Non c'è stato molto da dire sul confronto televisivo sulla CNN tra il presidente Joe Biden e l'ex presidente (condannato) Donald Trump.
Le grandi questioni riguardanti l'economia, l'inflazione, l'immigrazione, le grandi ingiustizie sociali, gli attacchi alla libertà delle donne, le guerre in Ucraina e in Palestina, tutto è rimasto sottotono e sottotraccia.
L'unico centro di attenzione riguardava lo stato di senilità dei 2 candidati, e soprattutto i dubbi sulle capacità cognitive di Joe Biden.
"Biden è un parkinson in stato latente", "Biden fa fatica a restare sveglio e attento" ...
Joe Biden ha offerto un penoso spettacolo, penoso soprattutto per chi gli vuole bene, come i circoli mediatici democratici che da mesi gli sussurrano di desistere, per il bene suo e dell'America.
Si sperava che dopo il dibattito disastroso il vecchio Joe, il suo staff e la sua cerchia familiare, in particolare la moglie Jill, di fronte all'evidenza in mondovisione si convincessero a fare una onorevole ritirata.
Joe Biden invece tira dritto nonostante che tutti i sondaggi lo diano perdente contro Trump per manifesta vecchiaia.
Che Joe Biden possa ancora sperare di riprendersi nella corsa alla riconferma per la Casa Bianca è poco razionale ma umanamente comprensibile. E' un vecchio alfiere del Partito Democratico, 50 anni in politica e la voglia di combattere ancora.
Ma quello che stupisce, e trasforma il dibattito sulla democrazia negli Stati Uniti d'America del 2024, è che il Partito democratico sia incapace di sostituire Joe Biden, quasi fosse un monarca assoluto e non un politico in un paese democratico, dove i leader dovrebbero sceglierli i cittadini e non gli apparati feudatari.
Da Barack Obama in giù tutti professano fiducia e attaccamento a Joe Biden, nessuno gli dice la cosa più ovvia, gentile, umana, democratica: "scusa Joe, ma è ora di farsi da parte, se vogliamo sperare davvero di salvare il paese da Trump e dalle destre sovraniste"
L'establishment del partito ripete invece un ritornello molto anti democratico: "I responsabili delle decisioni sono due persone, il presidente e sua moglie", ha detto una fonte che ha familiarità con le discussioni, aggiungendo: "Chiunque non capisca quanto sia profonda questa decisione personale e familiare non è consapevole della situazione".
A me sembra che siano proprio loro invece a non rendersi conto della situazione.
Gli unici depositari delle decisioni di Biden sono gli iscritti del partito, gli elettori sgomenti di fronte all'immagine di un comandante che farfuglia e sconnette ma non si fa da parte.
L'establishment è prigioniero della logica familistica del Potere, incapace di liberarsene e restituire ai cittadini le decisioni vitali sul futuro della democrazia, negli Statu Uniti e nel resto del mondo.
E non si può nemmeno accampare la scusa che nel partito manchino le alternative valide a Joe Biden. Da Gavin Newsom a Michelle Obama e Gretchen Whitmer, l'America progressiste avrebbe più motivi di riconoscersi e mobilitarsi per impedire a Trump e ai sovranisti filo-Putin di andare al potere.
Pensare che la candidatura di Joe Biden sia un affare personale suo e di sua moglie è già una grave sconfitta, un segno tempi. Dopo nessuno potrà lamentarsi di avere un Donald Trump bugiardo mafioso dispotico, un fantoccio di Vladimir Putin, come presidente degli Stati Uniti d'America.