute nell'esercizio dei loro doveri di vassallaggio, sia a danno dei soci-risparmiatori truffati sia a favore degli imprenditori tipo Fusillo collusi.
Quando a dicembre del 2019 scoppia lo scandalo della Banca Popolare di Bari che covava da anni, tutti si chiedono come avesse fatto la Banca d'Italia ad autorizzare l'acquisizione del feudo Tercas (banca tecnicamente fallita) da parte della Popolare di Bari dell'ambizioso vassallo Marco Jacobini.
La Banca d'Italia, che all'epoca del crac di Banca Etruria e banche venete, si era difesa dicendo che non aveva i mezzi per intervenire, nel caso di Popolare Bari annaspa e si arrampica sugli specchi.
Questa volta ci sono alcune evidenze che sfuggono al controllo dell'Istituto di Vigilanza. Ci sono dei magistrati a cui un tale Luca Sabetta, dirigente assunto con il placet della Banca d'Italia per fare da foglia di fico nell'affare Tercas, aveva raccontato gli intrecci che intercorrevano tra la Vigilanza di Banca d'Italia e gli amministratori di Popolare Bari, tra cui il Direttore Generale De Bustis.
Si inizia a vociferare che la magistratura abbia aperto un'indagine parallela a quella sugli Jacobini e C, un fascicolo in cui sarebbe implicato anche una alto dirigente della Banca d'Italia, che non solo era a conoscenza da tempo dei misfatti ma che avrebbe fatto pressioni sulla banca barese affinchè si caricasse il peso del salvataggio Tercas.
Il nome coperto da OMISSIS nell'audizione di Schiavon va cercato tra quelli che compaiono anche nell'indagine barese e nella relazione al Bilancio della Popolare di Bari del 2018?
.... dal Bilancio 2018 della Banca Popolare di Bari - approvato solo a fine luglio 2019 l'inusuale ringraziamento dell'Assemblea dei Soci PopBari, ai membri della Vigilanza di Bankit:
Il nostro piu' vivo apprezzamento va ancora una volta alla Banca d'Italia, ... Un ringraziamento particolare, per la loro costante disponibilita' e l'attenzione nei confronti della Banca va al dott. Lanfranco Suardo, al dott. Roberto Caramanica, alla dott.ssa Emanuela Salvi, alla dott.ssa Eleonora Sucato e al dott. Ignazio Avella, anche nel 2018 nostri piu' diretti referenti all'interno del Servizio Supervisione Gruppi Bancari.
Strano, manca solo il nome del capo supremo della Vigilanza di Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, che compare in una oscura intercettazione tra Marco Jacobini e la moglie di due anni prima:
Marco per moglie. Marco dice che è andata benissimo e che terza persona (Barbagallo) ha detto per quanto attiene l’ispezione, di attendere che l’ispezione gli arriva e che devono fare un cambio, cioè Gianluca deve fare l’amministratore Delegato altrimenti la Banca se ne va a puttane, Papa diventa presidente e lui fuoriesce diventando presidente onorario. Marco aggiunge che gli ha detto parole importanti.
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I magistrati si stavano minacciosamente avvicinando al castello dell'imperatore, come si evince dalle 402 pagine dell'ordinanza 24 gennaio 2020 del GIP Francesco Pellecchia
Incalzato dal PM Rossi, l'omonimo ex Direttore Generale della Banca d'Italia Salvatore Rossi risponde in modo incerto
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Sig. ROSSI S.:...lo rileviamo, è una delle ragioni alla base dell’aver messo le due restrizioni in atto. I due figli stanno ancora là, indubbiamente. Adesso io, diciamo, ne conosco uno, ma l'altro no, mi dicono che uno sia intelligente, l'altro un po' meno, non lo so, ma questi sono pettegolezzi. Per quello che risulta a me, l'organizzazione complessiva della banca è migliorata, è migliorata al punto da meritarsi la rimozione
di queste due misure restrittive, la più importante delle quali di gran lunga è il divieto di crescita per linee esterne, perché nel frattempo la Bari si era proposta come acquirente di Tercas, e aveva dimostrato anche con i fatti di poterlo fare efficacemente.
…omissis…”
Risulta evidente, dunque, per stessa ammissione del Direttore Generale di Banca d’Italia, tra l’altro firmatario della revoca del provvedimento di blocco ex art. 53, che tale decisione veniva assunta sulla base della convinzione raggiunta dall’Organo di Vigilanza di un effettivo e concreto impegno di Banca Popolare nella rimozione dei profili di criticità, in realtà mai avvenuto.
Inoltre, tale revoca del provvedimento sanzionatorio veniva anticipata da un’altra decisione favorevole assunta dalla Banca d’Italia; dopo le controdeduzioni deliberate dal CdA della “Bari” il 23.10.2013 e, precisamente in data 04.11.2013, Banca d’Italia emetteva provvedimento n. 1007814/13 con il quale “autorizzava l’intervento di sostegno del FITD (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) a favore della Banca Tercas per il contributo di 280 milioni di Euro”.
Con tale provvedimento, in sostanza, Banca d’Italia accoglieva favorevolmente la iniziativa di Popolare di Bari di intervenire per il salvataggio del Gruppo TERCAS-CARIPE, ritenendo già a quella data – e quindi, ancor prima di procedere alla rimozione formale del blocco di crescita per linee interne ed esterne adottate ex art. 53, più volte citato –la “Bari” Istituto in grado di ampliare il proprio assetto societario con possibilità di “crescita per linee interne o esterne, nonché dall’assunzione di partecipazioni”.
Tale contestualità temporale tra la rimozione del provvedimento di blocco, la scelta della Popolare di presentarsi per il salvataggio della Banca TERCAS e la data di redazione delle controdeduzioni da parte della Bpb emergeva in modo chiaro dal contenuto dei verbali del CdA del 17 ottobre 2013 e di quello immediatamente successivo del 23 ottobre 2013.
Le controdeduzioni redatte nell’anno 2013, pertanto, rappresentavano artatamente a Banca d’Italia una situazione aziendale e gestionale apparentemente migliorativa, ritenuta idonea dall’Organo di Vigilanza per superare i profili di criticità contestati in sede ispettiva ai vertici della Banca e, quindi, ostativa in concreto dell’esercizio delle funzioni di vigilanza di Banca d’Italia (art.2638 comma 2° c.c.).
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Nella stessa ordinanza i magistrati arrivano alla conclusione che tra De Bustis (DG di Pop Bari) e Carmelo Barbagallo Dirigente Responsabile Vigilanza della Banca d'Italia ci fosse un accordo per eliminare l'ostacolo Luca Sabetta, che metteva bastoni tra le ruote nell'affare Tercas
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Il 13.12.2013, pochi giorni dopo l’invio della mail di sollecitazione da parte del SABETTA, questi veniva nuovamente convocato dal Direttore Generale, Ing. DE BUSTIS, il quale gli comunicava di essere stato informato dal Responsabile del Dipartimento di Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, dr. Carmelo BARBAGALLO, dell’esistenza di un conflitto di interesse tra il SABETTA quale C.R.O. e lo stesso DE BUSTIS in qualità di direttore generale in virtù del fatto che i due avessero lavorato insieme in passato in alcune Aziende (Banca del Salento-Banca 121 e Monte dei Paschi di Siena) e indicava pertanto agli esponenti della Banca presenti a quell'incontro con l'altissimo Vertice della Vigilanza di Banca d'Italia, la necessità di una immediata risoluzione del conflitto di interessi. Si tratta del medesimo conflitto d'interessi che (come prima evidenziato), nei colloqui pre-assunzione, lo stesso Direttore Generale DE BUSTIS aveva categoricamente escluso, asserendo di aver effettuato una esplicita verifica con esponenti della medesima Autorità di Vigilanza. È opportuno sottolineare che dall’assunzione del SABETTA (21 ottobre 2013) al giorno 13 dicembre, non era mai giunta al SABETTA alcuna segnalazione formale che contestasse un tale conflitto di interessi, neanche dall’organo di Vigilanza, Banca d’Italia.
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Perchè Carmelo Barbagallo, dirigente tra i più influenti della Banca d'Italia si premura di avvisare De Bustis che il Sabetta era in conflitto d'interessi nel ruolo di CRO della banca?
Perchè Barbagallo pochi mesi prima del commissariamento della Popolare di Bari viene spostato ad altro incarico, e poi lascia Bankit e assume l'incarico di responsabile antiriciclaggio del Vaticano?!
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La lista dei "perché" attorno alla Banca Popolare di Bari potrebbe continuare a lungo.
Perchè il ruolo di Presidente del CdA della nuova Banca Popolare di Bari - quella risanata con i miliardi dei contribuenti italiani - è stato affidato all'ex Capo della Polizia De Gennaro?
Perchè gli unici filoni di inchiesta di cui si parla sono quelli che coinvolgono gli ex vertici (pardon vassalli) Jacobini e C. e il gruppo Fusillo, mentre non si parla più dello strano salvataggio TERCAS e delle responsabilità di Banca d'Italia?
Cosa c'è di più inutile della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulle Banche?
A chi giova rivangare le colpe dei banchieri? Ora sono al governo, c'è covid e il Recovery Plan e bisogna stare uniti.
E a nessuno venga in mente di accostare il nome di Mario Draghi a quello di Banca d'Italia.
Il sistema bancario, in Italia come nel resto del mondo, non ha mai oltrepassato il Medioevo.
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Date Created: 08/06/2021 17:02:15