E' il quarto giorno di guerra a Gaza, dopo il criminale attacco sferrato da Hamas contro civili israeliani. Passano le ore ed emergono i numeri e i dettagli della orrenda carneficina compiuta dai miliziani.
scrive Antonio Polito sul Corriere della Sera
Ciò che è successo sabato ha dunque i connotati della «pulizia etnica». Mostra che cosa farebbe quel movimento millenarista e fanatico che è Hamas, così radicalmente diverso dalle stesse origini del nazionalismo palestinese, se potesse risolvere a modo suo la «questione ebraica». Per questo la modalità della loro azione somiglia così da vicino alle razzie naziste nei ghetti ebraici dell’Europa, durante la Seconda guerra mondiale. Quelli prendevano gli ebrei casa per casa e li portavano nei campi di sterminio, per ucciderli su scala industriale con il gas. Questi li prendono casa per casa e li uccidono sul posto. O li fanno ostaggi, per prolungare la tortura loro e delle loro famiglie.
Volti, nomi e luoghi che resteranno scolpiti nella memoria di tutti, non solo degli israeliani.
da La Repubblica
Le immagini mostrano i sacchi che avvolgono i corpi, ma nascondono lo scempio che è stato fatto di molti di quei cadaveri. Sarebbero più di 200 gli israeliani uccisi dai miliziani di Hamas nel kibbutz di Kfar Aza, cinque chilometri a est di Gaza, tra le città di Netivot e Sderot. Almeno quaranta i bambini morti, alcuni dei quali decapitati.
Una località che già rischia di essere ricordata come la Bucha d’Israele. La scena che si è presentata davanti ai militari dell’esercito israeliano è apocalittica.
E' il quarto giorno e già si intravede il film dei prossimi eventi.
La reazione israeliana dura e spietata, perché Netanyahu ha sentenziato che, dopo tanto orrore, i Palestinesi dovranno "subire una punizione che non dimenticheranno mai".
Il recidivo primo ministro israeliano non ha nascosto la sua strategia: assediare Gaza, ridurla ad un cumulo di macerie, renderla inutilizzabile non solo come base militare di Hamas ma anche come luogo di vita per i 2 milioni di abitanti, costringere la metà dei palestinesi di Gaza a fuggire in Egitto (e da lì forse verso l'Europa in uno nuova gigantesca ondata migratoria).
E infine presidiare Gaza con l'esercito per i prossimi 20 anni...
Netanyahu persegue questa strategia da almeno un decennio, per sconfessare gli accordi del 2005, ma in passato era stato fermato all'ultimo momento dalle pressioni internazionali, sia dell'opinione pubblica che delle diplomazie USA ed Europa, per i rischi dei grandi sconvolgimenti che comportava.
Questa volta Netanyahu non ha alcun ostacolo: troppo grande l'orrore e l'umiliazione causati dal massacro di civili inermi, troppo grande l'evidenza che Gaza, "la prigione a cielo aperto" che Israele aveva destinato per una parte dei Palestinesi, è una bomba terroristica permanente da disinnescare una volta per tutte.
Netanyahu questa volta punta al risultato massimo: infliggere una sconfitta storica per la Palestina e per le speranze di poter costruire uno Stato vero a fianco di quello di Israele.
Hamas e Netanyahu (e le forze che rappresenta) sono entrambi d'accordo su un principio: non possono esistere due Stati per due Popoli, uno dei due dovrà soccombere, a qualsiasi costo, terrorismo o guerra, incendio del Medio Oriente e oltre.
Sono talmente speculari da ingenerare il sospetto che Netanyahu abbia atteso, se non proprio agevolato, l'attacco di Hamas del 7 ottobre, simulando la sorpresa per poi poter scatenare l'inferno.
Nemmeno i vertici di Hamas si aspettavano di avere via libera con tanta facilità nell'assalto ai kibbutz e ai villaggi israeliani al confine della striscia di Gaza. Una facilità (sospetta) che ha sicuramente scatenato l'entusiasmo delle orde di fanatici seguaci di ogni sigla terroristica, ma che ora verrà ripagata con una carneficina di palestinesi dentro la trappola di Gaza sotto la pioggia di fuoco israeliano.
L'opinione pubblica mondiale oscilla e si divide, sull'onda emotiva degli avvenimenti. La solidarietà ad Israele colpita da Hamas non è un via libera per Netanyahu al massacro dei Palestinesi.
C'è da scommettere che con il passare dei giorni e con il fiume di immagini di distruzione e morte causata dalle bombe israeliane su Gaza, l'emozione si inverta, ridando fiato dentro il mondo arabo a coloro che sostengono le tesi dell'Iran.
Sarebbe una sconfitta per chi sostiene le flebili speranze di una convivenza pacifica.
Per questo è necessario fermare subito il massacro, fermare subito la guerra, né con Hamas né con Netanyahu.
i.fan.
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Date Created: 10/10/2023 19:14:29