Mario Draghi e' stato a capo della BCE negli anni piu' drammatici della ancor breve vita dell'Euro.
Sei anni fa, al culmine della crisi post Lehman B. e dei debiti sovrani (Grecia e C.), pronuncio' la solenne promessa che avrebbe difeso la moneta unica europea "a qualunque costo", whatever it takes.
"Raggiungere lo scopo, a qualunque costo" e' una di quelle frasi ad effetto che, a seconda delle circostanze e delle prospettive, possono suscitare grande ammirazione per il coraggio e la determinazione di chi la pronuncia, o manifestare un bieco cinismo, un disprezzo e disinteresse per chi o cosa si frappone al raggiungimento dell'obiettivo.
Per questo il giudizio su Mario Draghi nella sua veste di governatore della Banca Centrale Europea e' contrastato e divergente.
I mercati finanziari, e non solo gli speculatori, hanno sempre manifestato il loro apprezzamento per la scelta di Draghi di stampare denaro (Quantitative Easing) per comprare titoli di stato e strumenti finanziari delle grandi aziende europee.
L'enorme quantita' di denaro immesso nel sistema ne ha impedito il collasso e "ha creato le condizioni per una ripresa economica a patto che anche le politiche fiscali si fossero (come ?) uniformate".
Secondo gli estimatori, Draghi non solo ha salvato l'euro ma ha anche indicato una strada di politica economica percorribile da parte dei singoli governi nazionali, purche' adottassero le linee guida di Francoforte e di Bruxelles.
Un progetto di cui si e' fatto interprete Macron, che a Draghi deve molto per la rapida carriera, ma chissà perche' e' stato costretto a fare marcia indietro dopo i messaggi dell'elettorato e dei gilet jaunes .
A pochi giorni dall'uscita di scena e del passaggio del testimone a Lagarde, molti degli estimatori si sono gia' trasformati in critici piu' o meno garbati.
Addirittura Ignazio Visco, governatore della imbalsamata Banca d'Italia, ha cominciato a mettere in dubbio l'efficacia della discesa dei tassi di interesse sotto zero, perche' alla lunga i danni collaterali sono piu' grandi dei vantaggi immediati.
Non ditelo ai pensionati, potrebbero arrabbiarsi notevolmente verso "quel bravo italiano che ben ci rappresenta e ci fa onore nelle sedi europee".
Le critiche tardive sono ingiuste e poco credibili per il contesto in cui vengono fatte. Il giudizio sull'efficacia o meno delle decisioni prese da Draghi e' controverso e presenta analogie a quello che ha accompagnato per decenni la politica dei sussidi verso i paesi piu' poveri colpiti da gravi calamita'.
L'invio di merci e denaro alle popolazioni a rischio e' stato in passato il modello principale se non unico di sostegno, motivato dall'urgenza del salvataggio e accompagnato dalla promessa di soluzioni strutturali nel medio-lungo periodo.
Dopo alcuni anni si e' capito che quel modello non funzionava, ne' nel breve ne' nel lungo periodo, ma era diventato un sistema di dipendenza permanente per le popolazioni vessate e di arricchimento per i governi e le bande affaristiche locali, che in tal modo intercettavano il flusso enorme di denaro e merci, mentre agli affamati arrivavano solo le briciole (nella migliore delle ipotesi).
Il modello degli "aiuti umanitari" permanenti creava una dipendenza totale del sistema sociale ed economico del paese da quegli aiuti, soffocando la nascita di un sistema interno autosufficiente.
Mario Draghi nella veste di capo della BCE ha inviato enormi "aiuti umanitari" ai paesi dell'eurozona che pero' sono stati dirottati verso destinatari diversi da chi effettivamente ne aveva bisogno, cioe' l'economia reale e i consumatori, favorendo oltremodo l'azzardo morale dei governanti che hanno largheggiato in promesse poggiate sulla certezza di "aiuti" all'infinito. Tanto denaro finito nelle mani di pochi.
E' uno dei motivi piu' ricorrenti nelle critiche, anche violente, che vengono fatte nelle piazze verso i governanti di qualsiasi colore, a Santiago del Cile come ad Hong Kong, a Parigi come a Barcellona, a Beirut come a Johannesburg.
Mario Whateverittakes non puo' cavarsela dicendo che lui e' un banchiere e spetta ai politici di fare la loro parte.
Da banchiere dovrebbe sapere che un tasso negativo di 0,50 sui depositi delle banche presso gli istituti centrali non si traduce automaticamente in prestiti piu' facili alle aziende piccole e medie, mentre le grandi imprese sovranazionali possono accedere ai mercati obbligazionari e garantirsi liquidita' a costo zero.
Nemmeno le banche possono lamentarsi troppo. Se da un lato i tassi negativi hanno ridotto i margini di profitto dell'attivita' classica, dall'altra gli acquisti della BCE hanno garantito il ritorno delle vecchie "abitudini" bancarie con l'emissione di strumenti finanziari rischiosi, di scarsa qualita' e basso rendimento da vendere ai soliti polli-risparmiatori.
Dove sono finiti o finiranno le decine di miliardi di euro in titoli emessi a fronte delle "cartolarizzazioni" dei crediti bancari in sofferenza ?
Gli estimatori ne decantano i successi alla guida della BCE, ma perche' Mario Draghi non mai dato una esauriente e credibile risposta al quesito di come mai l'obbiettivo del tasso di inflazione al 2% nell'eurozona (che rientra tra i compiti istituzionali di Francoforte) sia stato ampiamente mancato in tutti questi anni?
Colpa di eventi avversi o colpa delle scelte e degli strumenti utilizzati dalla BCE ?
Grazie Draghi, e' cosi' facile fare il banchiere e poi meravigliarsi che il modello socio-economico cileno venga messo a soqquadro per un banale aumento del biglietto della metropolitana.
Potevano stamparli e darli gratis, anziche' scatenare tutto quel subbuglio.
Oppure li hanno stampati ma sono finiti nelle mani sbagliate, come i soldi di Mari Draghi, che prima o poi dovranno essere restituiti sottoforma di una gigantesca inflazione, ovvero la tassa sui lavoratori e pensionati.
i.fan. twitter: menoopiu
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Date Created: 11/12/2020 16:55:33