Corte dell'Aja: Israele può CONTINUARE LA GUERRA ma limitando le vittime !?
La Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja respinge la richiesta di Israele e decide di procedere per le accuse di genocidio mosse dal Sudafrica. Ad Hamas la richiesta di “liberare incondizionatamente gli ostaggi”. A Israele un mese per mettere in atto misure che dimostrino che “sta impedendo il genocidio”
Israele quindi può continuare la guerra, dopo aver ucciso più di 30mila palestinesi di Gaza, ridotta ad un cumulo di macerie e a gabbia di 2milioni di affamati.
Il genocidio del popolo palestinese a Gaza può continuare.
La reazione del governo Netanyahu dopo la decisione della Corte Internazionale di Giustizia è la dimostrazione del fanatismo estremista che pervade gran parte della società israeliana e della facilità con cui viene definita "antisemita" qualsiasi critica o accusa nei confronti di Israele.
Il ministro della Difesa nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha dichiarato: "La decisione del tribunale antisemita dell'Aia ha dimostrato ciò che era già noto. Questa corte non sta cercando giustizia, ma per perseguire il popolo ebraico".
"Sono rimasti in silenzio durante l'Olocausto e oggi continuano la loro ipocrisia e sono saliti a un altro livello ... È proibito obbedire a risoluzioni che rappresentano una minaccia per la sopravvivenza dello Stato di Israele, e dobbiamo continuare a colpire il nemico fino alla vittoria decisiva".
Benyamin Netanyahu invece non perde l'occasione per dimostrare di essere il più furbo in circolazione. Dopo aver appreso le decisioni della Corte di giustizia dell’Aja il boss israeliano ha commentato: "Il 7 ottobre Hamas si è macchiato delle peggiori atrocità contro il popolo ebraico dall’Olocausto e minaccia di ripetere altre atrocità una volta dopo l’altra".
"La nostra guerra - ha ribadito, rivolto ai giudici dell’Aja - va contro i terroristi di Hamas, e non contro il popolo palestinese".
Netanyahu, a cui va addebitato di aver creato e manipolato Hamas fino al punto di ignorare gli avvertimenti sui preparativi della strage del 7 Ottobre 2023, cerca di fare mistificazione di bassa lega, dimenticando che tutto il mondo assiste alla mattanza di 2 milioni di palestinesi inermi ed affamati, con l'uccisione di oltre trentamila quasi tutti donne e bambini, alla distruzione sistematica delle loro abitazioni per costringerli ad abbandonare la Striscia, all'umiliazione e al terrorismo continuo.
La guerra di Netanyahu, per sua stessa ammissione, nega l'esistenza del popolo palestinese e il suo diritto ad uno Stato. Il genocidio è funzionale all'obbiettivo.
Agitare lo spauracchio dell'antisemitismo è un modo volgare e antisemita di negare le responsabilità della classe politica israeliana.
In vista della Giornata della Memoria del 27 gennaio prossimo, in Italia il governo Meloni ha chiesto agli organizzatori di spostare le manifestazioni pro-Palestina, oppure saranno fatte delle "valutazioni" sulla loro autorizzazione. È questo il senso delle parole del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.
La Questura di Roma vieta il corteo pro-Palestina nel Giorno della Memoria
La comunità ebraica di Roma nei giorni scorsi – attraverso il suo presidente Victor Fadlun – ha chiesto di vietare i cortei in favore della causa palestinese previsti sabato: "La manifestazione pro-Palestina a Roma indetta per il 27 gennaio sarebbe una sconfitta per tutti. Non capiamo come sia stato possibile concedere l'autorizzazione in una ricorrenza che è internazionale, per di più nel contesto del 7 ottobre, massacro antisemita come non se ne vedevano dai tempi del nazismo. Alle istituzioni, nazionali e locali, chiediamo di impedire questa vergogna".
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(ANSA) - ROMA, 26 GEN - "E' estremamente grave che la comunità ebraica incida su una decisione già presa dall'autorità competente che aveva autorizzato il corteo". Così Maya Issa, presidente del Movimento degli studenti palestinesi dopo la decisione della Questura di far slittare il corteo di domani." E' una decisione che aumenta la rabbia - aggiunge - Noi ci riserveremo di decidere se manifestare domenica 28 ma non possiamo garantire che non ci siano persone che domani scendano comunque in piazza".
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Parole di buon senso del Presidente Mattarella
Durante la celebrazione del «Giorno della Memoria», dal titolo «I Giusti tra le Nazioni», il capo dello Stato ha sottolineato: «Assistiamo, nel mondo, a un ritorno di antisemitismo che ha assunto, recentemente, la forma della indicibile, feroce strage antisemita di innocenti nell’aggressione di terrorismo che, in quella pagina di vergogna per l’umanità, avvenuta il 7 ottobre, non ha risparmiato nemmeno ragazzi, bambini e persino neonati. Immagine di una raccapricciante replica degli orrori della Shoah. Siamo convinti che i giacimenti di odio siano stati ingigantiti da parole e atti spietati, persino blasfemi». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la celebrazione del giorno della Memoria.
«Il sogno di una pace, sancita dal reciproco riconoscimento e rispetto delle tre religioni monoteiste figlie di Abramo, appare lontano - forse come non è mai stato in tempi recenti - ma resta l’orizzonte necessario di un riscatto di questa parte del mondo, e non soltanto di questa», ha aggiunto Mattarella.
«Non si deve mai dimenticare che il nostro Paese, l’Italia, adottò durante il fascismo - in un clima di complessiva indifferenza - le ignobili leggi razziste: il capitolo iniziale del terribile libro dello sterminio; e che gli appartenenti alla Repubblica di Salò collaborarono attivamente alla cattura, alla deportazione e persino alle stragi degli ebrei. Un portato inestinguibile di dolore, di sangue, di morte sul quale mai dovremo far calare il velo del silenzio».
«Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato», ha concluso il presidente della Repubblica.
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Se l’antisemitismo è la nuova arma contro le democrazie
di Federico Rampini sul Corriere della Sera
Dagli Stati Uniti alla Cina, passando per Medio Oriente, Europa e Russia. Da dopo il 7 ottobre i focolai contro gli ebrei si sono moltiplicati tra università e fake news
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... in che misura la rinascita dell’antisemitismo mi riguarda, ci riguarda tutti? Alcune risposte le ho avute incontrando a New York Deborah Lipstadt, autorevole storica, tra le più note studiose dell’Olocausto.
«Weaponization of anti-semitism», è uno dei temi più scottanti che affronto con la Lipstadt: la trasformazione dell’anti-semitismo in un’arma, nell’offensiva per screditare le democrazie liberali. E’ una storia vecchia che si ripete in forme nuove, la lezione è sempre quella: «Quel che comincia dagli ebrei, non si ferma agli ebrei».
Israele non ha il diritto di esistere, così si insegna in molte università americane, «perché è uno Stato imperialista e colonizzatore, ha invaso quella terra cacciando la popolazione autoctona». Non conta che gli ebrei siano stati autoctoni anch’essi da migliaia di anni, né che all’origine del progetto sionista molti terreni siano stati da loro riacquistati, né che la creazione dello Stato d’Israele sia stata sancita dalle Nazioni Unite. Sempre nella narrazione dominante in ampi strati della società americana, gli ebrei sono «una razza bianca che opprime un popolo di colore», il che impone l’allineamento pro-Hamas di vari movimenti anti-razzisti. Non importa se in realtà una maggioranza di ebrei israeliani siano «di colore», cioè originari anch’essi di paesi mediorientali, nei quali furono perseguitati o dai quali furono espulsi in precedenti ondate di antisemitismo.
La Lipstadt ricorda il silenzio assordante del movimento #MeToo di fronte alle violenze sessuali di Hamas: «Una delle regole di comportamento di #MeToo è che bisogna sempre credere alle accuse di stupro o di molestie sessuali se vengono da una donna. A meno che sia una donna ebrea?». Insieme a #MeToo la Lipstadt ricorda «il silenzio di tante ong che si battono per i diritti umani, i diritti della donna, i diritti delle minoranze».
La studiosa ci tiene a tracciare la distinzione tra antisemitismo e legittime critiche allo Stato d’Israele: lei stessa – come Joe Biden e il suo segretario di Stato Antony Blinken – è spietata nei suoi giudizi su Benjamin Netanyahu. La stessa società israeliana è lo spettacolo permanente di una dialettica democratica con robuste correnti anti-governative. In particolare la Lipstadt ritiene che Israele stia infliggendo alla popolazione di Gaza sofferenze enormi e immorali, non giustificabili con l’obiettivo di sradicare Hamas. La sua durezza con Israele è in linea con quella dell’Amministrazione che lei rappresenta.