Per il terzo giorno consecutivo sulla Terra la media delle temperature misurate a 2 metri dal suolo ha registrato punte massime. Sembra che un caldo simile non si verificasse da 125 mila anni.
Secondo il Climate Reanalyzer dell'Università del Maine, un sistema che utilizza dati satellitari e simulazioni al computer per misurare le condizioni del mondo, il 5 luglio 2023 la temperatura media globale è stata di 17,18º Celsius (62,9º Fahrenheit). E' stato eguagliato il record stabilito il giorno precedente di 17,18º Celsius (62,9º Fahrenheit), ed è arrivato dopo un precedente record di 17,01º.
Il Global Warming e il ritorno di El Nino hanno contribuito a raggiungere il record delle temperature in questo primo scorcio di luglio 2023 ma sarà solo l'inizio di una lunga serie di record che verranno registrati per tutta l'estate.
Ma al di là delle chiacchiere da salotto (o da ombrellone) non sembra che qualcuno stia facendo qualcosa di urgente ed efficace per abbattere immediatamente (non tra 20 o 30 anni) le emissioni di gas serra (CO2, metano ecc) responsabili dell'innalzamento esponenziale delle temperature negli ultimi decenni.
Anche se nessuno ha il coraggio di dirlo pubblicamente, la stragrande maggioranza dei governi, delle forze politiche e dell'opinione pubblica è convinta che prima o poi il progresso, le nuove tecnologie, l'evoluzione umana sarà sufficiente a risolvere gli squilibri causati dallo sviluppo sfrenato degli ultimi 50 anni.
La lotta ai cambiamenti climatici è diventata solo un'occasione di nuovi affari, buoni per i profitti delle aziende legate alla abusatissima "transizione ecologica" ma insignificanti per i risultati tangibili nel cambiare il corso della traiettoria climatica.
La popolazione cresce in modo insostenibile soprattutto nelle aree dove si concentrano arretratezza tecnologica, distribuzioni delle ricchezze a vantaggio di pochi, regimi dispotici o autocratici.
La crescita della popolazione terrestre con tutto ciò che comporta per soddisfare i bisogni alimentari ed energetici che ne conseguono, prosegue inarrestabile e senza alcuna strategia globale di contenimento e riduzione (oltre 8 miliardi di individui, con una previsione di 10 miliardi entro il 2030).
La crescita della popolazione si accompagna alla crescita dei consumi (e dell'indebitamento) procapite, amplificando gli effetti del consumo di suolo, acqua, energia, la distruzione delle foreste, l'alterazione degli oceani e dei bacini idrici.
La schizofrenia del genere umano nell'affrontare i problemi legati al surriscaldamento globale si riflette nelle dichiarazioni dei rappresentanti politici di qualsiasi schieramento o tendenza. Da un lato si afferma la necessità di arrestare le cause che determinano il disastroso cambiamento climatico (emissioni di CO2 ecc) dall'altra si afferma la necessità di perseguire livelli di crescita (della popolazione, del benessere, dell'industrializzazione ecc) sempre maggiori e in più breve tempo.
La demagogia dei governi (e di molti scienziati compiacenti) dichiara la compatibilità tra la lotta ai cambiamenti climatici e la crescita continua ed incessante dell'uso di risorse terrestri.
Guai a farsi venire il dubbio che i due obbiettivi sono incompatibili e tra loro divergenti.
Guai a pensare che la parola "crescita" è sinonimo di "disastro".
Guai ad evidenziare che il tempo per decidere quale strada imboccare è ormai scaduto.
Al prossimo ghiacciaio che scompare sulle Alpi, alla prossima alluvione che sommerge la Cina, al prossimo incendio che incenerisce il Canada e affumica il cielo di New York, al prossimo deserto che avanza ci ricorderemo di esprimere qualche buon proposito, di organizzare un convegno, di registrare un nuovo record.
El Nino è il protagonista di quest'anno infuocato, ma gli anni scorsi con la Nina le medie climatiche erano comunque da record.
Oggi è più caldo di ieri, ma meno di domani.