Ora che Draghi si è davvero dimesso, alla fine di una delle più surreali sceneggiate della surreale politica italiana, le domande che ci poniamo sono due.
La prima, perché SuperMario ha scelto di non stare più al gioco di Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi e anziché mediare ha accentuato le critiche e gli attacchi a coloro che avrebbero dovuto votargli la fiducia (dando per scontata quella di Enrico Letta?).
Risposta abbastanza ovvia: Draghi non cercava mediazioni ma lo scontro fino alle estreme conseguenze, ovvero fino alla caduta del suo governo e probabilmente all'uscita dalla scena politica italiana.
Qualcuno ipotizza che Draghi possa mettersi alla testa di un cartello elettorale di partiti e movimenti di centro, da Carlo Calenda a MariaStella Gelmini, passando per Matteo Renzi.
Non credo che l'ex capo della BCE abbia intenzione di farlo.
Lui si vede in ben altro ruolo e collocazione. Aspirava a diventare Presidente della Repubblica italiana, ma a febbraio Conte e Salvini gli hanno sbarrato la strada e segato le ali, creando le premesse per l'epilogo di questi giorni.
In teoria Draghi potrebbe ancora diventare Presidente nel caso in cui Mattarella decidesse di accorciare il suo secondo settennato subito dopo le elezioni anticipate, ma dopo i veleni sparsi attorno alla caduta del governo, anche questa ipotesi sembra non più praticabile.
Resta invece aperta la porta per un futuro incarico di Draghi in un ambito europeo, ad una condizione però: che la sua immagine non sia troppo vicina a quella dell'Italia che uscirà dalle prossime urne, ovvero fragile e dominata da una destra estranea ai due schieramenti politici europei maggioritari, i Popolari e i Socialdemocratici.
Draghi ha bisogno di smarcarsi dai corridoi dei palazzi romani se vuole avere qualche speranza di restare a galla nei circoli del Potere tra Francoforte, Parigi, Bruxelles.
Per questo non è sceso a patti né con Conte né con Salvini, perché non aveva alcun interesse a restare a Palazzo Chigi prigioniero di una situazione che lo avrebbe messo sempre più in cattiva luce presso i suoi estimatori europei.
Perso il treno per il Quirinale a Draghi non resta che espatriare in cerca di un ruolo di prestigio di cui si ritiene all'altezza. Aver dato l'aut aut a Salvini e Conte è perfettamente coerente con il suo stile e i suoi obiettivi.
Chi resta con il cerino in mano in mezzo ad un campo di sterpaglie nell'estate più calda e siccitosa che mai è l'Italia, con il suo ceto politico arrogante, corrotto, incompetente e cinico.
Un ceto cresciuto e involuto negli ultimi dieci anni verso livelli inimmaginabili.
Giorno dopo giorno, storia dopo storia, da Renzi a Grillo, da Berlusconi a Salvini, da Di Maio a Meloni, tralasciando altre decine di comprimari e portaborse, il ceto politico italiano si è plasmato con un'unica creta, quella della totale irresponsabilità, l'abisso tra promesse e realtà, la demagogia al Potere senza doversi preoccupare delle conseguenze di ciò che si dice e si fa.
Nelle ore in cui Draghi ha deciso di staccarsi la spina, tutti gli opinionisti ripetevano l'imbarazzante quesito: "Ma come si fa ad essere così irresponsabili da far cadere il governo nel pieno di tante crisi devastanti? dall'Ucraina al Covid, dall'inflazione all'emergenza climatica?"
Irresponsabili, ma chi li ha scelti, chi li ha eletti, e soprattutto CHI GLI HA CONSENTITO DI ESSERE IRRESPONSABILI SENZA DOVERNE DARE CONTO A QUALCUNO?
Se si guarda il film all'indietro, si scopre che la causa principale di tanta irresponsabilità risiede in quel fenomeno voluto e gestito dai banchieri di tutto il mondo, in primis la Federal Reserve e la BCE. Sono loro che per oltre un decennio hanno garantito alla classe politica (a prescindere dall'ideologia) di poter fare qualsiasi promessa e qualsiasi spesa senza dover dare conto delle proprie azioni e scelte.
Se la responsabilità attiene alla sfera delle scelte consapevoli, lungimiranti e compatibili, l'irresponsabilità è l'esatto opposto.
L'irresponsabilità dei politici si è alimentata e nascosta dietro le montagne di denaro facile, di debiti facili e gratuiti.
Mario Draghi quando era alla guida della BCE è stato il principale fautore dei tassi negativi, del denaro facile e garantito dagli acquisti di titoli di Stato da parte della Banca Centrale. Soldi che si sono sparsi senza controlli e senza discernimenti, in maniera irresponsabile hanno alimentato l'illusione che bastava chiedere per avere, minacciando l'uscita dall'euro. Fino ad un certo punto ha funzionato ...
I banchieri hanno capovolto le regole della finanza, togliendo valore al risparmio e alla responsabilità, senza ammettere che avrebbero sovvertito anche quelle della politica, togliendo valore alla coerenza e alla misura.
Da quando si è insediato a Palazzo Chigi Mario Draghi ha avuto modo di constatare di persona quanti danni abbia prodotto il suo "irresponsabile" slogan What ever it takes, da tutti interpretato come un premio all'azzardo morale, il trionfo dell'irresponsabilità nella finanza e poi nella politica.
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Se la responsabilità attiene alla sfera delle scelte consapevoli, lungimiranti e compatibili, l'irresponsabilità è l'esatto opposto.
L'irresponsabilità dei politici si è alimentata e nascosta dietro le montagne di denaro facile, di debiti facili e gratuiti.
Mario Draghi quando era alla guida della BCE è stato il principale fautore dei tassi negativi, del denaro facile e garantito dagli acquisti di titoli di Stato da parte della Banca Centrale. Soldi che si sono sparsi senza controlli e senza discernimenti, in maniera irresponsabile hanno alimentato l'illusione che bastava chiedere per avere, minacciando l'uscita dall'euro. Fino ad un certo punto ha funzionato ...
I banchieri hanno capovolto le regole della finanza, togliendo valore al risparmio e alla responsabilità, senza ammettere che avrebbero sovvertito anche quelle della politica, togliendo valore alla coerenza e alla misura.
Mario Draghi è stato vittima di quei comportamenti che più o meno consapevolmente lui stesso aveva contribuito a far crescere e degenerare. In buona fede o perché gli consentivano di stare dentro i meccanismi del Potere, illudendosi di poterli controllare e dominare all'infinito?
Ora SuperMario si rende conto di aver consegnato l'Italia alla ditta Meloni-Salvini. E non per colpa della fine anticipata della legislatura, tra qualche mese sarebbe stata la stessa cosa, ma a causa di un Parlamento surreale e irresponsabile, specchio e motore di un'Italia irriconoscibile e inguardabile, famelico e invasivo, di fronte al quale si sente impotente, assalito dal dubbio di aver dato una mano a forgiarlo.
Sergio Mattarella scioglierà subito il Parlamento e avvierà l'iter per nuove elezioni all'inizio di ottobre.
E qui ci poniamo la seconda domanda: cosa accadrà se, come tutti i sondaggi indicano, le elezioni saranno vinte dalla schieramento di centrodestra?
L'Italia governata da Salvini-Meloni rischia una crisi finanziaria e minaccia la stessa esistenza dell'Unione?
Diventeremo una specie di Bielorussia alleata di Putin?
Chi sarà disposto a salvarci, "what ever it takes"?
i.fan.
Key1: keywords: Mario Draghi, crisi di governo, Elezioni Italia, Parlamento, Matteo Salvini, Sergio Mattarella, Enrico Letta, Giuseppe Conte,
Date Created: 21/07/2022 02:10:04