Dopo aver ottenuto la fiducia senza il voto del M5S, Mario Draghi si sfiducia e si dimette. Mattarella respinge le dimissioni per qualche giorno ma Mario Draghi ormai ha deciso, a qualunque costo.
Triste epilogo di una forzatura istituzionale, al limite del golpe, a cui però l'Italia si stava abituando.
Tranne Giuseppe Conte, in stato di ebbrezza alla guida di un Movimento 5 Stelle allo sbando.
Si andrà a votare in Ottobre? gli astenuti saranno in maggioranza ? vincerà Giorgia Meloni e governerà con Matteo Salvini?
oppure Enrico Letta riuscirà ad "allargare il campo" a Chiara Ferragni e Fedez ? e Damiano Tommasi sarà in partita?
In un post del 19 giugno scorso scrivevo:
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Mario Draghi non ha paura di una crisi di governo, anzi. Far cadere l'Esecutivo in questo momento, con la guerra in Ucraina, l'inflazione alle stelle, lo spread ai massimi, il PNRR da incassare, la siccità da scongiurare ...
Se il governo cade per l'espulsione di Di Maio, ovvero per le beghe di potere interno ad un gruppo di personaggi ormai irrilevanti nell'opinione pubblica, non necessariamente se ne riformerebbe un altro.
Si potrebbe anche ipotizzare un voto anticipato a settembre e il Presidente Mattarella non ne sarebbe troppo dispiaciuto. Scioglierebbe il Parlamento e poi, dopo le elezioni a prescindere dal risultato, penserebbe seriamente alle dimissioni.
Mario Draghi si giocherebbe di nuovo la carta del Quirinale, non più nella veste di inquilino a Palazzo a Chigi, e questa volta potrebbe anche andargli bene.
O prima o poi, sciogliere il Parlamento equivale a sciogliere il Movimento 5 Stelle, almeno quello che ne resta. Un pò di voti al PD, qualcuno alla Lega o alla Meloni, molti all'astensione.
Seppellire il M5S sembra che sia diventato l'obiettivo dei suoi cosiddetti dirigenti, Giuseppe Conte in testa.
Per lui si tratterebbe della chiusura di una parabola, da perfetto sconosciuto che prendeva ordini da Di Maio e Salvini a leader di due governi e di due stagioni, soprattutto quella del Covid, poi il golpe di Draghi e l'inizio della discesa. Non è più leader, e si é ridotto di nuovo a prendere ordini da Grillo e Salvini.
Chi aveva sperato che Giuseppe Conte avrebbe fatto valere il carisma conquistato sul campo è rimasto deluso. Logorato da Grillo, ignorato da Di Maio, alle prese con i mille problemi di un apparato di parlamentari impazziti e vaganti, Conte ha perso tutto il capitale di simpatia e credibilità che aveva accumulato.
La guerra scatenata da Putin ha solo accelerato la fine ingloriosa, facendo emergere le contraddizioni e i sospetti. Filorussi, filocinesi, filoniente.
Se Conte espelle Di Maio, o se lo lascia alla Farnesina per non far sciogliere il Parlamento, è una faccenda di poco interesse.
Se l'avvocato pensa di recuperare voti, entusiasmi e spazi politici agitando qualche bandiera di presunti pacifisti, fa tre sbagli con una sola mossa.
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