È tempo di pensare a un'esplosione nucleare dimostrativa, scrive il 29 maggio 2024 Dmitrij Suslov, consulente strategico di Vladimir Putin sulla rivista del Consiglio Russo per gli affari internazionali.
La consulenza di Suslov cade in momento particolare: in Europa e negli USA si discute sulla richiesta del presidente ucraino Zelenzky di autorizzare l'uso di armi - missili e artiglieria - contro bersagli in territorio russo, e non più in chiave difensiva. Una richiesta accolta con favore prima dal boss della NATO Stoltenberg e poi alla chetichella da quasi tutti i paesi europei - esclusa l'Italia di Meloni-Salvini.
La miglior difesa è l'attacco, sostiene l'Ucraina, dal momento che i russi lanciano missili e bombe contro Kharkyv dall'interno dei propri confini, al riparo quindi dalla reazione ucraina.
La trovata geniale di Suslov è un monito, una minaccia di escalation verso l'utilizzo di armi nucleari nella guerra di aggressione che la Russia ha scatenato oltre 2 anni fa contro Kyiv.
Il 3 giugno l'Ucraina ha utilizzato per la prima volta i missili HYMARS per attaccare obbiettivi militari oltre il confine.
Sarebbe stata colpita e distrutta un’installazione di difesa aerea nella città russa di Belgorod equipaggiata con missili terra-aria S-300/400 diretti verso l'Ucraina.
E oggi una colonna militare russa composta da 18 mezzi sarebbe stata colpita da un bombardamento di droni delle forze ucraine nella regione russa di Kursk, al confine con quella ucraina di Sumy, secondo quanto riportano diversi canali Telegram russi.
Nessuna conferma ufficiale né da Kyiv né da Washington né da Mosca ma Sergei Ryabkov, viceministro degli Esteri, ha avvertito gli Stati Uniti di «conseguenze fatali» se permetteranno all’Ucraina di utilizzare armi americane per attacchi all’interno della Russia. Ryabkov parla di «errori di calcolo» e dell’atteggiamento «irresponsabile» degli americani che «hanno dato carta bianca a Kiev» e «non stanno facendo niente per fermare le pericolose azioni provocatorie dei loro servitori», ha tuonato il vice ministro, avvertendo che «per gli Stati Uniti ci sarà sicuramente un prezzo da pagare».
In attesa di far pagare un "prezzo alto"" all'Occidente per i lanci di missili sulla Russia, a Mosca il regime di Putin fa pagare un "caro prezzo" ad un innocuo tassista.
Sì, un semplice tassista, di cui non sono state diffuse le generalità, la cui vicenda ha riempito i social media russi. Come riportato su Telegram:
"è stato riferito che a Mosca un tassista ha parlato negativamente dei cittadini della Federazione Russa e ha fatto scendere i passeggeri dall'auto, partecipanti a un'operazione militare speciale. (ovvero soldati russi in licenza dopo essere stati a combattere in Ucraina, ndr)
Su questo fatto, le autorità del Comitato investigativo della Russia per la città di Mosca hanno avviato un procedimento penale sulla base di un reato ai sensi dell'articolo 282 del codice penale della Federazione Russa (incitamento all'odio, inimicizia e umiliazione della dignità umana).
Il presidente del Comitato investigativo della Russia, A.I. Bastrykin, ha incaricato il capo facente funzione della Direzione investigativa principale del Comitato investigativo della Russia a Mosca, V.V. Saksin, di presentare un rapporto sullo stato di avanzamento delle indagini sul caso penale e sulle circostanze stabilite.
L'esecuzione dell'ordine è stata messa sotto controllo nell'ufficio centrale del dipartimento.
La domanda che ci si pone in Occidente è se le minacce di Putin, o di chi per lui, vanno prese sul serio oppure fanno parte del ciclico rituale a cui il criminale russo ci ha abituati dall'inizio dell'aggressione all'Ucraina.
Considerazione banale, ma non sufficiente: tra pochi giorni ci sono le elezioni per il parlamento europeo e agitare lo spettro della guerra nucleare tra Russia ed europei è un ottimo modo per fare propaganda politica a favore dei partiti che in cattiva o buona fede sostengono la tesi che inviare armi a Zelensky e autorizzarlo ad usarle anche sul territorio russo sia troppo pericoloso, perché "potrebbe scatenare l'ira di Putin e la reazione nucleare a catena".
L'effetto "terrore nucleare" ha ridato fiato sia a destra che a sinistra ai sostenitori del "meglio russi che morti" ed è un argomento di facile presa politica ed emotiva, come giusto che sia.
Putin spera di rimpolpare le pattuglie dei suoi fans più fedeli tipo Salvini-Orban, ma non disdegna neanche coloro, come alcuni settori pacifisti di sinistra, che lo considerano un criminale e però non vogliono le armi all'Ucraina, pensando che Zelensky dovrebbe rinunciare a qualche pezzo di territorio in cambio di un'ipotetica pace russa garantita dai missili a testata nucleare puntati verso l'Europa per contrappeso a quelli della NATO verso Mosca.
In ogni caso se l'ipotesi che la minaccia nucleare di Putin sia solo propaganda elettorale, lo si capirà presto. subito dopo il 9 giugno.
Molti governi europei propendono per questa ipotesi e hanno deciso di sfidare le minacce di Mosca autorizzando l'uso di missili e cannoni puntati verso basi militari russe vicine ai confini del teatro di guerra.
Non sono certo che si tratti di una mossa intelligente, a pochi giorni dal voto. Penso anzi che sia il modo di cascare nella trappola elettorale di Putin.
Ai fini pratici l'uso dei sistemi d'arma europei poteva essere autorizzato senza grandi strombazzamenti.
(in aggiornamento)