Nel giro di 48 ore, nell'estenuante immobilità dell'afa romana appesantita dai miasmi dei rifiuti che invadono le strade della Capitale, la realtà si è disvelata anche agli occhi dei più ciechi e restii, regalando una piccola ventata di fresca ( si fa per dire) novità. E' nata una nuova opposizione!
Ormai persino i giornali sono costretti a raccontare che il governo Draghi si regge in piedi solo grazie alle stampelle che gli garantisce l'ex garante del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, mentre Giuseppe Conte, leader di se stesso, fa l'opposizione alle stampelle.
Giovedì 8 luglio si discute la Riforma Cartabia, la revisione del processo penale per adeguare la giustizia italiana ai nuovi equilibri politici rappresentati nell'esecutivo Draghi.
Il tema della prescrizione, reintrodurla dopo anni di battaglie dei 5 Stelle e la quasi abolizione del precedente governo di Giuseppe Conte, è un banco di prova ad alta tensione.
Il Movimento Cinque Stelle è diviso tra chi, i cosiddetti contiani, vuole difendere a tutti i costi una delle ultime proprie bandiere, e chi non si fa pregare due volte per ammainarla pur di salvare il governo e la propria poltrona ministeriale (Di Maio e i fedelissimi (pochi) di Grillo).
Nelle ore concitate di giovedì, che potrebbero segnare un grave stop all'agenda prevista dagli accordi sul Recovery Plan, Mario Draghi fiuta la minaccia e non esita a chiamare il suo garante Beppe Grillo. Lo richiama all'ordine, anzi agli ordini, ha sentito dire che Giuseppe Conte e i suoi incerti seguaci vorrebbero mettergli i bastoni tra le ruote, contrariamente alle promesse ricevute.
"Beppe devi darti da fare, non stare lì a guardare, prendi il telefono e chiama i tuoi ministri. Digli chiaro e tondo che non voglio assolutamente sentire parlare di incertezze, ripensamenti, dubbi. La riforma Cartabia è quella e non si tocca. Chiaro! e delle critiche di Giuseppe Conte non me ne importa nulla, mica è lui il capo dei 5 Stelle! o no?"
Grillo ha scodinzolato, rassicurando Mario che avrebbe telefonato a Luigi e agli altri.
Così è stato, rivelano i giornali.
Dopo poche ore dall'annuncio della ritrovata prescrizione, l'avvocato Giuseppe Conte, che non è capo di niente come lui stesso afferma, ha fatto sapere che la mediazione sulla prescrizione "non lo fa sorridere", anzi ... e sulla possibilità di ottenere modifiche in Parlamento ha aggiunto: "Credo che nessuno debba permettersi di dichiarare che si vuole fare un attacco al governo Draghi se semplicemente si vuole fare politica". Ovvero "non finisce qui, l'opposizione è appena iniziata".
Dopo le parole dell'avvocato del popolo, il popolo dei cinque stelle smarriti si è rinfrancato e piano piano sono iniziati gli applausi alle parole di Conte e gli sfottò sulle telefonate di Beppe Grillo.
Qualcuno ha maliziosamente fatto notare che la riforma Cartabia potrebbe tornare utile al figlio di Grillo accusato di stupro.
Giuseppe Conte, in attesa che i "saggi" incaricati di trovare una mediazione tra lui e l'ex garante si sbrighino prima del prossimo lockdown, ha fatto sapere a tutta l'Italia che lui è il capo dei cinque stelle doc, quelli che non si genuflettono davanti ai santini di Mario.
Come se non bastasse, arriva la notizia del licenziamento di 422 operai della Gkn, grazie all'abolizione, voluta da Draghi, del blocco dei licenziamenti.
Il governo Draghi salva i ladroni con la prescrizione e licenzia gli operai? Colpa anche di Beppe Grillo, ma per fortuna che Giuseppe Conte si oppone.
Un bel colpo di marketing, a costo zero, per l'avvocato ex presidente del consiglio.
Rincara Alessandro Di Battista: "Non è vero che Draghi è grillino, sono certi grillini ad essere ormai irrimediabilmente diventati draghiani".
Se Beppe Grillo non la smette di fare la stampella di Draghi, Conte è pronto ad andare per la sua strada, fare un gruppo parlamentare che si mette a fare un pò di opposizione, rubando mestiere e spazi a Meloni, Renzi, Salvini.
Mario Draghi, forte di una maggioranza bulgara, minaccia di andare dritto per la sua strada anche senza i contiani? faccia pure, gli manda a dire Giuseppe Conte, provi a camminare senza la stampella dei cinque stelle, quella che Beppe Grillo aveva garantito in cambio di un ministro della transizione ecologica poi rivelatosi filonucleare.
Giuseppe Conte ha ottenuto quello che cercava: mettere Grillo e Draghi insieme, a prendersi le palate di insulti dalle truppe sparse e avvilite dei cinque stelle, ringalluzzirli e compattarli nel nome dell'antico orgoglio.
Lasciando a Beppe Grillo e Luigi Di Maio il ruolo di fare le stampelle sbilenche di Mario Draghi.
Evviva il governo Dragrillo.