"Perchè abbiamo saputo questa notizia soltanto nella giornata del 31 gennaio? Forse se avessimo saputo prima avremmo potuto agire prima, anzi quasi sicuramente. "
La dichiarazione è stata resa da Matteo Renzi il 24 novembre scorso davanti alla Commissione Parlamentare, un organo istituzionale, pochi giorni prima che i magistrati Prestipino e Colaiocco chiudessero le indagini con la richiesta di processare 4 alti ufficiali egiziani.
La domanda di Renzi non è banale, ma dubito che possa prevedere una sorta di autocritica.
La risposta configura responsabilità morali e politiche, tanto più grandi in quanto l'omicidio Regeni ha suscitato reazioni e sensibilità vaste e profonde, come ha testimoniato Corrado Augias nella sua lettera di restituzione della Legion d'Onore per protesta contro i salamelecchi di Macron ad Al-Sisi.
Il "rammarico" espresso da Renzi poggia sull'affermazione che la Presidenza del Consiglio, cioè lui, sia stata messa al corrente della scomparsa di Giulio Regeni solo il 31 gennaio 2016, per di più dai giornali anzichè dai canali istituzionali, diplomatici e di intelligence preposti. E' un'accusa esplicita al suo ex collega Paolo Gentiloni?
L'affermazione di Matteo Renzi, smentita dal Ministero degli Esteri, sembra grave ed incomprensibile e si presta a diverse chiavi di lettura.
E' probabile che Matteo Renzi "mette le mani avanti", cioè pone una domanda, a cui dà una sua risposta, perchè sa che quell'interrogativo, GIULIO REGENI POTEVA ESSERE SALVATO?, se lo sono posti in tanti e ancora attendono una risposta soprattutto da lui.
Chiamato a dare la sua versione di fronte alla Commissione Parlamentare d'inchiesta su Giulio Regeni, Renzi sa che quella domanda gli verrà posta, soprattutto dopo quello che ha dichiarato l'Ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari. Lui aveva informato le istituzioni e i servizi segreti italiani fin dalle prime ore della scomparsa, cioè tra la notte del 25 e il mattino del 26 gennaio 2016.
Le informazioni non erano semplici atti burocratici. Nella prassi diplomatica, le comunicazioni, anche quando sono ufficiose, servono per attivare tutte le possibili energie e risorse per risolvere un caso.
Sulla scomparsa di Giulio Regeni, la nostra ambasciata dopo 24 ore aveva già raccolto numerosi elementi di preoccupazione e sospetto. I servizi segreti militari egiziani, che non vedono di buon occhio quelli gestiti dal Ministero degli Interni attraverso la polizia della National Security, avevano avvisato Massari che loro non c'entravano e che le domande dovevano essere rivolte a Magdy Abdel Ghaffar, Ministro degli Interni e potente eminenza nera del regime.
Massari prova a contattare l'apparato del ministro Ghaffar ma ottiene rinvii e "non sappiamo" che gli confermano ancora di più che qualcosa di grave sta accadendo al giovane ricercatore italiano.
Anche per questo l'ambasciatore italiano moltiplica le informazioni e comunicazioni dirette sia al nostro Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che al Presidente del Consiglio Renzi, che è anche il capo dei servizi segreti.
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C'è da rimanere allibiti dalle dichiarazioni rese da Gentiloni alla Commissione Parlamentare:
Commissione Parlamentare su Giulio Regeni.
Seduta di Giovedì 3 settembre 2020 - Audizione di Paolo Gentiloni
... Io fui informato dalle strutture della Farnesina il 26 gennaio. Il 31 gennaio chiamai al telefono il Ministro degli esteri egiziano, Sameh Shoukry, per sensibilizzarlo sul caso. Al termine di questa telefonata la Farnesina diramò un comunicato stampa per annunciare la sparizione di Giulio Regeni e chiedere alle autorità egiziane il massimo impegno per rintracciarlo. Il 2 febbraio l'ambasciatore Massari venne finalmente ricevuto dal Ministro dell'interno egiziano.
Il ministro Paolo Gentiloni ha impiegato 5 giorni per chiamare al telefono il suo omologo egiziano e "sensibilizzarlo sul caso" della scomparsa di Giulio Regeni !
Se quella telefonata fosse stata fatta tre giorni prima e se la stampa fosse stata informata prima, forse la pressione congiunta dei mezzi di informazione e dell'opinione pubblica italiana sarebbe stata utile per convincere gli aguzzini egiziani a fermarsi nelle torture e a salvare la vita di Giulio.
La versione di Matteo Renzi è ancora più assurda e incredibile, ovvero non credibile.
Riporto frasi prese dalla stampa, perchè la versione stenografica dell'audizione di Renzi in Commissione non è ancora disponibile.
AGI
Quando il governo ha saputo di Regeni? Renzi e Farnesina dicono cose diverse
Il leader di Italia Viva, che all'epoca era presidente del Consiglio, sostiene di essere stato informato il 31 gennaio. Ma il ministero degli Esteri lo corregge: comunicazione già il 25 gennaio.
'Perchè abbiamo saputo questa notizia soltanto nella giornata del 31 gennaio?' Forse se avessimo saputo prima avremmo potuto agire prima, anzi quasi sicuramente. Quel che è certo è che quando siamo stati messi a conoscenza degli eventi la reazione è stata a tutti i livelli di totale sintonia e di gioco di squadra".
da il Fattoquotidiano.it
Al centro dello scontro le parole dell’ex premier secondo cui la notizia della scomparsa del 28enne friulano gli è stata comunicata solo il 31 gennaio, ben sei giorni dopo quel 25 gennaio, quando di Giulio si sono perse le tracce: “Noi abbiamo reagito mettendo in campo tutti gli strumenti – ha detto – Abbiamo lavorato tutti insieme a livello istituzionale come una squadra. Sì, abbiamo rimpianti. Io ho pensato ‘perché abbiamo saputo questa notizia solo il 31 gennaio?’ Se avessimo saputo prima avremmo potuto agire prima“.
Le fonti vicine al dossier sentite da Ilfattoquotidiano.it spiegano che i servizi segreti italiani arrivati da Roma hanno incontrato il 27 gennaio e il 30 dello stesso mese i loro omologhi egiziani, che già avevano informato l’ambasciatore Massari della scomparsa di Giulio il 25 gennaio. Al secondo incontro, specificano, era presente anche l’allora direttore dell’Aise, Alberto Manenti. È possibile, quindi, che in un clima del genere, con la notizia della scomparsa già inviata all’ambasciata italiana in Egitto, l’intelligence italiana e quella egiziana non abbiano affrontato la questione della scomparsa di Giulio Regeni? Ed è possibile che i servizi italiani, che ricordiamo fanno capo a Palazzo Chigi, e nello specifico l’allora direttore Manenti, non abbiano pensato di informare il presidente del Consiglio riguardo alla scomparsa di un cittadino italiano all’estero?
...
Il terzo punto è collegato alla conferma dell’avvenuta comunicazione alla Farnesina della scomparsa di Giulio già dal 25 gennaio. Le fonti vicine al dossier ricordano che quando al ministero giungono informazioni di tale rilievo, tra i canali che vengono attivati c’è anche quello del Consigliere diplomatico della Presidenza del Consiglio che, all’epoca, era l’attuale ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio.
Prendendo per buone le dichiarazioni di Renzi, rimangono solo due ipotesi sul tavolo: o dalla Farnesina, saputo della scomparsa di Regeni, si è deciso di non informare il Consigliere diplomatico del premier, nonostante questa sia una prassi tenuta anche per questioni meno urgenti del rapimento di un cittadino italiano all’estero, oppure, informato dal ministero, Varricchio, che faceva anche lui capo a Palazzo Chigi, ha deciso di tenere all’oscuro l’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Tutte ipotesi “decisamente bizzarre”, commentano le fonti.
Commissione parlamentare - Audizione del Rappresentante permanente d'Italia presso l'Unione europea, già Ambasciatore d'Italia al Cairo dal 2013 al 2016, Maurizio Massari
... Naturalmente di tutte queste azioni e dello stato della situazione, ho tenuto costantemente informate le nostre autorità a Roma, in particolare la Farnesina e la Presidenza del Consiglio.
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Il 31 gennaio, il nostro Ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, ebbe un colloquio telefonico con il Ministro degli esteri egiziano Shoukri, per rappresentare la forte preoccupazione del nostro Governo per la sparizione di Giulio Regeni, e richiedere la massima collaborazione delle autorità egiziane. Al termine del colloquio fu pubblicato un comunicato che rese quindi pubblico il caso.
Il 31 gennaio, cinque giorni dopo la mia richiesta, il viceministro degli esteri egiziano mi disse che il ministro dell'interno mi avrebbe incontrato presto. Avevamo tra l'altro avuto conferma in quei giorni, attraverso i nostri contatti informali con l’American University of Cairo, che il ministro dell'interno era personalmente impegnato sul caso Regeni.
Naturalmente di tutte queste azioni e dello stato della situazione, ho tenuto costantemente informate le nostre autorità a Roma, in particolare la Farnesina e la Presidenza del Consiglio.
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Il 31 gennaio, il nostro Ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, ebbe un colloquio telefonico con il Ministro degli esteri egiziano Shoukri, per rappresentare la forte preoccupazione del nostro Governo per la sparizione di Giulio Regeni, e richiedere la massima collaborazione delle autorità egiziane. Al termine del colloquio fu pubblicato un comunicato che rese quindi pubblico il caso. Il 31 gennaio, cinque giorni dopo la mia richiesta, il viceministro degli esteri egiziano mi disse che il ministro dell'interno mi avrebbe incontrato presto. Avevamo tra l'altro avuto conferma in quei giorni, attraverso i nostri contatti informali con l’American University of Cairo, che il ministro dell'interno era personalmente impegnato sul caso Regeni.
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Il 3 febbraio 2016, l'allora Ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, si trovava in missione al Cairo, .... Il ministro Guidi portò il caso all'attenzione del presidente Al-Sisi, durante un colloquio privato, prima dell'incontro istituzionale con la delegazione italiana. Il presidente egiziano ascoltò e garantì al ministro Guidi che si sarebbe occupato personalmente del caso. Ricordo anche che dopo la riunione plenaria con la delegazione, il presidente Sisi volle nuovamente rassicurare il ministro Guidi circa il suo impegno personale sul caso di Giulio.
Come sapete, il 3 febbraio 2016, il corpo senza vita di Giulio Regeni venne ritrovato nelle prime ore della mattina alla periferia del Cairo, lungo la strada che conduce ad Alessandria, ma non ne avemmo immediata notizia da parte dell'autorità egiziane.
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Il giorno 5 febbraio giunse al Cairo la squadra investigativa italiana composta da sette membri, del Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, più un funzionario di Interpol, per la conduzione delle indagini congiuntamente con le controparti egiziane, secondo quanto era stato concordato direttamente al telefono il giorno precedente, il 4 febbraio, dal nostro Primo Ministro e dal presidente egiziano.
Dunque Matteo Renzi si mette direttamente in contatto con al-Sisi solo il 4 febbraio, il giorno dopo che era arrivata la tragica notizia del ritrovamento del cadavere di Giulio sul bordo di una strada di periferia.
Dal 31 gennaio al 4 febbraio, cosa ha fatto Matteo Renzi nei confronti del suo omologo egiziano?
Era a conoscenza del fatto che l'ambasciatore Massari aveva cercato, senza trovarlo, un contatto diretto con al-Sisi fin dal 30 gennaio?
Nell'audizione del 18 febbraio 2020 l'ambasciatrice Elisabetta Belloni, Segretario Generale della Farnesina, dichiara:
... Fra il 30 e il 31 gennaio l'ambasciatore Massari sollecita ripetutamente l'allora assistant minister per gli affari europei del ministero degli Esteri l'ambasciatore Hossam Zaki e il consigliere della sicurezza nazionale Faiza Abu el-Naga, una stretta collaboratrice del presidente egiziano Al Sisi. Entrambi gli interlocutori, pur sottolineando come le autorità egiziane – in primis il Ministero dell'interno – fossero pienamente a conoscenza del caso, ribadiscono a Massari di non avere notizia alcuna circa il connazionale scomparso.
Ipotizziamo che Matteo Renzi sia venuto a conoscenza della scomparsa di Giulio nella giornata del 26 gennaio, informato dal suo consigliere diplomatico Armando Verricchio.
Ipotizziamo che nelle stesse ore dall'altra parte del Mediterraneo, al Cairo, il dittatore Al Sisi fosse stato informato dal suo ministro degli interni Ghaffar che "la spia italiana" era sotto "interrogatorio", cioè tortura, e che presto si sarebbero ottenuti "risultati" importanti.
Se in quelle ore, almeno tra il 28 e il 30 gennaio, Renzi avesse chiamato a telefono l'egiziano per dirgli "che diavolo state facendo? avete preso un abbaglio ! ridateci subito il nostro cittadino Regeni, se non volete creare un grosso imbarazzo alle nostre relazioni diplomatiche e d'affari !"
come avrebbe reagito "l'egiziano"? Avrebbe forse chiamato il suo ministro Ghaffar per dirgli di stare attento, che l'Italia sapeva che il giovane era nelle loro mani, che forse non era il caso di eccedere ...? che forse non era la spia che pensavano ?
Ipotizziamo che la versione di Renzi, quella di aver saputo solo il 31 gennaio della scomparsa, sia vera.
Il dittatore al-Sisi deve aver pensato: "se i massimi vertici italiani, Renzi e Gentiloni, non mi hanno cercato per chiedere di rilasciare il giovane, vuol dire che non gli interessa più di tanto, e che Ghaffar ci ha visto giusto"
Renzi forse ha sottovalutato la pericolosità della situazione in cui si trovava Giulio? Forse ha tentennato, per paura di "disturbare" la missione d'affari della ministra Guidi ?
Matteo Renzi non è ingenuo. Sa che la Commissione Parlamentare gli chiederà conto del suo operato. Sa che i magistrati italiani stanno per consegnare gli atti dell'inchiesta sull'omicidio di Giulio Regeni che riaccende i riflettori sul caso.
Deve aggrapparsi ad una versione "plausibile" e sceglie quella che coincide in parte con la versione Gentiloni. Non sapeva nulla, fino al 31 gennaio 2016, giorno in cui il suo ministro degli esteri avvisa la stampa della scomparsa di un giovane ricercatore italiano. Matteo Renzi legge i giornali e viene anche lui a sapere della tragica vicenda.
Speriamo che la Commissione Parlamentare abbia la volontà politica di chiarire le responsabilità. Qualcuno continua a mentire ?
25/11/2020