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Draghi a Putin, con i Dittatori Non si Può Collaborare


i.fan. - 21/03/2022 - aggiornato il 21/03/2022 15:40:38 ID: 3152


Mario Draghi ha cambiato schema dopo l'invasione dell'Ucraina, e ora non pronuncerebbe l'infausta frase riservata a Erdogan. L'Italia è marginale nello scontro Europa-Putin ma almeno non sta dalla parte di Salvini. Zelensky parlerà in video ai parlamentari italiani e a Draghi.


Le ultime uscite pubbliche di Mario Draghi, che fossero conferenze stampa o dichiarazioni o interventi in Parlamento, lasciano intravedere un presidente del consiglio diverso da quello che appariva prima dell'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia di Putin.

 

Tecnocrate, arrogante, distante, calcolatore, cinico, insinuante il Draghi che un anno fa dichiarava, a proposito dell'umiliazione che il sultano turco Erdogan aveva riservato alla Von Der Leyen, "con questi dittatori, di cui però si ha bisogno per collaborare uno deve essere franco nell'esprimere le proprie diversità di opinioni, vedute, comportamenti, di visioni della società e deve essere anche pronto a collaborare ... a cooperare più che collaborare ... per assicurare gli interessi del proprio paese".

 

L'opinione di Draghi era una perfetta sintesi del pensiero dominante nelle cancellerie di tutta Europa, nei confronti dei vari "dittatori" o autocrati con cui si sono intrecciati affari cospicui, tutti improntati all'interesse immediato e poco lungimiranti.

 

Ce ne accorgiamo ora cosa abbia significato ignorare per anni, e soprattutto dopo lo schiaffo di Putin in Crimea nel 2014, le questioni relative alla dipendenza energetica da un paese come la Russia.

Cooperare, anche a costo di tapparsi gli occhi e il cervello, è stata la costante dei rapporti tra i leader europei, a prescindere dal partito di appartenenza, e il despota Putin.


Del quale già si conoscevano le inclinazioni paranoiche e i comportamenti omicidi. A Mariupol o a Kyiv Putin sta replicando il tragico copione di Grozny e di Aleppo.

 

Quello che all'epoca non ci ha fatto cogliere il pericolo futuro prossimo, facendo prevalere la "necessità di cooperare con i dittatori" è stato solo il "calcolo" degli interessi, la convenienza, anche quella in buona fede.

 

In fondo, hanno sempre pensato i politici e tecnocrati alla Mario Draghi, abbiamo tanto da guadagnare e poco da perdere, Putin non arriverà mai al punto di mettere a rischio i suoi interessi economici, Putin è cinico ma non scemo o pazzo.

....

 

Il Mario Draghi degli ultimi giorni è diverso da quello che in Parlamento si giustificò per non aver avuto ancora contatti con l'emergente eroe di Kyiv Volodymir Zelensky dicendo che il presidente ucraino non si era reso disponibile ad una sua telefonata.

Una frase infausta, gettata lì senza capirne le conseguenze, a cui Zelensky rispose che la prossima volta avrebbe fermato la guerra per rispondere alla telefonata di Draghi.

 

Un colpo durissimo per il "migliore" degli italiani e per l'immagine dell'Italia nel momento più importante e tragico della storia dalla seconda guerra mondiale in poi. Un appuntamento clamorosamente mancato, fallito, incompreso, da parte di Mario Draghi, che ha avuto ripercussioni anche sul ruolo dell'Italia nella crisi ucraina.


Forse l'ex banchiere del what ever it takes (quando si tratta di aiutare le banche) era ancora sotto gli effetti della partita persa per il Quirinale, forse si era distratto troppo nel cercare di rincorrere i Salvini e i Renzi e i Letta e i Grillo per accorgersi dell'asteroide proveniente dalla Russia di Putin.

Forse era anche lui convinto che la guerra in Ucraina, se mai ci fosse stata, sarebbe durata solo pochi giorni ...


Il Mario Draghi degli ultimi giorni mi sembra essere un uomo allo sbando, privo delle certezze che lo avevano accompagnato e accresciuto per decenni lungo le strade del potere.


Un uomo che improvvisamente ha scoperto quanto sia rischioso, anzi controproducente, collaborare anzi cooperare con i dittatori, soprattutto quelli il cui potere si regge sulla canna dei missili nucleari.

 

Da quando la tragedia ucraina ha iniziato a proiettare la sua lugubre ombra minacciosa sul resto del mondo e in particolare sulle società occidentali, le parole che Mario Draghi pronuncia, che si parli di covid-19 o di indipendenza energetica o di aiuti all'economia colpita dalle sanzioni, appaiono più faticose, incerte e umili, tradiscono un sentimento di sincera sofferenza per le sorti di milioni di ucraini che fuggono dall'orrore di Putin e preoccupazioni per la fragile economia italiana.

 

Il 22 marzo Zelensky parlerà in videoconferenza al Parlamento italiano.

Il "presidente eroe" da noi arriva quasi per ultimo, impegnato com'era a commuovere altre nazioni più importanti dell'Italia per i destini dell'Ucraina. Ripeterà e chiederà quello che ha già detto nelle precedenti occasioni. Ma con lo sfondo reso ancora più cupo e drammatico dalla tragica evoluzione dell'assedio di Mariupol.

 

Spero, anzi sono certo, che Mario Draghi, che interverrà subito dopo Zelensky, questa volta sarà all'altezza della situazione. Grazie anche all'involontario aiuto fornito dalle minacce del russo Paramonov all'Italia.

i.fan.


Key1: keywords: Invasione Ucraina, Putin, Zelensky, governo Draghi, sanzioni, Russia, Italia, Europa, Kyiv,

Date Created: 21/03/2022 09:46:29


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