L'inchiesta di Report RAI3 parte dalle rivelazioni di un supertestimone che avrebbe raccolto le informazioni di Zena Spinelli, agente lobbista al Cairo all'epoca dei fatti con legami nel ministero della Giustizia egiziano tramite un dirigente di nome Ayman Rashid.
Zena Spinelli, contattata dal professor Gervasio, allora docente alla British University del Cairo, il quale aveva saputo della scomparsa di Giulio Regeni fin dalla sera del 25 gennaio 2016, riceve il 28 gennaio dal Rashid un'informazione preziosa: "Non l'abbiamo noi, ma è ancora vivo" .
L'informazione è importante, per due motivi.
Rashid informa indirettamente la Spinelli (e quindi gli italiani) che 1) Regeni non è nelle mani di soggetti "istituzionali" ma dei servizi segreti egiziani, la cosiddetta Sicurezza Nazionale 2) che è ancora vivo e che per salvarlo occorre arrivare più in alto, ovvero nella cerchia di Al Sisi.
La Spinelli passa l'informazione all'AISE, il servizio segreto italiano per l'estero, diretto all'epoca da Alberto Manenti che in quei giorni si reca al Cairo, per fare cosa? e per conto di chi? nel quadro della visita di affari in Egitto programmata per i primi di febbraio dal governo Renzi.
Le informazioni in possesso di Zena Spinelli erano arrivate anche al governo italiano? cioè a Renzi primo ministro e Gentiloni ministro degli Esteri?
La risposta secondo la logica è SI, perché Zena Spinelli per poter svolgere la sua attività in Egitto aveva sicuramente agganci con l'ambasciata e con la Farnesina, e sapeva della visita di affari che gli italiani avevano organizzato per i primi giorni di febbraio.
Le informazioni di Zena Spinelli erano quindi sicuramente arrivate all'ambasciatore Massaro, alla segretaria generale della Farnesina Elisabetta Belloni e allo staff dl presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ed erano arrivate sicuramente nel giro di poche ore, prima che finisse il 29 gennaio.
Renzi ha sempre negato di aver saputo della scomparsa di Giulio Regeni prima del 31 gennaio, mentre Gentiloni ha replicato che la Farnesina aveva avvisato della scomparsa di Giulio fin dal 26 gennaio, avendo ricevuto l'informativa dall'ambasciatore Massari.
All'epoca dell'omicidio di Giulio Regeni alla Farnesina c'era Elisabetta Belloni, segreteria generale del ministero e quindi destinataria e snodo di tutte le questioni estere più importanti.
Elisabetta Belloni, poi nominata a capo dei servizi segreti italiani da Mario Draghi, nella sua deposizione in commissione parlamentare non ha chiarito questo aspetto fondamentale: la Farnesina aveva avvisato in tempo Palazzo Chigi? aveva chiesto a Renzi di intervenire subito su Al Sisi? qual'era lo stato delle trattive tra Italia ed Egitto per la vendita di due fregate della Marina Militare ?
Il silenzio e le omissioni della Belloni gli sono valse la nomina a capo dell'intelligence italiana?
Se Matteo Renzi dice il vero, significa che la colpa di aver taciuto la notizia della scomparsa di Regeni e di non aver fatto pressioni tempestive su Al Sisi per il suo rilascio, ricade interamente sul consigliere di Renzi per gli affari esteri che all'epoca era Armando Varricchio, il quale avrebbe dovuto alzare il telefono, parlare con i responsabili dell'AISE e poi trasferire l'informazione a Matteo Renzi affinché intervenisse di persona.
Perchè non c'era alcun motivo che Zena Spinelli non informasse l'AISE di quanto aveva saputo da Rashid il giorno 29 gennaio 2016, e che l'AISE non informasse subito il governo italiano.
A meno che qualcuno, per non disturbare la visita d'affari già programmata, non abbia volutamente evitato di intervenire, sottovalutando il caso ...
Regeni era vivo il 29 gennaio del 2016 e il governo italiano lo sapeva. Ma non fece nulla per salvarlo.
a Report le rivelazioni di fonti vicine ai Servizi Segreti anticipate da Repubblica
ma alla fine del 2020 scrissi su questo blog:
i.fan. - 25/11/2020
Se ci fosse stata una pressione italiana al massimo livello sulle autorità egiziane e in particolare sul dittatore Al-Sisi fin dalle prime ore della scomparsa, forse Giulio Regeni si sarebbe potuto salvare. La pressione più forte doveva essere esercitata dal Presidente del Consiglio italiano direttamente su Abdel Fattah al-Sisi, Presidente della Repubblica egiziana, il quale in seguito non si sarebbe potuto trincerare dietro il "non sapevo".
Ma Matteo Renzi dice di essere stato informato solo il 31 gennaio 2016, quando la notizia era sui giornali, e probabilmente Giulio era già morto.
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Quali segreti nasconde l'ex consigliere di Matteo Renzi Armando Varricchio?
3 anni fa scrissi su questo blog : "GIULIO REGENI POTEVA ESSERE SALVATO?" evidenziando le omissioni di Renzi e Belloni nelle dichiarazioni rese davanti la Commissione di inchiesta parlamentare sull'omicidio di Giulio Regeni.
Ora un'inchiesta di Report rivela che Regeni era vivo il 29 gennaio del 2016 e il governo italiano lo sapeva ma non fece nulla per salvarlo.
GIULIO REGENI POTEVA ESSERE SALVATO?
"Perchè abbiamo saputo questa notizia soltanto nella giornata del 31 gennaio?' Forse se avessimo saputo prima avremmo potuto agire prima, anzi quasi sicuramente. "
La dichiarazione è stata resa da Matteo Renzi il 24 novembre scorso davanti alla Commissione Parlamentare, un organo istituzionale, pochi giorni prima che i magistrati Prestipino e Colaiocco chiudessero le indagini con la richiesta di processare 4 alti ufficiali egiziani.
La domanda di Renzi non è banale, ma dubito che possa prevedere una sorta di autocritica.
La risposta configura responsabilità morali e politiche, tanto più grandi in quanto l'omicidio Regeni ha suscitato reazioni e sensibilità vaste e profonde, come ha testimoniato Corrado Augias nella sua lettera di restituzione della Legion d'Onore per protesta contro i salamelecchi di Macron ad Al-Sisi.
Il "rammarico" espresso da Renzi poggia sull'affermazione che la Presidenza del Consiglio, cioè lui, sia stata messa al corrente della scomparsa di Giulio Regeni solo il 31 gennaio 2016, per di più dai giornali anzichè dai canali istituzionali, diplomatici e di intelligence preposti. E' un'accusa esplicita al suo ex collega Paolo Gentiloni?
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i.fan. - 25/01/2021
Il 24 novembre scorso è stato ascoltato Matteo Renzi, che all'epoca era presidente del consiglio.
Senatore Renzi, quando ha saputo che Giulio era stato rapito ? come lo ha saputo ? cosa fece il suo governo fino al 3 febbraio 2016? quali informazioni il suo governo ricevette dai servizi di intelligence? durante quei giorni ebbe contatti con Al Sisi?
La risposta di Renzi in Commissione è stata secca e sconcertante: ho saputo della vicenda Regeni solo il 31 gennaio. Cioè 6 giorni dopo la scomparsa, quando Giulio era già agonizzante. Punto.
"Sul piano istituzionale devo rivendicare con forza quello che ha fatto il governo. Si è trattato di una risposta dell'Italia a un fatto non accettabile...
Quando abbiamo saputo ciò che stava succedendo abbiamo messo in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione".
Quello che ha detto l'allora ministro Gentiloni e la Belloni a nome della Farnesina, è, per quello che mi riguarda, totalmente corrispondente al vero. ... vale per me quello che ha detto l'allora ministro degli esteri ...
... abbiamo dei rimpianti?, voglio essere sincero, sì.
Io per lo meno, tante volte ho pensato, perchè abbiamo saputo questa notizia soltanto nella giornata del 31 gennaio ? Forse, se avessimo saputo prima, avremmo potuto agire prima, anzi sicuramente, ..."
Usa il plurale Renzi, "se avessimo saputo prima". Quasi a voler discolpare se stesso e indicare qualcun altro come responsabile di un ritardo inammissibile e irresponsabile.
Chiama in causa l'ex ministro Gentiloni, che ha risposto indirettamente tramite un comunicato della Farnesina che smentisce Renzi.
"In merito alle dichiarazioni rese oggi (24/11/2020) dall'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi alla Commissione d'inchiesta sull'omicidio di Giulio Regeni, la Farnesina precisa che le Istituzioni governative italiane e i nostri servizi di sicurezza furono informati sin dalle prime ore successive alla scomparsa di Giulio il 25 gennaio 2016. Il ministero degli Esteri ricorda inoltre che tutti i passi svolti con le più alte Autorità egiziane sono stati ampiamente documentati e resi noti alle Istituzioni competenti a Roma dall'Ambasciatore Massari nelle sue funzioni di Ambasciatore d'Italia al Cairo".
La Farnesina respinge le accuse al mittente e richiama quanto già dichiarato dall'Ambasciatore Massari alla stessa Commissione Parlamentare: la presidenza del Consiglio, all'epoca rappresentata da Matteo Renzi, era stata informata sin dalle prime ore dopo la scomparsa di Giulio la sera del 25 gennaio 2016.
Quindi qualcuno sta mentendo sapendo di mentire.
Da un lato l'ex ambasciatore Massari, la segretaria generale della Farnesina Belloni e l'ex ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Dall'altra Matteo Renzi.
In mezzo c'è una persona che alla fine di gennaio 2016 lavorava per Palazzo Chigi, come consigliere per gli affari esteri, anche se era stato già designato come ambasciatore d'Italia negli Stati Uniti, il top per la carriera di un diplomatico.
Si chiama Armando Varricchio, e sarebbe stato lui, secondo Matteo Renzi, a dimenticarsi di avvisarlo, impedendogli quindi di intervenire prima per salvare Giulio.
Strano che uno esperto e preciso come Varricchio si dimentichi di trasmettere al suo principale referente un'informazione ritenuta molto importante dall'ambasciatore Massari.
In una delle sue prime dichiarazioni da ambasciatore italiano negli USA nel maggio del 2016, Varricchio si ricordò della questione Regeni che ostacolava i rapporti non solo con l'Egitto ma anche con gli americani.
Redazione ANSA 05 maggio 2016 : Caso Regeni. L'ambasciatore conferma come "il tema e' presente sul tavolo" dei colloqui con l'amministrazione statunitense. "Non ho mai sentito dire che la vicenda e' una questione bilaterale tra Italia ed Egitto. Ho sempre incontrato una grande partecipazione, sincera e sentita. A Washington - spiega - non sfugge l'importanza dell'Egitto per la risoluzione della situazione in Medio Oriente e anche per quella della Libia. E proprio per questo anche gli Stati Uniti credono che l'Egitto deve fare di piu' e togliersi questa macchia. Un punto su cui Roma e Washington sono impegnati".
Armando Varricchio è un diplomatico di lungo corso e usa parole felpate. A leggere le sue dichiarazioni ci si potrebbe convincere che l'uccisione di Giulio Regeni "è una macchia" sul lenzuolo immacolato di Al Sisi.
Sarebbe sciocco illudersi che Varricchio possa intromettersi di sua spontanea volontà nella controversia tra Farnesina e Matteo Renzi.
Solo i magistrati potrebbero fargli la banale domanda "sapeva o no, della scomparsa di Regeni prima del 31 gennaio 2016? aveva informato, e quando, il presidente Matteo Renzi?" .
L'ex consigliere di Palazzo Chigi potrebbe rispondere in uno dei tre seguenti modi:
a) che non era stato avvisato, e quindi anche lui venne a sapere del caso Regeni solo tre giorni prima del ritrovamento del corpo martoriato.
b) che era stato avvisato già dal 26 gennaio, ma non aveva ritenuto necessario o importante informare Matteo Renzi, troppo impegnato ad organizzare la missione d'affari della ministra Guidi a Il Cairo.
c) che era stato avvisato, e che aveva girato immediatamente l'informazione a Matteo Renzi, proprio perchè intuiva che la concomitanza con la missione d'affari avrebbe potuto creare qualche problema.
La risposta adombrata da Renzi è la b) ed è per questo che usa il plurale .. "abbiamo saputo solo il 31 gennaio". Le parole di Renzi accusano Varricchio in modo esplicito. La catena della comunicazione si era interrotta per colpa del futuro ambasciatore a Washington.
La risposta vera di Armando Varricchio è la c). Matteo Renzi era stato informato ma non ha avuto tempo o voglia per fare l'unica cosa che avrebbe potuto salvare Giulio Regeni. Alzare il telefono e chiamare l'amico Al Sisi, chiedergli cosa stesse succedendo, perchè i servizi segreti egiziani avevano sequestrato il giovane italiano e "consigliare" al dittatore di fare in modo di garantirne l'incolumità, anche in vista della missione d'affari della ministra Guidi.
Matteo Renzi aveva sottovalutato l'importanza delle informazioni che Varricchio gli aveva fornito? Probabilmente sì, almeno nei primi due-tre giorni.
Ma il 28 gennaio 2016 le notizie che l'ambasciatore Massari riferiva dal Cairo lasciavano già intravedere sviluppi drammatici. I contatti con i canali militari egiziani individuavano nella polizia segreta l'artefice del rapimento. La Farnesina sapeva e seguiva con attenzione, cercava di attivare i canali della diplomazia estera, che in un regime dittatoriale contano relativamente poco, perchè tutto viene deciso dagli apparati del terrore, che riportavano direttamente ad Al Sisi.
Per alcuni giorni il Ministero degli Esteri diretto da Gentiloni aveva sperato di poter risolvere il caso senza troppo clamore. Per giorni aveva cercato invano un colloquio telefonico con l'omologo egiziano. Quando la situazione diventò disperata, il 31 gennaio, la Farnesina fece il comunicato che poi venne ripreso da tutti i giornali. Il giovane Regeni era scomparso dal 25 gennaio e non si avevano sue notizie. Il presidente del consiglio Matteo Renzi lesse il comunicato e venne a sapere dell'accaduto, o non poteva più fare finta di non sapere?.
Nell'audizione in commissione, Renzi non ha riferito quale iniziativa abbia preso tra il 31 gennaio e il 3 febbraio. Non ha riferito se abbia provato a contattare Al Sisi, ed eventualmente con quale esito.
Tutto quello che riferisce, con retorica arroganza, parte dai giorni successivi al ritrovamento del corpo di Giulio.
La sua audizione comunque ha avuto un merito: la conferma di un sospetto sul ruolo del quotidiano La Repubblica e del suo direttore dell'epoca Mario Calabresi nella vicenda Regeni.
L'intervista del 16 marzo 2016 di Calabresi ad Al Sisi fu organizzata da Matteo Renzi per accreditare presso l'opinione pubblica italiana l'immagine buona del presidente egiziano, dispiaciuto per la morte di Giulio, per il dolore dei genitori e impegnato a cercare la verità sugli assassini.
Renzi ha rivendicato il merito per quella messinscena, un autentico depistaggio, spacciata per inchiesta giornalistica, una pagina buia di La Repubblica.
Elisabetta Belloni, nominata da Draghi a capo dei servizi segreti di informazione, quando era alla Farnesina nel gennaio 2016 dimenticò di informare Matteo Renzi della scomparsa di Giulio Regeni e del pericolo che i servizi di sicurezza egiziani fossero implicati nella vicenda. Per questo Renzi non telefonò ad Al Sisi e Giulio fu ucciso?