La sentenza con cui il giudice Repnikova rimanda in carcere Aleksey Navalnyj per altri 2 anni e 8 mesi è una dichiarazione di guerra alla nascitura opposizione democratica in Russia.
La sentenza è grottesca, pretestuosa, kafkiana.
Navalnyj è accusato di essersi allontanato durante il periodo di obbligo domiciliare per una precedente condanna, da agosto a settembre scorso, cioè quando era in cura dopo essere stato avvelenato con il Novichok dai sicari di Putin. Era in ospedale a Berlino, altrimenti ora sarebbe in una bara.
Navalnyj poteva restare in Germania, ma ha preferito rientrare pur sapendo che sarebbe stato arrestato.
Navalnyj ha ormai deciso di sfidare apertamente, anche a costo della propria vita, il corrotto regime di Vladimir Putin "l'avvelenatore".
Di fronte alla sfida di Navalnyj, Putin poteva scegliere una soluzione più defilata? evitare una stretta stretta repressiva che avrebbe solo moltiplicato la popolarità delle denunce di Navalnyj?
Lo zar russo ha scelto la strada dello scontro.
L'arresto del capo dell'opposizione democratica russa indigna e mobilita il mondo occidentale, l'opinione pubblica e le diplomazie. Alla Casa Bianca non c'è più l'amico di Vladimir Donald Trump, la Merkel è agli sgoccioli in Germania.
Ci saranno altre sanzioni economiche, a cui Mosca reagirà alzando il livello di scontro nelle zone calde del mondo, a partire dal medio oriente ma anche in Ucraina e Bielorussia.
Con la sentenza del tribunale di Mosca Vladimir Putin ha deciso di togliere la maschera alla finta democrazia russa.
Ora potrà fare il despota senza più veli, ma con una vera pesante cortina.
Yulia, non essere triste, andrà tutto bene. Sono le parole di Aleksy Navalnyj alla moglie prima di salire sul blindato che lo portava alla prigione.
Vorrei credere in quelle parole, ma è difficile che tutto andrà bene.
Non solo in Russia, ma anche in Europa, gli effetti della scandalosa sentenza di Mosca saranno tristi e pesanti.