Dal 15 ottobre tutti i lavoratori delle aziende private, della pubblica amministrazione, delle ong e partite iva individuali saranno obbligati ad avere il green pass, la certificazione che attesta di essere vaccinati contro covid-19 con due dosi o ad avere un tampone negativo non oltre 48 ore.
Come era previsto, il governo Draghi ha deciso di introdurre un obbligo surrettizio, scegliendo la strada del green pass anzichè quella del vaccino obbligatorio, perché così hanno deciso le Big Pharma - Pfizer, Moderna, AstraZeneca, J&J - in tutto il mondo per evitare contenziosi e rimborsi di danni collaterali.
Ma nel momento topico di una contrastata decisione che ha molto del sapore classista denunciato dalle organizzazioni sindacali, il capo del governo tecnico di unità nazionale Mario Draghi si nasconde e anziché metterci la sua faccia manda in televisione i suoi maggiordomi.
Nella sala delle conferenze stampa governative, nella fascia oraria dedicata ai telegiornali della sera di maggior ascolto, si presentano i ministri Gelmini, Brunetta, Orlando e Speranza. Manca un rappresentante leghista, perché Salvini e Giorgetti stavano ancora litigando dietro le quinte, ma soprattutto manca Mario Draghi, a cui tutti attribuiscono la paternità della forzatura del green pass per i lavoratori, di concerto con la Confindustria.
Perchè Mario Draghi si è nascosto? Perchè non "ci ha messo la faccia"? Si è forse convertito improvvisamente alle tesi dei "No Green Pass"?
Oppure ha scelto la strada, molto poco onorevole, dell'opportunismo e della convenienza.
Non vuole legare la sua immagine a quella di una scelta politica, l'obbligo del green pass per i lavoratori, molto impopolare nella forma e per lo stile con cui è stata introdotta, tanto da essere criticata anche da chi è da sempre favorevole alla vaccinazione per combattere la pandemia di Covid-19.
Ma soprattutto una scelta che intacca gli equilibri politici della maggioranza, spacca la Lega e rischia di pregiudicare il futuro del governo dopo le elezioni comunali.
L'obbligo del green pass sui luoghi di lavoro certifica inoltre il fallimento del generale Figliuolo e di chi lo aveva scelto. Siccome le vaccinazioni languono, e gli obiettivi dichiarati dal generale si allontanano mentre la variante delta permane, si decide di ricorrere alle maniere forti.
Mario Draghi aveva provato, senza riuscirci, ad avere il via libera delle organizzazioni sindacali, avendo già quello scontato ed entusiasta della Confindustria.
Non essendoci riuscito, perché CGIL-CISL-UIL non potevano accettare un obbligo senza alternative e senza attenuazioni (ad esempio il tampone gratuito anziché pagato dai lavoratori) ha deciso di non apparire, di nascondersi, di cercare di non associare in un modo troppo forte la sua faccia a quella del green pass.
Draghi ha molto a cuore il livello della sua popolarità e la percezione della sua immagine. Un pò per vanagloria ma molto per non perdere la possibilità di rimanere al governo fino al 2023, dopo l'elezione del Presidente della Repubblica ( o magari Mattarella si convince a rimanere per un altro anno per consentire a Draghi la staffetta al Quirinale ...)
Vuole apparire "decisionista" quando le decisioni sono facili e "bulgare", nascondendosi quando potrebbe iniziare ad essere percepito come un Mario Monti qualsiasi.
I mass media amici dell'ex presidente della Banca Centrale Europea, tra cui spiccano il Corriere della Sera e La Repubblica, cercano ogni giorno di accreditare la sua immagine come ampiamente positiva, da salvatore di tutta la Patria, con un indice di approvazione superiore al 60%. Nascondendo il fatto che lo schieramento dei partiti che appoggiano il governo è superiore al 90% degli elettori e quindi il consenso per Draghi è molto al di sotto di quello che teoricamente dovrebbe avere.
Il primo ministro lo sa e per non aggravare la sua impopolarità preferisce nascondersi.