Il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni interrompe le vacanze di Natale e parte improvvisamente la mattina di sabato 4 gennaio con destinazione Mar-a-Lago, Florida, Stati Uniti, per incontrare il bispresidente Donald Trump due settimane prima del suo insediamento alla Casa Bianca.
Perché tanta fretta, Giorgia? Non potevi aspettare qualche altro giorno per incontrare i tuoi amici Donald ed Elon (Musk)?
No, Giorgia non poteva e non doveva aspettare. Perché ogni giorno che passa qualcuno gli ricorda la figuraccia che l'Italia patisce per il sequestro della sua giovane giornalista Cecilia Sala ad opera del regime iraniano, che l'ha rinchiusa nel terribile carcere buco nero di Evin per ritorsione e ricatto dopo l'arresto di Mohammad Abedini Najafabadi il 16 dicembre a Milano.
L'improvviso viaggio di Giorgia Meloni in Florida segue di poche ore la convocazione dell'ambasciatrice a Teheran Paola Amadei da parte del ministero degli esteri iraniano, come riporta l'agenzia iraniana Tasnim News il 4 gennaio :
"L'ambasciatrice italiana a Teheran Paola Amadei è stata convocata venerdì per protestare contro la continua detenzione del cittadino iraniano Mohammad Abedini da parte dell'Italia.
Majid Nili Ahmadabadi, direttore generale del dipartimento per l'Europa occidentale del Ministero degli Esteri, ha dichiarato all'inviato italiano che l'arresto di Abedini è un "atto illegale" richiesto dal governo degli Stati Uniti ed è in linea con le comprovate intenzioni politiche e ostili di Washington di prendere in ostaggio cittadini iraniani in tutto il mondo attraverso l'imposizione di un'applicazione extraterritoriale delle leggi interne statunitensi.
La detenzione di Abedini non solo danneggia le relazioni di lunga data tra Iran e Italia, ma contraddice anche i principi e le norme del diritto internazionale, compresi gli standard sui diritti umani, e può essere considerata una forma di detenzione arbitraria, ha aggiunto, come riportato dal sito web del Ministero degli Esteri.
Il funzionario iraniano ha inoltre esortato l'Italia a respingere la politica statunitense di presa di ostaggi, che è contraria al diritto internazionale, in particolare ai diritti umani.
Nili ha chiesto a Roma di creare rapidamente le condizioni necessarie per il rilascio di Abedini, evitando al contempo qualsiasi danno alle relazioni bilaterali da parte degli Stati Uniti.
L'ambasciatrice italiana, da parte sua, ha dichiarato che avrebbe trasmesso la protesta dell'Iran al Ministero degli Esteri italiano a Roma".
Giorgia Meloni, assieme all'Antonio Tajani della Farnesina, ci ha messo troppo tempo per capire che l'Italia stava tentennando sul caso di Cecilia Sala, ma poi si è resa conto che doveva cambiare strategia: dalla silenziosa, immobile cautela iniziale all'azione decisa per ottenere lo scambio, accorgendosi che di mezzo c'é anche Donald Trump che con l'Iran non ha buoni rapporti e che si ritrova anche lui tra le mani un pezzo della trattativa con l'Iran, un tal Mahdi Sadeghi socio di Abedini in America e arrestato nel Massachusets nelle stesse ore in cui l'ingegnere dei droni veniva prelevato all'aeroporto di Linate, a dimostrazione che il master dell'operazione anti-Iran è a Washington e non a Roma.
Giorgia chiede a Donald: "autorizzami a liberare l'iraniano Abedini - il modo per farlo lo troviamo noi perché non ci manca la fantasia - e ti prometto davanti ad Elon Musk che da ora in poi l'Italia cambierà la strategia diplomatica nei confronti dell'Iran di Khamenei, niente più accondiscendenza e traffici opachi ma fermezza e allineamento totale alle decisioni degli Stati Uniti. Sono pronta a schierare l'Italia per MAGA, insieme piegheremo l'Europa, trust me!".
In sintesi la concessione da parte di Donald Trump allo scambio per la liberazione di Cecilia Sala avrebbe come contropartita la fine della diplomazia neutrale dell'Italia nei confronti dell'Iran, sia sul fronte degli accordi sul nucleare iraniano sia sugli scambi commerciali ancora esistenti tra Italia e Iran compresa la la permanenza indisturbata di molti agenti iraniani sul territorio italiano.
A queste condizioni, ottenute sotto lo sguardo benevolo ma attento del coinquilino della Casa Bianca Elon Musk signore degli Starlink, Donald Trump sarebbe disposto a concedere lo scambio della prigioniera Cecilia Sala con il prigioniero Abedini.
In fondo sono loro, Trump e Musk, i padroni della Destra Mondiale e se la proconsole Giorgia Meloni chiede e implora perché non accontentarla? L'Iran ormai non fa più paura a nessuno, è stato sconfitto dal proconsole Netanyahu, lo scambio di prigionieri è una prassi comune e consolidata, la rete attorno agli ayatollah si stringe ...
C'è solo un piccolo particolare ancora da definire. L'Iran pretende che l'Italia convinca gli Stati Uniti a liberare anche l'altro prigioniero iraniano arrestato negli USA nel quadro dell'operazione anti-droni, quel tale Sadeghi sul quale tra qualche giorno un tribunale del Massachusets dovrà decidere per la richiesta di scarcerazione presentata dai difensori.
Sadeghi è stato arrestato nelle stesse ore in cui la polizia italiana, su mandato dell'FBI, arrestava Abedini, l'Iran pretende altrettanta "coincidenza" nella liberazione di Sadeghi, ma l'Italia su questo aspetto può fare poco a meno di fare pressioni delicate su Donald Trump.
Giorgia Meloni è convinta di potercela fare, perché sta puntando molto sulla liberazione immediata di Cecilia Sala. Ha capito che può ottenere molto con un piccolo sforzo.
E agli italiani non interessa nulla di consegnare Abedini alla giustizia americana.
Interessa molto di più far tornare subito a casa Cecilia Sala, libera e in salute.
E interessa anche interrompere le relazioni opache e pericolose che negli anni si erano instaurate tra Roma e Teheran, nel nome di una diplomazia degli affari prevalente rispetto ai diritti umani cancellati dal regime degli ayatollah.
Anche per questo, #FreeCecilia, subito!
i.fan.
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Date Created: 05/01/2025 06:40:27