Il governo Netanyahu si è trasformato in regime e Israele non è più una democrazia. La libertà di stampa è stata soppressa e i coloni sono squadristi autorizzati a compiere violenze contro i palestinesi.
Per decenni Israele è stato visto nel mondo e soprattutto in Occidente come l'unico Stato democratico in Medio Oriente, circondato da dittature e regimi dinastici.
Un'immagine sostenuta anche dalla sinistra mondiale, memore dell'affiliazione socialista di Ben Gurion, uno dei padri fondatori di Israele.
Una democrazia, quella di Israele, minacciata dalla questione palestinese irrisolta e dall'assedio del mondo arabo, perciò sempre costretta ad affiancare alle urne la presenza di un esercito agguerrito e spietato contro chi propagava l'idea di un nuovo Olocausto.
"Israele è un paese democratico e laico, si svolgono libere elezioni, i partiti di opposizione possono esprimersi senza ostacoli, la libertà di stampa e di opinione è garantita, c'è un sistema giudiziario indipendente dal governo, l'esercito risponde al governo e quindi al Parlamento, alla minoranza araba è garantita la rappresentanza, le donne sono emancipate ..."
Una larga parte dell'opinione pubblica di sinistra e dei circoli intellettuali ha difeso l'immagine di Israele come Stato democratico pur criticandone i comportamenti avversi alla popolazione palestinese e alla soluzione dei 2 Stati per 2 popoli.
Un'immagine che ha resistito anche al lungo periodo di governi Netanyahu, con giravolte di partiti e alleanze giustificate sempre dal mantenimento del Potere da parte del boss israeliano che in tal modo progressivamente ha iniziato a costruire un vero e proprio regime, andando però a sbattere contro l'indipendenza della magistratura e le inchieste sulla corruzione della famiglia Netanyahu.
Grazie ad Hamas, Netanyahu è riuscito a superare anche quell'ostacolo
Il “governo di guerra” formatosi dopo l’attacco di Hamas lo scorso 7 ottobre), ha avuto l’appoggio sempre più marcato dell’estrema destra e delle formazioni religiose ultraortodosse. Il governo di guerra è diventato permanente, in uno stato di guerra permanente.
E ora Netanyahu sfida il mondo, sfida l'ONU, la Corte Penale Internazionale, il partito democratico americano, l'opinione pubblica mondiale, imponendo una guerra criminale, la distruzione dell'idea palestinese di autonomia e mostra il volto feroce di una feroce dittatura persino contro quella parte di società israeliana che si illude ancora di potersi esprimere liberamente, come se fosse in una democrazia, tutti accusati di essere antisemiti.
La messa al banda della libera informazione
Un episodio gravissimo sta passando inosservato. L'attacco del governo Netanyahu alla libertà di informazione ed espressione si è rivolto contro uno dei principali gruppi editoriali israeliani che pubblica il quotidiano Haaretz.
Il governo afferma che taglierà tutti i legami con il quotidiano "Haaretz"
Questa decisione è stata presa "alla luce delle recenti dichiarazioni dell'editore di 'Haaretz', Amos Schocken, che ha espresso sostegno al terrorismo e ha chiesto sanzioni contro il governo".
In pratica Netanyahu ha emanato un decreto che vieta alle istituzioni israeliane di leggere Haaretz, di fare inserzioni pubblicitarie sui media del gruppo, di invitare i giornalisti di Haaretz ad eventi istituzionali.
Si tratta di una messa al bando di una delle voci più seguite ed autorevoli dell'informazione israeliana.
La "colpa", secondo il governo della destra, è dell'editore di Haaretz Amos Shoken che avrebbe "giustificato" i terroristi palestinesi definendoli "combattenti della libertà" in un recente discorso.
Falso, ma utile a far passare per terrorista chiunque osi criticare l'operato della banda Netanyahu.
Quindi la libertà di stampa e di opinione in Israele non esiste più, non è consentita, e viene strangolata con ogni mezzo. Non siamo ancora all'arresto dei giornalisti israeliani dissidenti con le tesi del governo, ma poco ci manca.
E i giornalisti stranieri invece sono già cacciati e uccisi sistematicamente, come dimostrano gli oltre 200 operatori colpiti dall'IDF nella striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Nello scorso mese di agosto Ugo Tramballi ha scritto su Valigia Blu:
Dal 1967 a Gaza: l’involuzione della democrazia israeliana
Che democrazia è quella israeliana? Sopravviverà a sé stessa?
La presunzione di essere “l'unica del Medio Oriente” è ancora reale o solo uno slogan?
Tecnicamente Israele è una democrazia: chi è al potere è eletto dai cittadini; nonostante i suoi errori, Bibi Netanyahu può essere rimosso solo da una crisi parlamentare e un voto anticipato. A dispetto dei suoi scontri quotidiani con i generali dello stato maggiore, non esiste l'ipotesi di un colpo di stato militare.
Ma anche il Sudafrica dell'apartheid era una democrazia. Il Partito Nazionale sostenitore della segregazione razziale vinceva le elezioni. I partiti che vi si opponevano le perdevano perché i boeri erano più numerosi e più conservatori dei sudafricani di origine anglosassone. C'erano una stampa libera e un dibattito aperto. Per partecipare bastava solo essere bianchi. Neri, meticci, asiatici, indiani erano esclusi.
Fatte le debite differenze, come in Israele. Poco più del 20% della popolazione è palestinese: cittadini arabo-israeliani che non godono degli stessi diritti dei concittadini ebrei. La differenza è stata rafforzata nel 2018 con la legge fondamentale (il paese non ha una Costituzione) “Israele come Stato-Nazione del Popolo Ebraico”.
I palestinesi cittadini d'Israele possono godere dei diritti umani (le razze non bianche del Sudafrica non avevano nemmeno quelli). Ma “il diritto di esercitare l'autodeterminazione nazionale nello Stato d'Israele è solo del Popolo Ebraico”, chiarisce la legge.
Un altro sintomo del fascismo che avanza in Israele è rappresentato dalla ormai evidente copertura che il governo e i partiti dell'estrema destra religiosa israeliana danno alle squadracce violente di coloni ebrei in Cisgiordania.
Decisione errata: la violenza in Cisgiordania si aggrava mentre il ministro della Difesa sospende le detenzioni . Katz sospende gli ordini di detenzione dei coloni, scatenando una reazione violenta in mezzo alle crescenti tensioni in Cisgiordania.
I cosiddetti "coloni" non sono pacifici contadini un pò esuberanti e irascibili. Sono gruppi organizzati e armati che assaltano i palestinesi, le loro abitazioni, i loro terreni. Distruggono e uccidono, terrorizzano con lo stile inconfondibile dei regimi dittatoriali fascisti e dei razzisti nei paesi in cui vigeva l'apartheid.
Persino gli Stati Uniti d'America sono dovuti intervenire per cercare di fermare il fenomeno introducendo sanzioni nei confronti dei coloni ebrei che attuavano violenze in Cisgiordania.
Ora il governo Netanyahu ha deciso di gettare la maschera e di consentire apertamente ai coloni ebrei di commettere reati e violenze contro i palestinesi. Il neo ministro della Difesa Gatz, che ha preso il posto di Yoav Gallant licenziato da Netanyahu perchè chiedeva di cominciare a pensare ad una fine della guerra, ha comunicato che i coloni colpevoli di violenze non saranno più processati o detenuti.
Ovvero le violenze contro i palestinesi non sono più reati perseguibili.
Proprio come in ogni regime fascista e autoritario, dove il Potere si avvale di squadroni e squadracce per attuare crimini contro chi si oppone o si ribella. Crimini non perseguiti, o destinati a rimanere irrisolti.
Conclusione
Israele non è uno Stato democratico, e non lo sarà mai più fintanto che le cause profonde che ne hanno mutato i connotati negli ultimi decenni non verranno rimosse.
E' giunta l'ora di ammettere che in tutto il Medio Oriente non esiste democrazia e che Israele è come l'Iran degli ayatollah o l'Egitto di Al-Sisi: un regime autoritario, intriso di teocrazia e violenza. Chi si oppone è avvisato.
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Date Created: 25/11/2024 07:52:50