Elementare Watson! Per Alessandro Diddi, il nuovo Sherlock Holmes del Vaticano incaricato di riaprire il caso sulla scomparsa di Emanuela Orlandi dopo 40 anni di silenzi e depistaggi all'ombra di 3 Papi, la soluzione dei tanti misteri su cui sono stati scritti fiumi di ipotesi sarebbe contenuta in una lettera che l'allora segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli inviò ad un sacerdote in Colombia tre mesi dopo la scomparsa di Emanuela.
Il sacerdote quando era a Roma era il confessore di alcuni membri della famiglia Orlandi, ed era venuto a conoscenza che la sorella maggiore di Emanuela, Natalina, era stata molestata dal marito della loro zia Lucia, un tal Mario Meneguzzi, ormai deceduto da tempo.
La pista dello "zio molestatore" era stata già presa in considerazione nelle prime indagini. Un identikit di una persona vista assieme ad Emanuela poche ore prima della scomparsa rassomiglia molto ad una foto di Meneguzzi.
Il sacerdote interpellato da Casaroli aveva confermato di aver ricevuto in confessione le informazioni sulle molestie a Natalina. La quale avrebbe taciuto perché il Meneguzzi gestiva un bar a Montecitorio dove lei lavorava e aveva paura di essere licenziata.
Caso Orlandi, pg Vaticano trasmette atti alla Procura di Roma
La ragazza è scomparsa 40 anni fa, Diddi ha avuto colloqui con persone responsabili di alcuni uffici all’epoca dei fatti
L’Ufficio del Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano in merito alla vicenda di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983, esattamente 40 anni fa “ha proceduto all’esame del materiale confermando alcune piste di indagine meritevoli di ulteriore approfondimento e trasmettendo tutta la relativa documentazione, nelle scorse settimane, alla procura di Roma, perché questa possa prenderne visione e procedere nella direzione che ritiene più opportuna”. È quanto si legge in una nota. Il pg Vaticano Alessandro Diddi “proseguirà la sua attività in questo senso nei mesi a venire, vicino al dolore della famiglia di Emanuela e consapevole della sofferenza che si prova per la scomparsa di un congiunto”.
Diddi: “Avuto colloqui con persone responsabili di alcuni uffici”
“In merito alla vicenda di Emanuela Orlandi, nei mesi scorsi questo ufficio ha raccolto tutte le evidenze reperibili nelle strutture del Vaticano e della Santa Sede, anche cercandone attestazione tramite conversazioni con le persone responsabili di alcuni uffici all’epoca dei fatti“. Così in una nota il promotore di Giustizia dello stato della città del Vaticano, Alessandro Diddi in occasione dei 40 anni della scomparsa di Emanuala Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983, esattamente 40 anni fa.
Secondo le carte fornite da Diddi agli inquirenti italiani, Emanuela sarebbe stata rapita e poi uccisa da Meneguzzi perché era venuta a conoscenza delle molestie - probabili violenze sessuali - fatte dallo zio a sua sorella Natalina.
Meneguzzi avrebbe fatto scomparire il corpo di Emanuela e avrebbe messo in piedi la sequela di telefonate e notizie per creare la pista del rapimento.
Per 40 anni questa banale verità non ha trovato modo di essere verificata. Il sacerdote è morto, come pure il Meneguzzi e il cardinale Casaroli, degli altri non si sa nulla.
Delle due l'una: o il Vaticano sta cercando di mettere in piedi una vergognosa e oscena "verità", comunque difficile da verificare e smentire, per porre fine al caso di Emanuela Orlandi e al suo strascico di polemiche imbarazzanti.
Oppure per 40 anni la verità, banale e insignificante, era a portata di mano ma tutti sono stati accecati da altre piste, i servizi dell'Est, la guerra fredda, la banda della Magliana, lo IOR, l'attentato a Wojtyla, e quindi incapaci di trovarla ad un palmo dal naso.
Se 40 anni fa il misterioso sacerdote in Colombia aveva fornito notizie su Meneguzzi, perché a nessuno sotto la cupola di San Pietro è venuto in mente di approfondirle?
Se davvero il procuratore vaticano Diddi ha trovato plausibile e degna di approfondimenti la "pista Meneguzzi", quali altri elementi la supportano?
perchè Casaroli, protagonista assoluto delle "trattative", finchè in vita non ha consentito che la pista Meneguzzi fosse approfondita?
forse perchè il Meneguzzi era il tramite tra alcune "Vatican Girls" e ambienti della Curia?
e ora, scomparsi entrambi, il Vaticano trova comodo scaricare le responsabilità sul Meneguzzi indicando in lui il sessuofobico molestatore solitario.
Pietro Orlandi, il coraggioso fratello di Emanuela, che poche settimane fa aveva creduto nella disponibilità del Vaticano e di Bergoglio a fare chiarezza sulla scomparsa, dopo aver appreso la notizia della "pista Meneguzzi" ha avuto uno scatto di rabbia e delusione, definendo "crudele" il tentativo dei vertici vaticani di insabbiare il caso tramite le nuove carte consegnate da Alessandro Diddi alla magistratura italiana.
"Hanno superato il limite. Oggi ho capito che sono delle carogne. Hanno deciso di scaricare tutto sulla famiglia, senza vergogna, mi fanno schifo."
Se questo è il risultato dell'operazione di trasparenza promessa da Papa Francesco per fare luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi era meglio che rimanesse tutto come prima.
Ora c'è la certezza che il Vaticano farà di tutto per nascondere la verità su Emanuela Orlandi.
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Date Created: 11/07/2023 08:29:07