La crisi politica italiana scorre verso l'unico esito prevedibile da un mese a questa parte, le dimissioni di Giuseppe Conte Bis.
La responsabilità della caduta del governo viene attribuita alla follia egocentrica di Matteo Renzi che dall'autunno scorso ha cercato pretesti per litigare. Con quale obbiettivo? quello di sgombrare la scena dal troppo ingombrante Conte e offrire al PD o al centrodestra la chiave della porta per un nuovo governo, a condizione di farne parte.
Ora che la crisi è conclamata si può però rendere giustizia al bullo fiorentino e al suo manipolo di deputati, indicando i veri responsabili della situazione di caos nel caos della pandemia di Covid.
I veri "demolitori" si trovano nel PD, e nella rete di potere che si nasconde dietro la faccia di Nicola Zingaretti.
Basta riascoltare le dichiarazioni di Carlo De Benedetti di pochi giorni fa, cariche di veleno nei confronti di Conte e Cinquestelle, o ascoltare il coro degli opinionisti - come Ernesto Galli della Loggia - sempre pronti a vagheggiare soluzioni idilliache con a capo un Cottarelli di turno.
Renzi si prende le palate, mentre Zingaretti e i senatori del PD stanno alla finestra, per godersi lo spettacolo.
Anzi hanno chiuso la porta ai renziani che chiedevano di rientrare in massa nel PD, dicendogli di aspettare tempi migliori, ovvero dopo le dimissioni di Conte.
Giuseppe Conte ha sbagliato i tempi ed è caduto nella trappola tesagli dal PD. Avrebbe dovuto dimettersi subito, anzichè cercare i voti alla spicciolata. Avrebbe dovuto giocare d'anticipo per sparigliare le carte di Renzi e colleghi.
Qualcuno gli ha fatto credere che conveniva resistere e che le cose si sarebbero chiarite strada facendo.
Era una trappola, oppure la pia illusione di una massa di inetti?
Mentre Conte cercava di parare i colpi dei doppiogiochisti, c'era chi faceva il triplogioco.
Mentre Conte va al Quirinale da Mattarella per dimettersi e cercare di ottenere il via libera per il ConTer, PD e M5S gli rinnovano il proprio sostegno, a meno che ...
A meno che i centristi capeggiati da Tabacci si perdano per strada e offrano i propri servigi a chi è disposto a pagare di più.
E se non arrivano i "costruttori", Conte sarà costretto a rifare il ConTer con i voti di Renzi, che a questo punto diventerebbe ancora più prepotente ed arrogante. C'è un limite a tutto, la dignità innanzitutto, dice Luigi Di Maio giurando di essere disposto a morire per Conte. Ovviamente non è vero.
Se Conte si impunta e pone pregiudiziali nei confronti di Renzi, sia il PD che gran parte dei 5Stelle sono pronti a cambiare schema, pur di non andare alle elezioni.
La nuova maggioranza di governo-senza-Conte è già pronta, con PD, quasi tutti i 5Stelle, Leu, renziani e qualche centrista con berlusconiani di contorno.
Anche il nuovo presidente del consiglio è già pronto e si chiama Roberto Gualtieri, attuale ministro dell'economia, simpaticamente defilato nei mesi bui del Covid-19.
Il nuovo governo nascerà con l'obiettivo di dividersi i soldi del Recovery Fund, con l'aggiunta di quelli del MES, e andare dritti all'elezione del prossimo Presidente della Repubblica.
Paradossalmente è la stessa maggioranza che Giuseppe Conte sta cercando di mettere assieme, con una variante: lui vorrebbe che i renziani lascino Renzi e si presentino dentro il PD, in modo da salvarsi la faccia.
Ma Zingaretti ha chiuso le porte ai renziani, li lascia fuori perchè gli servono come alibi per liquidare Conte e spianare la strada a Gualtieri.
Se Giuseppe Conte vuole rimanere a Palazzo Chigi non ha che da fare una mossa: offrire a Renzi il Ministero degli Interni o quello degli Esteri, scavalcare Zingaretti e Di Maio e andare a vedere il loro bluff.
In subordine, nel caso in cui non se la senta di fare buon viso a Matteo Renzi, Giuseppe Conte può farsi subito un partito proprio, con deputati 5Stelle e qualche altro, in vista delle future elezioni ma soprattutto per condizionare il prossimo governo Gualtieri (o chi per esso).
L'avvocato del popolo è quello che ha meno da perdere in caso di elezioni anticipate.