https://youtu.be/JU97DPhMhos Quarta notte di proteste, scontri, violenze, morti e saccheggi nelle maggiori citta' degli Stati Uniti dopo l'uccisione di stampo razzista di George Floyd a Minneapolis. Da Los Angeles a New York, da Detroit a Miami, da Chicago a Houston le proteste pacifiche si sono incrociate con quelle violente. In tutta l'America la rabbia dei BlackLivesMatter sta superando e oscurando la paura della strage da coronavirus, quasi due milioni di contagiati, 105mila morti. Il virus del razzismo si e' rinforzato negli anni del trumpismo, e continua a discriminare, spargere odio, uccidere. Le immagini crudeli e inguardabili di come Derek Chauvin e i suoi tre complici hanno torturato e ucciso George, "un moderno linciaggio", come lo ha definito suo fratello Philonise, dimostrano quanto sia diffuso il senso di impunita' per le violenze contro i neri in America. Se non ci fossero stati dei casuali testimoni a riprendere le scene, l'assassinio di George Floyd del 25 maggio sarebbe stato classificato come una semplice morte causata da un "malore" successivo all'arresto. La polizia avrebbe messo tutto a tacere. Dopo la diffusione del video, i poliziotti sono stati solo licenziati. Solo dopo tre giorni Derek Chauvin e' stato arrestato, mentre gli altri tre sono ancora a piede libero. L'America non razzista chiede giustizia, non frasi rituali di condoglianza. Come ha ribadito la famiglia di George, anche dopo la telefonata-monologo di Donald Trump. Racconta il fratello di George, Philonise Floyd, di aver ricevuto una chiamata dall'ufficio del Presidente degli Stati Uniti. La segreteria della Casa Bianca gli aveva preannunciato una telefonata di Donald Trump e di tenersi pronti. Quando il telefono e' squillato, Philonise e' stato sommerso da una raffica di parole del Presidente, "una conversazione molto breve e veloce" dira' poi il fratello di George al cronista Al Sharpton di MSNBC. "Non mi ha dato nemmeno la possibilita' di parlare. E' stata dura, io ho cercato di parlare con lui, ma ha continuato a impedirmelo, come se dicesse "non voglio sentire quello che hai da dirmi". Ho cercato di dirgli che voglio giustizia. Ho detto che non potevo credere che si sia potuto commettere un linciaggio moderno in pieno giorno" in America. "Non avrei mai voluto vedere George su una maglietta, proprio come gli altri ragazzi morti. Nessuno se lo merita. I neri non se lo meritano. Stiamo morendo tutti", ha detto Philonise Floyd. Inutile chiedere a Trump di ascoltare, dopo che ha soffiato sul fuoco delle divisioni e dell'odio razziale. Qualunque cosa dica e' una menzogna. Anche i manifestanti che per la seconda notte hanno protestato fuori dai cancelli della Casa Bianca sono stati allontanati dai militari della Guardia Nazionale a difesa delle bugie del Presidente.