Nel giro di 24 ore si è consumato uno dei capitoli più neri della lunga storia che circonda la scomparsa di Emanuela Orlandi dal lontano giugno del 1983.
il Tg di LA7 diffonde la notizia che i nuovi documenti consegnati dal procuratore del Vaticano Alessandro Diddi al magistrato Lo Voi che indaga sul caso Orlandi aprono la pista delle attenzioni morbose di un familiare di Emanuela, Mario Meneguzzi, marito della zia Lucia, che in epoca precedente alla scomparsa della ragazza avrebbe manifestato "attenzioni morbose" verso la sorella più grande Natalina.
Tra ii nuovi documenti del Vaticano ci sarebbe infatti una lettera dell'allora segretario di Stato cardinale Casaroli ad un sacerdote, trasferitosi in Colombia, in cui si chiede conferma di un episodio raccontato in confessionale dalla giovane Natalina sulle avances morbose del Meneguzzi. Il sacerdote conferma di aver ricevuto la confessione, e questo, assieme alla somiglianza di un identikit dell'epoca con il cinquantenne Meneguzzi, scatena l'ipotesi che Emanuela Orlandi sia stata vittima dello "zio molestatore". Un affare di famiglia, tragico quanto banale.
La reazione rabbiosa di Pietro Orlandi, il fratello che da 40 anni cerca la verità su Emanuela, non si fa attendere.
Il pomeriggio seguente in una conferenza stampa, Pietro e Natalina, assieme all'avvocatessa Sgrò, raccontano la loro versione sullo zio Meneguzzi.
Natalina Orlandi: "Non vi fu nessuno stupro, è un episodio che risale al 1978, lavoravamo assieme. Fece avances verbali, piccoli regali ma quando capì che non avrebbe ottenuto niente lasciò subito perdere. Ne parlai con il mio fidanzato e non con mio padre. Tutto si risolse lì. Della mia vita messa in piazza non interessa nulla, ma la moglie novantenne di mio zio e i suoi figli non ne sapevano niente. Ne avevo parlato solo al confessore. Nel 1983 fui portata dal pm Sica per interrogatorio come se fossi una colpevole reticente. Mi fece ascoltare un'orribile cassetta con la voce Emanuela, dissi che non era la sua. Il pm Sica lo sapeva, il nostro avvocato lo sapeva ma non dicemmo nulla a mio padre per un episodio di cinque anni prima che gli avrebbe solo dato dolore.
Immagino che abbiano indagato, senza trovare niente. Siamo persone limpide, all’epoca si trattò di uno scivolone di un uomo 50enne e io all’epoca di anni ne avevo 21. Non c’è nessuna rivelazione, il Vaticano sapeva di questa cosa da sempre. E già nel 2017 vengo contattata dal sostituto della segreteria di Stato Becciu che mi volle ricevere senza mio marito. Dopo un giro di parole per esprimere vicinanza disse che mio fratello insisteva per avere la documentazione su Londra ma che allora avrebbe dovuto tirare fuori anche la parte che mi riguardava. Ma se gliela diamo dovremo divulgarla. Mi sembrò un ricatto. Io dissi che non avevo problemi perché non avevo niente da nascondere. Quei documenti non sono mai stati tirati fuori e chissà cos’altro c’è in quella cassaforte». Ancora: «La somiglianza tra mio zio e l'identikit? È ridicolo, zio era a Roma, parlavano tutti di un trentenne e lui aveva più di 50 anni"
Pietro Orlandi: "È un tentativo di scaricare ogni responsabilità sulla famiglia, mi chiedo quale sia la novità rispetto ad allora. Né il Vaticano né la procura ci hanno mai convocati. Il segreto doveva restare nel confessionale e invece è stato dato alla Segreteria di Stato e dalla Santa Sede poi alla procura. Ma era tutto noto. E mio zio quel giorno era in vacanza con la famiglia fuori Roma, come già accertato. È giusto che tutto sia indagato ma come lavora la procura? Chi e perché ha tirato fuori questa cosa? Perché Diddi e Lo Voi non parlano per dire qualcosa su questo fatto? Il Vaticano vuole scaricare la responsabilità sulla famiglia. L’avvocato ci fu portato non da mio zio ma dai servizi segreti. È tutto una carognata.
Quando ho incontrato Diddi ero felice perché finalmente sembrava esserci la volontà per chiarire, ma quando si parlò di Gangi dei servizi segreti capii che già lo avevano sentito: ma è morto ad ottobre e l'indagine è stata aperta ufficialmente a gennaio. Diddi sta lavorando per una verità di comodo. Faccio appello perché la commissione parlamentare vada avanti, perché il Vaticano non la vuole? Perché non può controllarla a differenza di quanto fatto con la procura di Roma"
avvocatessa Laura Sgrò: "Ieri si è fatta macelleria della vita delle persone. È morto Meneguzzi, che non si può difendere, è morto il pm Sica, che non si può difendere, è stata messa in piazza la vita di Natalina Orlandi senza prima interpellarla. Le presunte rivelazioni riguardano carte già note e già in nostro possesso, quindi è legittimo chiedersi perché sono state date ora in pasto ai media. Altre sono le carte che andrebbero tirate fuori dal Vaticano"
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Un tentativo maldestro, quello del procuratore del Vaticano Diddi, per chiudere il caso Orlandi.
Un caso che il Vaticano considera chiuso fin dall'inizio, quando Wojtyla cercò di avvalorare la tesi dei servizi bulgari e della guerra fredda, per ricattare il papa polacco, con Ali Agca a far da spalla.
Una pista che dopo alcuni anni si rivelò un depistaggio.
Il Vaticano aveva fatto male i conti, non aveva calcolato la tenacia di Pietro Orlandi e di alcuni giornalisti d'inchiesta nel ricercare con pazienza e determinazione la verità sul mistero di Emanuela Orlandi.
Con il risultato che aver negato la ricerca della verità è diventato di fatto il capo d'accusa contro il Vaticano, la Chiesa Cattolica, e 3 Papi che hanno occultato la ricerca della verità.
Ormai il caso Emanuela Orlandi non è più solo un episodio misterioso su cui non si riesce a fare chiarezza a distanza di decenni.
Il caso Emanuela Orlandi è un potente e inequivocabile atto d'accusa contro il Vaticano e contro tutta la Chiesa Cattolica, un'accusa che dovrebbe coinvolgere gli stessi fedeli cattolici perché è la sintesi di un comportamento storico dietro il quale si sono consumati crimini e soprusi.
La Chiesa Cattolica, i vertici del Vaticano si ostinano a negare la verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi per il semplice motivo che hanno paura di quella verità.
Tre Papi, Wojtyla, Ratzinger e ora Bergoglio, sono accomunati dalla stessa paura di rivelare la verità su Emanuela Orlandi, e più passa il tempo, quel tempo che loro speravano avrebbe fatto dimenticare la vicenda, più cresce la responsabilità del Vaticano nell'occultamento della verità.
E' lecito pensare che, data una così forte ostinazione nell'ostacolare la verità su Emanuela Orlandi, dietro la scomparsa della ragazza ci sia una verità terribile per la Chiesa, che potrebbe addirittura minacciarne la credibilità agli occhi dei cattolici.
Il dubbio si alimenta con la mancanza di trasparenza e collaborazione e il Vaticano, continuando a depistare e nascondere, sta creando una valanga sempre più grande che si abbatterà prima o poi sulla cupola di San Pietro.
Più tarda ad arrivare la verità, più aumenta il peso del macigno quando la verità sarà scoperta.
Ratzinger prima e Bergoglio poi si sono accorti che, dopo gli anni dei depistaggi di Wojtyla, si celava un pericolo gravissimo per la Chiesa Cattolica ma non hanno saputo sciogliere il dilemma: portare alla luce la verità, anche a costo di ammettere colpe gravi da parte dei vertici vaticani e di subirne un contraccolpo, oppure nascondere e depistare, aspettando che il tempo cancelli la memoria, soprattutto quella dei familiari di Emanuela?
Bergoglio ha scelto la stessa strada di Ratzinger.
Ora spetta ai cattolici di dimostrare di avere a cuore la verità, chiedendolo pubblicamente e a chiare lettere alle loro istituzioni religiose.
E ai partiti politici, quelli laici in primis, perché è un dovere politico, una necessità democratica fare chiarezza sul ruolo e sui comportamenti del Vaticano, una istituzione che non si fa scrupolo di interferire e condizionare la vita politica italiana dall'alto di una credibilità e un'autorità morale vuota e cinica, come dimostra il cinismo dimostrato sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
La Commissione d'inchiesta parlamentare su Emanuela Orlandi, che tarda ad essere resa operativa anche per le interferenze vaticane, avrà il compito di valutare le conseguenze politiche e istituzionali di questa vicenda irrisolta, il ruolo giocato dai servizi segreti italiani, dalla finanza nera e dalla malavita che ruotava attorno alla Banda della Magliana ma non solo.
Con quale credibilità Papa Francesco chiede scusa alle migliaia di bambini nativi morti nelle "scuole canadesi di rieducazione" e alle migliaia di vittime delle violenze dei preti pedofili se non è ancora stato capace di chiedere scusa a tutti i cattolici per la mancanza di verità su Emanuela Orlandi?
i.fan.
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Date Created: 12/07/2023 07:03:27