Netanyahu si è guardato allo specchio, ha fatto una smorfia, un ghigno, e poi ha detto sorridente a se stesso: "quello che è accaduto a Rafah è stato un tragico incidente"
E' ancora incerto il bilancio delle vittime dopo l'attacco aereo israeliano al campo di Tel al-Sultan, a ovest di Rafah. Almeno 40 i morti già accertati, decine di feriti, mentre si scava tra le macerie.
Secondo testimoni oculari, i bombardamenti hanno portato alla distruzione e all'incendio di un gran numero di tende in un accampamento di sfollati, che non si trova all'interno dell'area richiesta dall'esercito israeliano da evacuare.
Molte delle vittime sono morte bruciate.
Molti feriti sono gravemente ustionati e moriranno per la mancanza di cure adeguate.
Dalle bombe alle fiamme, in un'area ad alta densità e senza via di fuga.
Le immagini del campo di Tel al-Sultan che brucia dopo il bombardamento dell'IDF sono la prova brutale e schiacciante di cosa significa la battaglia di Rafah per il milione e mezzo di palestinesi intrappolati, che qui si sono rifugiati da altre aree di Gaza aggredite e distrutte dall'esercito israeliano.
Da parte sua, l'esercito israeliano ha annunciato all'alba di lunedì di aver bombardato un "complesso di Hamas nella città di Rafah dove alloggiavano alti comandanti" a sud di Gaza e di essere a conoscenza di "segnalazioni di danni civili".
"Poco tempo fa, un aereo (dell'IDF) ha bombardato un complesso di Hamas a Rafah dove erano presenti terroristi di spicco affiliati all'organizzazione", ha detto l'esercito in un comunicato.
L'attacco al campo di Tal as-Sultan è avvenuto dopo che le forze israeliane hanno bombardato i rifugi che ospitavano i palestinesi sfollati in altre aree, tra cui Jabalia, Nuseirat e Gaza City, uccidendo almeno altre 160 persone, secondo le fonti palestinesi.
Poche ore prima del bombardamento di Rafah, alcuni razzi lanciati da Hamas proprio dall'interno della città all'estremo sud di Gaza erano stati intercettati dalla DOM israeliana prima che giungessero a Tel Aviv.
I razzi di Hamas non hanno provocato danni o vittime ma sono serviti a dimostrare che l'organizzazione terroristica è ancora viva e armata, capace di resistere "all'occupazione israeliana" e reclama come una sua vittoria la sentenza della Corte di Giustizia dell'Aja che intima a Israele di porre fine all'assedio di Rafah e al blocco degli aiuti umanitari verso Gaza.
Per tutta risposta Netanyahu ordina di attaccare Rafah senza curarsi troppo delle vittime civili e del discredito internazionale dilagante.
E' uno schema che suscita sempre più perplessità e opposizione anche all'interno dello stesso governo israeliano e del fronte politico che lo sostiene.
Propongo la lettura dell'editoriale di domenica del Jerusalem Post, che ha sempre sostenuto che l'obiettivo di distruggere Hamas doveva essere raggiunto a qualsiasi costo, ma ora inizia ad avere qualche dubbio ...
Israele non può permettersi di diventare uno Stato-paria
Israel cannot afford becoming a pariah state
We live in a globalized world that is increasingly interconnected and inter-reliant. We can’t do this alone, and we don’t want to lose our allies, near and far – it is not a strategic way of acting.
By JPOST EDITORIAL
MAY 26, 2024
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Israele non ha fatto abbastanza per mostrare preoccupazione per la popolazione palestinese all'inizio della guerra.
Il diritto internazionale è di natura politica, non si può negarlo. Ma quando Israele ha iniziato la sua operazione militare, non ha fatto abbastanza per dare l'impressione di essere preoccupato per la popolazione palestinese in generale. Ripensate alle dichiarazioni dei funzionari governativi che hanno detto che i bisogni di base saranno tagliati.
È comprensibile che queste parole siano state dette in preda alla rabbia, ma sono importanti, perché la presentazione è importante. Da allora, le dichiarazioni che raggruppano ogni abitante di Gaza come un obiettivo militare legittimo non si sono fermate e non hanno fatto altro che peggiorare le cose, così come i filmati di questa settimana dei camion di aiuti saccheggiati dagli estremisti di destra israeliani.
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Viviamo in un mondo globalizzato, sempre più interconnesso e interdipendente. Non possiamo farlo da soli, e non vogliamo perdere i nostri alleati, vicini e lontani: semplicemente non è un modo strategico di agire. Gli atteggiamenti isolazionisti non ci porteranno quello che vogliamo.
Come siamo arrivati a questo punto? Il sostegno e l'empatia che erano presenti il 7 ottobre sono ora sussurri nel vento.
Parte della risposta è che sono stati commessi errori diplomatici, che non sembrano fermarsi. Questo non è un appello alla colpa, ma a una profonda introspezione e ricalibrazione, specialmente per i nostri funzionari eletti.
Come ha scritto il ministro del governo di guerra Benny Gantz venerdì dopo che la Corte Internazionale di Giustizia ha annunciato la sua decisione: "Lo Stato di Israele ha intrapreso un'operazione giusta, lasciato senza scelta dopo che una crudele organizzazione terroristica ha massacrato i nostri civili, violentato le nostre donne, rapito i nostri figli e sparato razzi verso le nostre città.
"Israele rimane fermo nella sua lotta per restituire gli ostaggi e garantire la sicurezza ai suoi cittadini, ovunque e in qualsiasi momento, anche a Rafah", ha detto.
"Continueremo a operare secondo il diritto internazionale a Rafah e in qualsiasi luogo in cui operiamo, e cercheremo di evitare di danneggiare la popolazione civile, non a causa della Corte Internazionale di Giustizia, ma perché, prima di tutto, questo è ciò che siamo".
Come dimostra la strage di Rafah, a Netanyahu sono bastate solo poche ore per liquidare le affermazioni di Benny Gantz e di chi vorrebbe trovare una strategia di uscita dalla guerra.