aggiornamento: il gruppo Unidas Podemos ha chiesto la grazia per il rapper di Lleida Pablo Hasél e anche per Valtònyc, in esilio a Bruxelles dal maggio 2018. La richiesta concordata con i rispettivi avvocati della difesa punta ad ottenere la totale commutazione delle condanne per i due cantanti in ammende, come previsto da una legge presentata dai partiti del governo Sanchez in corso di approvazione.
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Il rapper Pablo Hasèl non era famoso prima che un tribunale spagnolo decidesse di arrestarlo per le sue opinioni contro la monarchia, in particolare quella corrotta e retriva dei Borboni del monarca filippo quinto.
L'arresto di Hasèl, per calcolo o coincidenza, è avvenuto poche ore dopo la vittoria degli indipendentisti catalani nelle elezioni del 14-F, dopo che il Tribunale di Lleyda lo aveva condannato a 9 mesi di carcere per "incitamento al terrorismo" e "insulti alla monarchia" per frasi contenute nei testi delle sue canzoni e in alcuni tweet.
Nessuno aveva previsto la forte e rabbiosa reazione dei giovani catalani e spagnoli. Si pensava che quello di Hasèl sarebbe stato un arresto di ordinaria amministrazione, che non avrebbe suscitato clamore più di tanto.
La Catalogna si era arresa alle decine di arresti e condanne degli indipendentisti catalani che avevano osato sfidare il regime di Madrid con il pacifico referendum di 5 anni fa.
Le grandi manifestazioni che ne erano scaturite, pacifiche e di massa, non avevano avuto ascolto a Madrid.
Puigdemont è ancora esule a Bruxelles, mentre Junqueras, Jordì e altre decine di leader sono ai domiciliari.
Chi volete che si metta a protestare per l'arresto di un rapper anarcoide esaltato.
La sentenza contro Pablo Hasèl invece ha risvegliato migliaia di giovani, e non solo a Barcellona, Girona, Lleyda e altre roccaforti catalane, ma persino a Madrid, nella piazza del Sol tanto cara ai Borboni e all'ultimo rampollo filippo.
Li spinge e li unisce un motivo antico che sembrava dimenticato nell'era della globalizzazione mediatica: la libertà di espressione, di pensiero, di opinione, non si tocca, non si limita, non si incarcera.
Madrid non è Teheran, Il Cairo, Mosca o Hong Kong. Per questo i giovani spagnoli sono arrabbiati e per questo vanno sostenuti.
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Scontri violenti tra giovani manifestanti e polizia in assetto antisommossa si sono ripetuti nella notte di martedì e mercoledì.
Nessuno sa se e quando si placheranno le manifestazioni di protesta.
Ma è certo che l'arresto di Hasel sta agitando le acque del sistema politico spagnolo.
Podemos, che è al governo con il PSOE di Sanchez, si è schierato contro l'arresto del giovane rapper e contro la repressione della libertà di opinione.
La destra moderata ed estrema invoca pene esemplari "contro i giovani violenti". I moderati di sinistra del PSOE si appellano alla calma e all'emergenza coronavirus, ma nel merito della questione sollevata dall'arresto di Hasèl non sanno che pesci prendere.
La questione catalana, che sembrava repressa, dimenticata o avviata a soluzione una volta per tutte, riaffiora con forza e si avvantaggia della linfa giovanile che protesta nelle piazze.
I movimenti per i diritti umani e gli schieramenti politici che li rappresentano nel Parlamento Europeo chiedono a gran voce la fine della dittatura giudiziaria spagnola.
La Spagna è riuscita di nuovo a fare un capolavoro di idiozia.
Sarà compito dei giovani a Barcellona e a Madrid far prevalere le ragioni della libertà di pensiero e di espressione.