La Rivoluzione delle Donne ormai ha fatto storia in Iran.
E' passato un mese dalla brutale uccisione di Mahsa Amini, colpevole di indossare il hjab in modo "non appropriato" secondo il parere dei fanatici islamici.
La reazione del regime di Teheran alle proteste dilaganti è stata tra le più feroci nella storia del medio oriente.
Centinaia di morti, feriti, torturati, arrestati. Una violenza cieca e arrogante, espressione di un regime corrotto e incapace, che però non è riuscita a piegare la protesta delle giovani iraniane, degli studenti e del popolo affamato.
Lo schema della violenza nell'Iran di Khamenei è semplice quanto bestiale. Rompere le ossa, sparare a bruciapelo contro chiunque abbia le sembianze di un rivoltoso. Il sadismo si esalta soprattutto contro le giovani donne, che stanno pagando un tributo di sangue altissimo.
Per molti versi, pur se in contesti diversi, è lo stesso copione delle violenze dell'esercito di Putin contro la popolazione inerme dell'Ucraina.
Le moderne dittature evocano ordine e ubbidienza per compiere i loro crimini senza remore e confidano nell'indulgenza affaristica dei governi occidentali.
Il racconto della Rivoluzione delle Donne in Iran ha riempito i social di tutto i mondo.
Immagini di violenze della "polizia morale" contro i manifestanti, le ragazze che tagliano ciocche dai loro capelli, e Anonymus che hackera la TV di Stato.
La giornalista iraniana Masih Alinejad è una delle testimoni e narratrici della Rivoluzione delle Donne in Iran, ma ha molte cose da dire anche ai nostri governi e a tutte le dittature amiche del regime degli Ayatollah.
"Dictators around the world are united. Now We, the Freedom Fighters, must be united too" è lo slogan che chiude il suo intervento al Oslo Freedom Forum di due giorni fa.
Con lei sul palco i rappresentanti di altri popoli oppressi.
Questo è il suo video
Masih Alinejad @AlinejadMasih Iranian journalist and activist.
Founder of #WhiteWednesdays #MyCameraIsMyWeapon #MyStealthyFreedom and #LetUsTalk