Come volevasi dimostrare, dopo che nel 2017 il governo Gentiloni aveva riaperto i canali con Al Sisi facendo ritornare l'ambasciatore italiano al Cairo, le relazioni diplomatiche sono servite solo a concludere gli affari in sospeso, quelli dell'ENI e quelli dell'industria militare. La verita' ufficiale sull'omicidio di Giulio Regeni, a piu' di quattro anni di distanza, non c'e', perche' come ho scritto fin dall'inizio la vera verita' non puo' essere accertata e condivisa con chi ha organizzato e compiuto l'atroce omicidio di Giulio. In quattro anni sono stati fatti innumerevoli tentativi di ottenere collaborazione da parte dell'Egitto,dei suoi magistrati, politici, servizi segreti, senza mai ottenere altro che vaghe promesse, prese in giro e sicure delusioni. Il regime di Al Sisi non ha mai consentito l'inizio di indagini serie sugli ambienti e sui vertici degli apparati che hanno sequestrato, torturato e ucciso Giulio. Al Sisi ha sempre pensato che gli italiani non avevano alcuna carta a disposizione per costringerlo ad ammettere la verita' e quindi si e' sempre sentito sicuro di poter ricattare qualsiasi governo italiano, rifiutandosi di ammettere una verita' che non fosse la sua. I governi italiani in carica, Renzi, Gentiloni, Conte 1 e Conte 2, questo lo sapevano fin dall'inizio. Hanno cercato di guadagnare tempo, di far decantare le tensioni e le indignazioni, sperando che il quadro geopolitico tra medio oriente e nord africa si evolvesse in scenari piu' favorevoli. Cosi' non e' stato, anzi la situazione in Libia ha reso piu' difficile ogni ipotesi di collaborazione. Anche i genitori di Giulio e coloro che gli sono stati vicini sanno che la ricerca della verita' ufficiale sulla morte del loro figlio e' diventata impossibile. Gli era stato promesso che la verita' sarebbe arrivata, seguendo una prudente strategia diplomatica, volta a negoziare con gli egiziani un'ammissione di responsabilita' che fosse plausibile e arrivasse anche a colpire qualcuno dei vertici, non proprio il top ma nemmeno le mezze figure. Credo che sarebbe ora da parte di tutti, compresa la famiglia Regeni, ammettere l'unica verita' possibile: Giulio e' stato ucciso dagli apparati repressivi del regime di Al Sisi, la decisione di ucciderlo dopo averlo torturato e' stata presa dai massimi vertici, compreso il presidente egiziano. Questa e' la verita', supportata da fatti e circostanze, e accertata dai servizi segreti italiani con la collaborazione di quelli turchi e di altri paesi. Questa verita' comporta una conseguenza diretta: la rottura delle relazioni diplomatiche con l'Egitto, con tutto quello che ne consegue. Chiedere ancora l'accertamento della verita', come fanno la famiglia e alcuni esponenti politici, e' comprensibile sul piano umano ma diventa un modo dilatorio e inutile per rinviare una chiara presa d'atto. La verita' sull'omicidio di Giulio Regeni e' ampiamente accertata, e quindi la vendita di armamenti, come gli accordi di estrazione del gas dell'ENI, devono essere ritirati e l'ambasciata italiana al Cairo va chiusa. Le valutazioni sulla vendita di armamenti all'Egitto �sono ancora in corso�. Cosi' il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha risposto all'interrogazione parlamentare presentata da Liberi e Uguali nel corso del question time alla Camera, dopo il via libera del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla fornitura delle prime due fregate Fremm nell'ambito della maxi-commessa da 9-11 miliardi di euro ribattezzata �L�affare del secolo� di cui ha scritto Il Fatto Quotidiano. Cosa deve ancora "valutare" il ministro Di Maio? che non sia gia' ampiamente noto a tutti? Costruire e vendere armi ai dittatori non e' un bel mestiere. Se poi le usano per nascondere i loro omicidi e' ancora peggio. Attardarsi a chiedere agli egiziani una verita' condivisa serve solo a dare tempo e copertura agli affari con il regime di Al Sisi.
i.fan.
Key1: keywords:
Date Created: 11/12/2020 16:57:05