Bruna è una brasiliana di 41 anni che da tre decenni vive in Italia. Nessuno si occuperebbe di lei, una transessuale ai bordi della società "normale" che frequenta ambienti con standard comportamentali al di sotto delle medie statistiche, ovvero bassifondi, se non fosse stata la vittima di un'aggressione violenta e sadica ad opera di 4 agenti di polizia locale a Milano.
da fanpage.it, video del pestaggio e i commenti dei testimoni
Appena il video ripreso da un testimone involontario ha iniziato a girare sui social, tutti si sono chiesti "ma cosa ha fatto di così grave questa donna per essere stata aggredita così brutalmente dalla polizia?"
La domanda restava inevasa, perché le cronache giudiziarie non riportavano casi di violenza di cui la trans avrebbe potuto essere stata la protagonista al punto da giustificare (?!) un arresto così violento.
"Avrà sicuramente molestato o derubato qualcuno!"
Gli intellettuali salviniani e meloniani hanno iniziato a spargere la voce che la trans brasiliana era solita molestare i bambini di una vicina scuola.
Al pensiero che Bruna avesse molestato dei bambini molti avranno pensato: "Allora hanno fatto bene i poliziotti a picchiarla con i manganelli, i calci e lo spray urticante negli occhi! Così la prossima volta ci pensa due volte prima di molestare i bambini!".
Ma non risultano denunce di molestie pervenute da parte di genitori o insegnanti dei bambini.
Quindi la verità dietro la violenta aggressione dei poliziotti è un'altra e coincide con le parole della donna trans.
Bruna ha raccontato la sua versione al cronista Pierpaolo Lio del Corriere della Sera
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Il suo racconto inizia con il motivo dell’intervento dei vigili vicino al parco Trotter. «Ero agitata, è vero. Stavo litigando con cinque peruviani ubriachi che mi stavano insultando».
Ma è vero che minacciava di infettare gli agenti, dicendo di avere l'Aids?
«Non è assolutamente vero. L’unica cosa che ho fatto è stato mordermi la mano dal nervoso. Io quando mi arrabbio, mi arrabbio, ma non sono violenta. Ero arrabbiata perché hanno preso me e non quel gruppo di peruviani che mi insultavano».
Ma era alterata da alcol o droghe?
«La sera prima avevo bevuto un po’ e fumato uno spinello».
E poi? Cosa è successo?
«Mi hanno messo in auto. Io ho iniziato a lamentarmi e loro mi dicevano “zitta, zitta, stai buona”. Allora ho dato testate contro il plexiglas (quello che divide i sedili posteriori da quelli anteriori nell’auto di servizio, ndr). E quello che era il capo ha detto di fermare l’auto: “Adesso gli diamo delle botte”. Ha cercato di prendermi per i capelli per farmi scendere ma io l'ho spinto via e sono scappata. Ho provato a nascondermi in un’aiuola ma mi hanno trovata».
Il resto è quello che racconta il video diventato virale. Le manganellate, lo spray urticante. «Poi mi hanno ammanettata e prima di rimettermi in auto mi hanno spruzzato di nuovo lo spray negli occhi. Il bruciore mi faceva impazzire».
Bruna non nasconde la sua personalità, non cerca pietà.
Bruna è una di quelle persone che la stragrande maggioranza della società vorrebbe non incontrare. Non perché sia cattiva o molesta, ma solo perché è diversa dalla stragrande maggioranza della società.
Ma una gran parte della società non giustifica la violenza contro una persona diversa dalla "normalità".
Una gran parte della società, quando vede una donna picchiata da presunti tutori dell'ordine si indigna e chiede giustizia.
Come ha fatto Ilaria Cucchi, sorella dello sfortunato Stefano, morto per le violenze subite in carcere da parte di tutori dell'ordine.
Come ci indigniamo in tanti, anche se non siamo la stragrande maggioranza della società.
Quando Bruna ricorda i momenti più difficili della giornata, si commuove. «Io alzavo le mani, chiedevo che non mi picchiassero. Ho avuto tanta paura. Ora voglio denunciarli».
#TransRightsAreHumanRights