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Dopo l'uscita di questo post, Mario Draghi ha deciso di parlare di Afghanistan con un'auto -intervista al TG1.
Parole scontate, nessuna rivisitazione della guerra (a differenza della Merkel), la scontata disponibilità ad accogliere i profughi, un pò di propaganda sul suo prossimo G20.
Peccato che Draghi si sia fatto precedere sul filo di lana dalla conferenza stampa dei Talebani a Kabul.
Ci aveva abituato alle missioni impossibili.
Salvare l'euro, l'Europa, l'Italia, le banche, whatever it takes.
Bastava una sua parola, un cenno, un sorriso, un colpo di bazooka, per mandare in visibilio i mercati finanziari, salvare l'economia, ridare speranza a chi l'aveva persa.
Quando Matteo Renzi lo ha invitato a fare il Presidente del Consiglio in Italia al posto di Giuseppe Conte, Mario Draghi non si è tirato indietro, contento di trovarsi ad affrontare subito un'altra missione impossibile: far credere agli italiani che i 250 miliardi di euro del Recovery Fund sarebbero stati spesi bene, che il Covid-19 sarebbe stato sconfitto in pochi mesi e da settembre non se ne sarebbe più parlato.
Soddisfatto dei presunti risultati ottenuti, amplificati dal 95% dei mass media, Mario Draghi ha pensato bene di regalarsi qualche giorno di meritato riposo a Ferragosto. Anche i supereroi ne hanno diritto.
E invece, proprio quando si accingeva a prendere sonno, è stato svegliato da Luigi Di Maio che a sua volta era stato svegliato dal suo insegnante di inglese.
In Afghanistan i Talebani sono arrivati a Herat, e poi a Kabul, urge intervenire urgentemente, compiere una missione impossibile per portare in salvo decine di connazionali e di afghani che avevano lavorato nell'interesse dell'Italia.
"Ambienti vicini" a Palazzo Chigi parlavano già di un grande ponte aereo organizzato da un discepolo del Generale Figliuolo, che in Afghanistan conosce anche le pietre per averci fatto alcuni anni di guerra.
Si attendeva solo che Mario Draghi desse il segnale d'avvio, magari con una conferenza stampa in diretta tv.
Sono trascorsi due giorni, di aerei ne è arrivato solo uno con poche decine di persone, e siamo ancora in attesa del segnale, mentre in Europa Merkel, Macron e Johnson si sono già dati da fare, fanno incontri, dichiarazioni, ammissioni di responsabilità, insomma stanno in televisione per far vedere che ci sono.
Lui invece tace, a parte un breve telegrafico lancio d'agenzia in cui annuncia che i collaboratori afghani saranno messi in salvo. Come, da chi e quando non è dato saperlo.
Qualcuno inizia a temere che il mitico bazooka di Mario Draghi sia finito nelle mani dei Talebani.
Speriamo sinceramente di no, attendiamo e speriamo almeno che si riesca a intavolare una normale trattativa per portare in Italia quanti più afghani è possibile.
Senza guerre e senza bazooka.