Vincenza Ballan 27 anni è stata uccisa dal suo stalker Bujar Fandaj che si è recato a casa di Vncenza e l'ha accoltellata.
Vincenza nei mesi scorsi aveva denunciato per stalking Bujar Fandaj perché la perseguitava dopo la fine di una breve relazione. Aveva paura, perché sapeva che era un tipo violento.
Ma le autorità a cui si era rivolta e che avevano esaminato la sua querela non ritenevano il Fandaj troppo pericoloso al punto da richiedere misure di protezione per Vincenza.
Le parole del procuratore di Treviso Marco Martani ai giornalisti che chiedevano chiarimenti:
"C'erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento" per Bujar Fandaj nei confronti di Vanessa Ballan.
Noi semplici ignoranti di cavilli giudiziari facciamo fatica a capire la sottile distinzione in base alla quale Vanessa è stata privata di una adeguata protezione contro la violenza criminale del maschio assassino. Un killer che tutti in paese avevano visto perseguitare quotidianamente la giovane donna, al supermercato o per strada, ma per gli organi di polizia e di giustizia questo non bastava. Ai maschi inquirenti sfugge la comprensione del dramma di una donna perseguitata da un uomo violento fino all'omicidio.
La percezione giuridica del rischio di femminicidio è inadeguata, perchè espressione di prassi maschiliste e per assenza di norme sostanziali.
L'uomo che ha ucciso Vanessa era stato denunciato per stalking dalla vittima il 26 ottobre scorso. "Dopo una perquisizione eseguita nella sua abitazione dopo la querela, da parte di Fandaj non c'erano più stati episodi di molestie, di avvicinamenti o minacce".
"La valutazione fatta era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata"
"Le denunce da "codice rosso" - ha spiegato il Procuratore- vengono trattate dal magistrato di turno, che poi passa il fascicolo al magistrato del gruppo fasce deboli. In quel caso, nel giro di un giorno era stata fatta la perquisizione e passato il fascicolo al magistrato competente, il quale non aveva ritenuto ci fossero gli elementi per la richiesta di una misura cautelare, ma aveva deciso di approfondire le indagini chiedendo i tabulati del telefono. Quindi la valutazione fatta - ha concluso - era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata".
Eppure Bujar Fandaj 41 anni dal Kossovo, aveva minacciato di morte Vanessa come molti testimoni nel piccolo paese di Riese Pio X hanno dichiarato.
In sintesi: una donna denuncia un uomo per minacce gravi, anche di morte, e sporge denuncia alle autorità competenti. Polizia e magistratura chiedono quali siano le prove delle minacce e una volta ottenute non le ritengono sufficientemente pericolose per la vita della donna.
Quindi non applicano le misure cautelari, tra cui il divieto di avvicinamento.
Secondo la logica giudiziaria era la vittima che doveva dimostrare di essere davvero in pericolo.
La dichiarazione del Procuratore Martani è a dir poco vergognosa, e rappresenta un caso palese di maschilismo giudiziario.
Se la vittima della violenza è una donna, secondo alcuni magistrati che probabilmente non leggono i giornali o non ascoltano le notizie di femminicidi quotidiani, la vittima avrebbe dovuto dimostrare di essere davvero in pericolo prima di morire.
Dopo la morte di Vanessa Ballan i legislatori e i politici sanno cosa dovrebbero fare per combattere la piaga dei femminicidi: capovolgere la logica della protezione. Prima proteggere poi valutare, mentre ora prima si valuta la fondatezza della denuncia fatta dalla donna poi, forse, si applica la protezione.
E se il magistrato è un pò maschilista o "patriarcale" può legalmente negare la protezione perché "l'allarme è infondato".
Maschilismo giudiziario
in aggiornamento