Cosa hanno in comune un Presidente del Consiglio e un ministro della Transizione Ecologica, entrambi mai sottoposti alla scelta del voto popolare?
Entrambi si apprestano ad imporre ai cittadini italiani la scelta dell'energia nucleare, respinta due volte in passato - l'ultima nel 2011 - dal voto popolare referendario a larga maggioranza.
E' il metodo ormai preferito dalla politica italiana: insinuarsi, ammiccare, dire e negare e poi imporre le scelte decise da un capo di governo con maggioranza "bulgara" consenziente.
Nella primavera scorsa il "tecnico" Cingolani iniziò a far circolare l'idea del ritorno al nucleare "verde", con un'operazione di greenwashing che puntava a costruire centrali sicure, magari piccole, magari per produrre energia elettrica finalizzata a sua volta alla produzione di idrogeno, finalizzato a sua volta per produrre energia elettrica.
Impianti piccoli e sicuri, tanto sicuri da poterli piazzare vicino all'asilo nido dei nostri bambini, o vicino ad un ospedale, a fianco di un parco pubblico.
Sono passati alcuni mesi, il presidente francese Macron con ambizioni napoleoniche e centrali nucleari da dismettere e ricostruire si è incontrato almeno tre volte con Mario Draghi, capo di governo italiano con ambizioni presidenziali e senza centrali nucleari.
I due hanno stipulato un patto, ovviamente senza dirlo agli italiani, per spingere la Commissione Europea ad inserire l'energia nucleare tra le fonti rinnovabili, quindi finanziabili, del Green Deal europeo.
Se per Macron la scelta è comprensibile e naturale, avendo già il 70% dell'energia elettrica francese prodotta da centrali nucleari, (quasi tutte vecchie e insicure), non lo è affatto per Mario Draghi che nello stringere il patto nucleare ha calpestato la volontà elettorale dei cittadini italiani.
Lo ha fatto ovviamente a modo suo, senza clamore e con il solito metodo camaleontico, nascondersi per ammiccare, mandando avanti il maggiordomo Cingolani.
Ora sia Macron che Draghi raccolgono i frutti dei loro incontri e delle pressioni dell'industria nucleare.
La Commissione Europea ha inserito nella tassonomia europea delle fonti rinnovabili anche il nucleare e il gas naturale.
Un escamotage in perfetto stile Don't Look Up che accontenta la Francia con l'atomo e la Germania con il gas, e quindi anche l'Italia che di entrambe esegue i diktat.
Sul piano pratico ne beneficerà soprattutto la Francia che potrà utilizzare decine di miliardi di euro per "ammodernare" la sua industria nucleare (Areva) e le centrali obsolete scaricando sui contribuenti europei i costi e i rischi dello smantellamento degli impianti, trasporto e stoccaggio delle scorie.
L'Italia verrà ricompensata per aver appoggiato la scelta francese con una bolletta meno cara? Certamente ne beneficerà Mario Draghi, con l'intervento occulto dei "poteri forti" per spingerlo nella corsa al Quirinale. Macron a sua volta potrà contare su un fedele alleato/suddito per la sua corsa all'Eliseo.
Per i cittadini italiani che proprio in questi mesi pagheranno una bolletta energetica salatissima ci sarà la doppia beffa:
1) ingenti risorse economiche saranno sottratte alle fonti veramente rinnovabili e dirottate verso la famelica industria dell'energia atomica;
2) verrà calpestata la volontà espressa con i referendum e anni di lotte democratiche, per soddisfare le manie di potere che si insinuano dietro il profilo ambiguo di Mario Draghi.
Il colpo di mano dei francesi spalleggiati dal governo italiano è stato possibile anche grazie al silenzio dei movimenti ambientalisti e antinucleari sulla questione dell'energia atomica.
Pensavano di aver vinto definitivamente la battaglia nucleare 10 anni fa, molti si sono convertiti o fatti illudere dalla vocazione verde della tecnocrazia e della finanza in cerca di nuovi business.
Come se l'allarme sui cambiamenti climatici e sul riscaldamento globale sollecitato proprio dagli ambientalisti ( il blah blah blah di Greta Thumberg nei confronti dei boss della Terra) avesse messo in subordine il rischio rappresentato dalle centrali nucleari.
Fukushima è distante sia nel tempo che geograficamente, e ancora di più Chernobyl.
La religione dell'inesauribile progresso tecnologico assolve da sempre lo spauracchio dell'atomo, le scelte economiche che comporta, la gestione centralistica che prefigura.
Gli ingegneri dimostreranno che le centrali nucleari - big o small non fa differenza - sono in grado di smaltire in piena sicurezza i rifiuti tossici e non causano “nessun danno significativo” all’ambiente, così come richiesto dalla "tassonomia green" dei tecnocrati di Bruxelles.
Al resto ci pensano i vari ministri "ecologici" europei impegnati a fare greenwashing a tutte le ore.
A noi purtroppo è toccato uno dei peggiori, candidato all'Oscar del miglior "Don't Look Up".
aggiornamento: la Spagna dice NO al Nucleare di Macron e Draghi
La Spagna ha respinto la proposta della Commissione europea di includere nella tassonomia «verde» Ue l'energia nucleare e quella derivante dal gas naturale.
Secondo Madrid, si tratta di «un passo indietro» e «un segnale sbagliato» per i mercati finanziari.
Reagendo alla proposta di Bruxelles, che ieri ha annunciato una consultazione con gli esperti sulla questione, la vicepremier e ministro per la transizione ecologica e la sfida demografica, Teresa Ribera, ha sottolineato che «indipendentemente dal fatto che si possa continuare a investire nell'uno o nell'altro, riteniamo che non siano energie verdi o sostenibili».
«Non ha senso e manda segnali sbagliati per la transizione energetica europea nel suo complesso», ha sottolineato. Pur ammettendo che sia l'energia nucleare che il gas naturale hanno un ruolo da svolgere nella transizione, questo è «limitato nel tempo».