aggiornamento 14/11 - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito il ritiro russo da Kherson come “l’inizio della fine della guerra”, durante la sua visita nella città liberata dall’occupazione di Mosca. Il Presidente ucraino ha trascorso trenta minuti in visita nel capoluogo. “Stiamo andando avanti”, ha detto Zelensky rivolgendosi alle truppe davanti all’edificio dell’amministrazione nella piazza principale. “Siamo pronti per la pace, la pace per tutto il nostro Paese”
Le immagini di Kherson liberata dall'invasore russo sono le più belle e festose da quando è iniziata la controffensiva dell'esercito di Kyiv.
La ritirata da Kyiv era segntra dalla scoperta degli orrori di Bucha.
Anche a Kharchiv e Izyum la gioia della liberazione era soffocata dall'aria di morte sprigionata dalle fosse comuni con centinaia di cadaveri.
Anche Kherson è una città fantasma. I russi l'hanno devastata e derubata prima di fuggire sulla sponda destra del Dnipro. Hanno fatto saltare i ponti, hanno riempito di mine le fognature della città.
L'esercito di Zelensky è entrato a Kherson temendo il peggio. Ma poi la gioia della liberazione ha prevalso sulla paura e sugli stenti.
La gente di Kherson si è riversata nelle strade per festeggiare ed accogliere la libertà ritrovata, in un dilagare di emozioni e di umanità ritrovata.
Poche settimane fa la popolazione di Kherson aveva dovuto subire l'umiliazione di un referendum farsa con cui veniva dichiarata l'annessione alla Russia.
Ci sono volute armi, tenacia, morti ma ora Kherson è di nuovo Ucraina.
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Putin aveva solennemente dichiarato che i territori ucraini occupati sarebbero stati "per sempre terra di Russia".
Negli stessi giorni dei referendum farsa con cui si annetteva una parte dell'Ucraina, il dittatore si rassegnava a cedere il comando delle operazioni militari al generale Surovikin, macellaio di Siria.
Fino ad allora aveva pensato di poter fare a meno di un comandante in capo. C'era già lui, Vladimir Vladimirovich, a fare le strategie, che bisogno c'era di farsi oscurare da un militare di professione?
La ritirata da Kharkiv e Izyum lo avevano convinto che
1) la guerra contro Ucraina non era affatto vinta, anzi
2) era arrivato il momento di accelerare l'operazione speciale con l'annessione del territorio occupato, la "mobilitazione" di 300mila nuovi soldati da mandare al fronte e la sistematica distruzione delle infrastrutture energetiche e industriali dell'Ucraina
La parola "negoziati" rimaneva fuori dall'orizzonte putininiano.
Dopo quasi due mesi il bilancio è disastroso: nel Donbass tengono a malapena le posizioni, i riservisti gettati nella mischia senza addestramento e senza nemmeno gli abiti per proteggersi dal freddo muoiono a migliaia o raccontano pubblicamente gli errori dei generali russi, la disorganizzazione e il caos che regna tra le truppe della Federazione.
Kyiv si è abituata a soffrire e restare al buio senza perdere la voglia di resistere all'invasore.
Poi è arrivata la ritirata da Kherson, capoluogo dell'omonima regione "russa per sempre", comunicata in diretta TV sia dal generale-macellaio Surovikin che dal ministro della Difesa Shoigu. Entrambi per conto di Vladimir Putin.
La sorpresa è stata notevole, ma i media russi erano stati ammaestrati per tempo: "si tratta di un ripiegamento tattico sulla riva sinistra, da dove potremo colpire meglio le linee ucraine"
Dietro l'apparente conformità dei giornalisti di regime si celano imbarazzo e vergogna.
Alcuni arrivano a sostenere che ai russi interessa poco dell'Ucraina e molto di più delle elezioni negli USA.
Tutti si scagliano contro le "elite" disfattiste, capeggiate dall'oligarca Abramovich.
Il filosofo nazi-zarista Dugin invoca il suicidio di Putin ma poi ritratta.
Medvedev agita di nuovo lo spauracchio delle armi nucleari, mentre il ministro degli Esteri Lavrov si incontra segretamente con emissari americani durante un meeting di paesi asiatici.
Lavrov parla per sè oppure è latore di messaggi da parte del silenzioso Putin?
Per pura "coincidenza" alcuni funzionari dello staff di Joe Biden fanno sapere di aver chiesto a Zelensky di dimostrare maggiore disponibilità a negoziati di pace.
In merito alla guerra in Ucraina, gli Usa hanno invitato Volodymyr Zelensky a una "posizione negoziale realistica". Secondo il Wall Street Journal, infatti, il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha suggerito al presidente ucraino di mostrarsi aperto a possibili negoziati con la Russia: farlo, è la convinzione dell'amministrazione americana, gli consentirebbe di aver maggior peso e poter fare più leva sulla controparte.
Sullivan, in un recente incontro con Zelensky, gli avrebbe raccomandato di iniziare a pensare a "richieste realistiche e priorità per le trattative, inclusa una rivalutazione" dell'obiettivo di Kiev di riguadagnare la Crimea
Perchè parlare di negoziati e di concessioni da parte di Zelensky proprio ora che l'esercito ucraino riprende l'offensiva con successo?
Ci sono solo due spiegazioni, diametralmente opposte.
La prima poggia sulla disponibilità da parte di Putin ad una parziale presa d'atto della sua sconfitta, ovvero della impossibilità di controllare tutti i territori occupati. Si accontenterebbe di mantenere una parte del Donbass, oltre alla Crimea.
La seconda invece teorizza una mossa estrema da parte del dittatore russo che, pur di non ammettere la sconfitta, sarebbe disposto a scatenare una escalation nucleare. Ipotesi che non può che allarmare Biden e i vertici militari americani, che non sono affatto disponibili a subire una guerra nucleare per conto di Kyiv.
Nella confusione di Mosca e nelle nebbie invernali del mar Nero, due fatti appaiono certi: 1) La gente di Kherson non avrebbe mai potuto festeggiare la liberazione se Zelensky non fosse stato così determinato a cacciare i russi da tutta l'Ucraina 2) Se gli Stati Uniti riusciranno a convincere Lavrov e Putin ad avviare veri negoziati di pace è solo perchè al Cremlino iniziano a temere che i russi possano svegliarsi da un momento all'altro e accorgersi di aver combattuto una guerra ingiustificata, criminale e perdente.
Altri ucraini potranno gioire nelle strade delle città che verranno liberate
KHERSON LIBERATA, SCONFITTA DI PUTIN CON TRAPPOLA
11/11/2022 - Le truppe russe hanno ufficialmente abbandonato la città di Kherson sulla riva destra del Dnipro. Un'altra ritirata "per evitare maggiori perdite" come annunciato dal macellaio generale Sorovikin a poco più di un mese dal referendum farsa che proclamava Kherson "territorio russo".
Ma la ritirata russa potrebbe anche rappresentare una trappola per i soldati e i civili ucraini che festeggiano la liberazione nelle strade di Kherson. I russi potrebbero far saltare la diga di Kakhovka sul Dnipro e provocare una catastrofica inondazione che spazzerebbe via proprio la città appena liberata. Un altro crimine di Putin che ovviamente darebbe la colpa del disastro a Zelensky.
Dopo l'umiliante sconfitta, i fedelissimi di Putin iniziano la caccia ai "traditori interni", tra i quali annoverano anche l'oligarca Abramovich.