I Militari USA Cacciati dall'Iraq, Primo Effetto dell'Uccisione di Soleimani Circa cinquemila tra militari e tecnici degli Stati Uniti saranno espulsi dal territorio iracheno se il voto del Parlamento di Baghdad, nel giorno dei funerali di Qassem Soleimani, sara' trasformato in legge dal governo di Abdul Mahdi (dimissionario ma ancora in carica). "Il governo si impegna a revocare la sua richiesta di assistenza da parte della coalizione internazionale che combatte lo Stato islamico a causa della fine delle operazioni militari in Iraq e del raggiungimento della vittoria", si legge nella risoluzione. "Il governo iracheno deve lavorare per porre fine alla presenza di truppe straniere sul suolo iracheno e vietare loro di usare la sua terra, lo spazio aereo o l'acqua per qualsiasi motivo". In un discorso al Parlamento prima del voto di domenica, Abdul Mahdi aveva dichiarato che con la sconfitta dell'ISIS in Iraq nel dicembre 2017, veniva meno il motivo principale della presenza di forze statunitensi nel paese. Prima del voto, i deputati hanno iniziato a cantare un motivo patriottico "No, no, America .. viva l'Iraq" . Ma il voto del Parlamento ha un valore simbolico e nonostante l'unita' di facciata creatasi dopo la morte di Soleimani e al-Muhandis rimangono forti divisioni tra le varie componenti politico-religiose. La maggioranza sciita che fa riferimento al leader religioso Muqtada al-Sadr ha affermato che la risoluzione del Parlamento non e' una risposta adeguata ai recenti sviluppi e ha invitato i gruppi armati stranieri a unirsi. "Considero questa una risposta debole insufficiente contro la violazione americana della sovranita' irachena e l'escalation regionale", ha detto al-Sadr, e ha elencato una serie di richieste tra cui l'immediata cancellazione dell'accordo di sicurezza con gli Stati Uniti, la chiusura dell'ambasciata americana, l'espulsione delle truppe statunitensi in "maniera umiliante" e la criminalizzazione della comunicazione con il governo degli Stati Uniti. ... chiedo in particolare ai gruppi di resistenza irachena e ai gruppi fuori dall'Iraq piu' in generale di incontrarsi immediatamente e annunciare la formazione delle Legioni della resistenza internazionale". aggiornamento: Cinquantadue il numero degli ostaggi americani in mano agli iraniani nel 1979. Cinquantadue il numero dei siti iraniani che verranno colpiti dalla rappresaglia di Trump. E' la conferma dell'ipotesi che il pazzo americano ha un'unica ossessione, passare alla storia, con qualsiasi mezzo possibile. Tutto il resto puo' andare all'inferno. ___________________________________ Mentre tutto il mondo - dopo la strage di venerdi' notte che ha eliminato il generale iraniano Qassam Soleimani e il capo delle milizia irachene sciite Abu Mahdi al-Muhandis - si interroga su quali e quanto gravi saranno le conseguenze di un conflitto in medio oriente, il pazzo della Casa Bianca dal suo rifugio di Mar-a-Lago in Florida ordina un altro attacco con droni telecomandati contro un convoglio iracheno a Baghdad. Alcune fonti attribuiscono i corpi spappolati a miliziani filo-iraniani di Hashd al-Shaabi (Popular Mobilisation Forces, PMF), altre parlano di un convoglio di medici, mentre gli americani smentiscono di aver lanciato l'attacco. Il mistero forse e' piu' semplice e drammatico: il pazzo americano continua a utilizzare il videogioco che i militari gli hanno installato in casa, con il quale puo' impartire ordini via satellite ai droni supertecnologici, macchine da guerra telecomandate a guida satellitare, dislocati nelle basi USA in Iraq e allertati 24 ore su 24. Seduto sul divano, tra una Coca e uno snack, Donald preme il pulsante e il drone lanciamissili colpisce il bersaglio inquadrato dal satellite. La nuova strage sarebbe avvenuta a poche ore dall'inizio dei funerali di Abu Mahdi al-Muhandis (quelli di Soleimani si svolgeranno a Teheran domenica), quando migliaia di musulmani riempiranno le vie di Baghdad che fiancheggiano la "zona verde" delle ambasciate. Migliaia di persone che non aspettano altro che qualcuno esasperi ancora di piu' il loro stato d'animo gia' al calor bianco. E Donald Trump non si e' fatto pregare. Dopo le bugie iniziali con le quali ha giustificato il massacro di venerdi', " fatto per porre fine ad una guerra, e non per iniziarne un'altra" che sembravano far intravedere un pallido tentativo di tregua diplomatica del tipo " abbiamo pareggiato i conti dopo l'assalto all'ambasciata, ora finiamola qui " le vere intenzioni trumpiane indicano la volonta' di proseguire l'escalation militare nei confronti dell'Iran, nella presunzione che il rapporto di forze in campo e' talmente a vantaggio degli USA da poter consentire una facile e definitiva vittoria contro il regime di Teheran, provocandone il collasso e la caduta. Qualsiasi persona sana di mente puo' mettere facilmente in dubbio le certezze di Trump-Pompeo (Mike) e in ogni caso farebbe presente che i "danni collaterali" di una strategia di scontro con l'Iran potrebbero essere talmente grandi da sconsigliarne l'uso. Ma Trump e' un folle senza limiti, chi ha cercato negli scorsi anni di farlo ragionare e' stato allontanato brutalmente, ed ora e' circondato da adulatori e maggiordomi che si guardano bene dal contraddirlo, soprattutto quando mancano 10 mesi al sogno di Donald. Ridiventare Presidente degli Stati Uniti per altri 4 anni (e forse anche piu', con un piccolo emendamento) e passare alla storia come il piu' amato dei presidenti americani, piu' di Ronald Reagan. La partita con l'Iran e' decisiva per realizzare il suo sogno. Nel 1979 gli ayatollah sono stati gli artefici della piu' grande umiliazione subita dagli USA, dopo la fuga da Saigon del 1975, con la cattura e detenzione di 52 addetti all'ambasciata di Teheran, rilasciati solo nel 1981 dopo enormi umiliazioni per gli americani. Per essere rieletto ed entrare nella Storia, ridicolizzando i tentativi di impeachment dei suoi oppositori dem, Trump ha deciso di cancellare la vergogna di 41 anni fa, anche a costo di scatenare una guerra devastante, forse la III Guerra Mondiale. Dopo l'assassinio di Soleimani, i consiglieri di Trump si aspettano un attacco iraniano a testa bassa, una reazione di vendetta eclatante a cui gli americani risponderebbero con contrattacchi devastanti. Se venisse bloccato lo stretto di Hormuz, i bombardieri e le portaerei USA colpirebbero gli impianti per la costruzione della bomba atomica iraniana, oltre a distruggere le basi militari e missilistiche, le infrastrutture e le aree industriali, tutti obbiettivi gia' mappati dai satelliti che non aspettano altro che di essere colpiti. Lo stesso accadrebbe se venissero attaccate le basi USA in Siria o in Iraq o negli emirati arabi. L'unica chance a disposizione dell'Iran consiste nel non reagire immediatamente alle provocazioni americane e cercare di convincere Putin a dargli una mano. L'alleanza Russia - Iran in Medio Oriente, Siria in particolare, e' stata uno dei risultati piu' importanti della diplomazia militare di Soleimani, assieme alla battaglia contro l'ISIS che ha evitato la caduta di Baghdad nelle mani dei tagliagole. Se l'Iran vuole controbattere al tentativo americano di portare la situazione sull'orlo del precipizio, deve ripartire da questi due capisaldi. La Russia ha ottimi argomenti per convincere Trump a desistere dalla distruzione dell'Iran e ha una grande opportunita': quella di diventare ancora piu' decisiva negli equilibri del Medio Oriente, perche' dopo la Siria potrebbe puntare a mettere piede in Iraq schierandosi a difesa degli sciiiti filo-iraniani. L'unica strategia di sopravvivenza dell'Iran passa dall'Iraq. L'uccisione del generale Soleimani e' stata condannata dal premier iracheno protempore Adel Abdel Mahdi perche' viola gli accordi di permanenza delle basi USA che prevedevano l'utilizzo solo in chiave anti-Isis. Una vera sollevazione popolare a Baghdad contro la presenza americana sarebbe una mossa a cui Trump non potrebbe opporsi solo con la forza militare e lo costringerebbe ad aprire un tavolo diplomatico con Putin (e indirettamente con Rohani). Ma la credibilita' e la forza di attrazione del regime iraniano e' molto bassa, sia dentro che fuori i propri confini, e solo un insperato "aiuto" di Trump potrebbe risollevarla momentaneamente. dalla CNN: Assifa Abbas, 50 anni, e' una delle migliaia di iracheni che partecipano alla processione funebre di Qasem Soleimani a Baghdad. L'atmosfera nelle strade e' un misto di tristezza e sfida. Abbas, madre di tre combattenti delle Unita' popolari di mobilitazione, la milizia irachena appoggiata dall'Iran, ha dichiarato di sperare che l'attacco segnera' la fine della presenza americana in Iraq. Abu Mahdi al-Muhandis, il vice capo della milizia e' stato ucciso accanto a Soleimani. "Questo sciopero ha ucciso i nostri eroi ma ha creato altri mille Hajji Soleimanis e Muhandis", ha detto alla CNN. "Se il parlamento non vota per espellere gli americani, vedra' il vero volto della strada irachena", ha aggiunto. L'ordine di evacuazione di tutti i cittadini americani, in particolare i tecnici che lavorano nell'industria petrolifera locale, se prolungato nel tempo, potrebbe essere un duro colpo agli interessi USA nella zona. (segue) Trump uccide il generale-killer Soleimani per vendetta dopo l'assalto all'ambasciata USA di Baghdad. Tra poche ore inizia la guerra. Americani in fuga dall'Iraq