Siamo tutti sinceramente contenti di rivedere Patrick Zaki libero e in Italia.
La sua vicenda, angosciante quanto assurda e ingiusta, è stata vissuta da milioni di italiani come la prosecuzione dell'omicidio di Giulio Regeni per mano della polizia segreta del dittatore egiziano Al Sisi.
E quindi è giusto associarsi alle parole del portavoce di Amnesty Riccardo Noury "Se ieri era un giorno catastrofico oggi è un giorno di felicità. È importante che Patrick torni a essere libero. Auspichiamo, se questo provvedimento non lo contempla, anche che sia abolito il divieto di viaggio. E questa piazza che si sta riempiendo al Pantheon, se un’ora fa era preoccupata, ora è una piazza felice".
Patrick Zaki era stato arrestato nel febbraio 2020 al Cairo per aver scritto sui social un articolo contro la persecuzione dei cristiani copti in Egitto e per aver partecipato alle tante richieste di giustizia e libertà nel suo paese natale.
Da allora Patrick Zaki è usato come ostaggio dal regime di Al Sisi per negoziare alcune nefandezze con il potere politico in Italia, a prescindere da chi governasse.
La prima nefandezza era come insabbiare, senza perdere oltremodo la faccia dei politici italiani, il caso di Giulio Regeni, torturato e ucciso dagli sgherri di Al Sisi.
Erano anni che tutti i governi succedutisi dal 25 gennaio 2016 (governo Renzi) cercavano una scappatoia per chiudere il caso Regeni.
Si pensava che il tempo avrebbe sanato le ferite e steso un velo di silenzio e disinteresse sulla scomparsa di Giulio.
Ma la tenacia dei genitori del giovane ricercatore ha reso difficile e impopolare la strategia dell'oblio.
La magistratura italiana ha insistito nel processare i 4 uomini del dittatore, nonostante gli ostacoli burocratici e i tentativi di depistaggio.
Come se non bastasse poi è arrivato il caso di Patrick Zaki, giovane egiziano studente a Bologna, vittima kafkiana dell'arroganza di Al Sisi.
I tanti uomini politici (da Renzi a Salvini passando per Tajani e Meloni) e affaristi (industria militare ed ENI) che in Italia trafficano per riportare al "business as usual" le relazioni tra Italia ed Egitto non si sono mai scoraggiati e hanno continuato la ricerca di una soluzione al quesito: come far dimenticare il caso Regeni? come mettere fine al braccio di ferro con l'Egitto senza che nessuno abbia a poter dire che l'Italia ha calato le braghe e salvando la faccia di Al Sisi ?
Dietro la "grazia fulminea" di Patrick Zaki da parte del dittatore egiziano c'è l'evidente soluzione.
Il governo Meloni ora può sbandierare di aver ridato la libertà a Zaki e allo stesso tempo congratularsi e rivalutare Al Sisi agli occhi degli italiani: "in fondo non è così cattivo. Armi e petrolio non guardano per il sottile. Nessuno scambio su Regeni, ma se il tempo passa bisognerà pur metterci una pietra sopra ..."
Sono felice per la grazia ricevuta da Patrick Zaki, ma mai nessuno potrà togliermi dalla testa che Giulio Regeni è stato torturato e ucciso dal regime di Al Sisi e che la "VERITA' PER GIULIO REGENI" non è barattabile in alcun modo.